Un nuovo umanesimo

E’ una Pasqua diversa, quella di quest’anno. La più strana da quella del 1945, vissuta sotto le ultime bombe della Seconda guerra mondiale. Oggi non siamo in guerra ma per molti versi c’è un clima che ce la ricorda, trovandoci alle prese con un nemico invisibile che si aggira un po’ovunque, costringendoci a cambiare i connotati del nostro vivere.

Settantacinque anni fa era stato l’uomo ad infiammare il mondo, oggi c’è qualcosa di indipendente dalla volontà umana: un piccolo virus che contagia tutti, che non conosce frontiere e che ovunque nel mondo provoca gli stessi drammi e le stesse paure. Sono gli stessi anche i rimedi adottati, a cominciare da quello più antico: l’isolamento.

E’ una prova inattesa dalla quale certamente usciremo – perché a questo mondo, alla fine, tutto passa – ma che ci segnerà per sempre. Soprattutto i più giovani, innaturalmente privati di quei contatti e di quei legami congegnali all’età che stanno vivendo, usciranno da questa prova con una maggior consapevolezza, su se stessi e sugli altri, che li accompagnerà per l’intera esistenza. Per tutti è comunque chiaro che ci sarà, per sempre, un “prima” e un “dopo”; soprattutto per chi ha perso qualcuno dei suoi cari. Non saremo più gli stessi perchè il mondo che ci circonda sarà diverso e perchè abbiamo fatto alcune difficili esperienze direttamente sulla nostra pelle.

Molte le riflessioni che possono aprirsi. Densa di significati è l’attesa, da parte del mondo intero, di un vaccino che permetta di curarci e di prevenire il contagio. Questo infonde fiducia, come è ovvio, nella ricerca scientifica, in quella scienza troppe volte sbeffeggiata da quei movimenti pseudo libertari che propugnavano le teorie no-vax. Come sempre, i fatti si stanno incaricando di cancellare queste ubbie prive di consistenza.

Un secondo aspetto cui soffermarsi è l’aver visto andare in frantumi quell’esasperato individualismo che, aveva trovato il suo credo nell’esaltazione del libero mercato e nell’indebolimento delle protezioni sociali. Certo, l’iniziativa privata resta un motore dello sviluppo economico ma nei momenti di emergenza, senza un forte intervento solidaristico, che solo la mano pubblica può dare, abbiamo toccato con mano che le cose non reggono. E allora bisognerà rivalutare il ruolo dello Stato nella sanità, nella scuola, in diversi settori strategici,

Sullo sfondo, ed è il terzo aspetto cui pensare, si colloca la grande partita dello sviluppo sostenibile poiché stanno emergendo non poche correlazioni tra il diffondersi del virus e la tremenda miscela di inquinamento atmosferico e di riscaldamento globale. Occorre cambiare il nostro rapporto con il mondo che ci circonda, soprattutto partendo da uno stile di vita più rispettoso dell’ambiente e in grado di meglio custodire quelle risorse naturali che sono bene comune dell’umanità. Siamo in definitiva chiamati ad un modo più solidale di vivere perché le sfide che abbiamo davanti si possono affrontare solo tutti insieme. E’ davvero giunto il tempo – come ci dice la Laudato si’ – di un nuovo umanesimo. Forse questa Santa Pasqua, così insolita, può aiutarci tutti – credenti e non credenti – a riflettere sul nostro comune destino.

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