Le banche locali per il rilancio dello sviluppo sostenibile al tempo del Covid-19
La recente (purtroppo tardiva) presa di coscienza globale sui cambiamenti climatici chiama tutti a una comune ricerca di uno sviluppo sostenibile, capace di considerare le tre dimensioni indicate da Agenda 2030: economica, sociale e ambientale.
Una sfida immane ma inevitabile che diventa ancora più ardua in periodo di emergenza Covid-19 e nella conseguente crisi economica. Per affrontarla e vincerla è necessario partire dai territori e, dunque, dal coinvolgimento delle comunità locali intese come persone, istituzioni e imprese. A queste però voglio aggiungere le banche: pure loro strategiche per finanziare il passaggio a un’economia davvero sostenibile.
Il ricorso al credito e la sua disponibilità di erogazione è centrale, ma parlando di comunità locali l’attenzione va alle banche di territorio. Se ciò era vero in tempi cosiddetti ordinari, lo è ancor più nel momento straordinario che stiamo attraversando: l’emergenza Covid-19.
L’attenzione politica e mediatica risulta tutta centrata sull’attuazione di politiche monetarie straordinarie, sulla concessione di contributi a fondo perduto, sul nuovo piano di quantitative easing, sul debito pubblico. Giusto, ma non esaustivo. Questa mia riflessione intende accendere una luce anche sulla necessità di favorire l’erogazione del credito a sostegno della ripresa economica liberando il sistema del credito cooperativo da vincoli restrittivi e sproporzionati: limiti, ecco il punto, causati anche da una classificazione impropria per banche di territorio.
Le attuali normative di settore, infatti, rischiano di mettere un ingiustificato freno all’erogazione del credito da parte delle banche locali, costrette come sono a limitare il loro sostegno al territorio di appartenenza (meno sportelli, meno credito, ecc.) perché obbligate a seguire regole rigide oggi non congrue alla reale situazione.
Nella fase storica attuale non possiamo restare inermi davanti a una circostanza che si potrebbe definire “burocratica” e che rischia di far perdere i fondamentali della stessa mutualità bancaria. Il rischio, paradossale per chi conosce la storia di questa cooperazione bancaria, sta nell’obbligare le “banchine”, in modo certo progressivo, a disimpegnarsi dai territori dove operano: territori che non riguardano certo i distretti finanziari delle metropoli, ma le città medie e spesso anche le aree definite disagiate e marginali.
Il sistema del Credito cooperativo, con la recente legge di riforma del 2016 (la nascita dei gruppi bancari cooperativi) e in contemporanea con la crescita dimensionale diffusa (attraverso aggregazioni e non facili fusioni), ha testimoniato una linea di condotta virtuosa e accettato la sfida del rinnovamento. Ma ha anche confermato il ruolo, essenziale, di banche di territorio a mutualità prevalente.
Si tratta di un patrimonio comune che il Parlamento italiano e le istituzioni europee, con uno sforzo di coesione e unità d’intenti, devono salvaguardare per aiutare la ripresa e lo sviluppo sostenibile dei territori.
E’ quindi necessario raccogliere l’appello per regole adeguate e proporzionali affinché il rinnovato sistema bancario cooperativo – in contemporanea ai grandi istituti bancari, che hanno una missione parallela e diversa – possa sostenere adeguatamente le famiglie, gli artigiani, i commercianti, gli agricoltori, le pmi nelle rispettive comunità. E’ di tutto questo, a causa del maledetto Covid-19, che abbiamo riscoperto la necessità e l’importanza per l’intera comunità nazionale.
Nel nostro recente passato, soprattutto nei momenti più difficili, la presenza delle Casse Rurali e, poi, delle Banche di Credito Cooperativo è stata decisiva. Oggi, in condizioni certo diverse, quella “lezione” può ancora tornare utile. Il futuro, sostenibile e locale, passa anche dalla rinnovata possibilità, per tali cooperative, di sostenere e finanziare adeguatamente quella piccola, operosa e creativa Italia che tanto ci piace e che il mondo intero ammira.
Nello sforzo comune per costruire un Paese differente, capace di ripartire su basi nuove, il Credito Cooperativo ha tutte le carte in regola per dare una mano nella costruzione dell’impresa. Impresa Difficile, ma obbligata.
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