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Lorenzo Gaiani

Perseverare diabolicum

Per nulla scoraggiato dal coro di “no” e di ni” fin qui ricevuti il prof. Dario Antiseri, con cocciutaggine degna di miglior causa, è tornato alla carica sul “Corriere della sera” del 20 luglio rilanciando la sua proposta di partito di cattolici, con una punta di ulteriore aggressività nei confronti …

Cattolici: un gioco ad incastro

Piuttosto che tortuosi disegni ed elucubrazioni politicistiche bisognerebbe forse riprendere in mano gli insegnamenti degli antichi maestri per cercare di darvi nuovo contenuto alla luce dei bisogni dell’ora. Come dice un vecchio saggio del cattolicesimo italiano, don Vittorio Cristelli una possibile “Todi 2” richiede “un esame di coscienza e una conversione”, ricordando sempre “la concezione di Paolo VI per il quale da un’unica fede possono nascere opzioni politiche diverse, nessuna delle quali però può arrogarsi il diritto di parlare a nome dell’intera Chiesa”.

Con Dio e con gli uomini

E’ difficile inquadrare la figura umana e sacerdotale di don Luisito Bianchi, morto a 85 anni alla vigilia dell’Epifania, soprattutto perché fu lui a cercare in ogni modo di evitare di farsi inquadrare in un cliché qualsiasi, riuscendovi peraltro perfettamente.

Prima e dopo Todi

Il soggetto che nascerà, anche se si trattasse (per quanto improbabile) di un partito politico non potrà reclamare per sé la rappresentanza di tutti i cattolici. Perché, come ha scritto il filosofo cattolico Franco Totaro, il rischio sempre in agguato è quello del “guelfismo”, per cui chi sceglie di non seguire l’opzione “consigliata” si ritrova in una posizione “di serie B” rispetto a tutti gli altri.

Il lavoro che manca, il lavoro che uccide

La strage di lavoratrici a Barletta ci interroga a proposito di precarizzazione, di profitto, di attenuazione della prevenzione. E si tratta di questione politica, perché ha a che fare con il diritto alla vita e al lavoro, con la sicurezza e la dignità.

Una chance per la politica

La questione del diritto naturale ritorna nel pensiero ratzingeriano come una sorta di “filo rosso” per la discussione con le culture secolari mentre vi è una difficoltà sostanziale della politica oggi a dialogare con i saperi filosofici e storici.