Draghi misura l’inadeguatezza della politica

Occorrono uomini coraggiosi e liberi per la ricostruzione

Se i capi non sanno andare oltre se stessi, ai recinti e tifosi, all’immediato tornaconto elettorale, non sono leader.


L’enorme plauso tributato a Mario Draghi e al Presidente della Repubblica per l’alta scelta, apre aspettative e grandi speranze ma al contempo svela impietosamente il basso livello politico raggiunto. Ammirati dal suo prestigioso curriculum, misuriamo lo scarto tra quello che sarebbe necessario e l’insufficienza di quello che c’è in parlamento, salvo ovviamente eccezioni e diversi livelli di giudizio perché sarebbe ingiusto far di tutta l’erba uno sfascio. Certo è un fuoriclasse con meriti acquisiti in altri ambiti ma è inevitabile constatare la mediocrità in cui complessivamente siamo precipitati spinti dai populismi e personalismi.

Vien da rimpiangere la prima parte della Repubblica fatta di uomini temprati, preparati e raffinati nell’arte della gestione dei processi storici, sociali, economici e politici. Peraltro, le approfondite analisi di Aldo Moro (ad esempio) oggi avrebbero poca audience essendo la politica alla mercé del bieco social marketing. Se i partiti (che sono parte) non servono per governare il tutto nelle situazioni di emergenza, non servono. Se i capi non sanno andare oltre se stessi, ai recinti e tifosi, all’immediato tornaconto elettorale, non sono leader. Con rammarico oggi constatiamo la pochezza dei vertici di diversi partiti che lucrando consenso parlando alle pance e seminando insensatezze, hanno avvelenato il clima sociale. Anzi la sapienza è stata ridicolizzata. Questa mediocrazia che ha pervaso la società chiama in causa le responsabilità di tutte le categorie. È un grave problema morale ed educativo.

E tremano le vene dei polsi al pensare che all’inizio del prossimo anno, questo parlamento sarà chiamato ad eleggere il nuovo capo dello stato. Ruolo delicatissimo e ultimo argine alla becera deriva in corso. Se non vi sarà una scelta di alto profilo, sarà lo sfacelo della Repubblica. Tutti i soggetti qualificati del paese devono chiedere agli attuali protagonisti politici di cambiare e o a favorire la nascita di nuove proposte. Abbiamo bisogno di programmi umanamente, fondati, proposte ancorate al corso europeo con persone autenticamente popolari, colte, esperte, coraggiose e generose.
E in particolare grazie all’innovativo magistero di Papa Francesco, il mondo cattolico, potrebbe esercitare un ruolo di stimolo spirituale e culturale per la rigenerazione della politica carente di pensieri nuovi e forti. Lo stile e istruzione di Mario Draghi formatosi alla scuola dei gesuiti e del famoso economista Federico Caffè, possono essere utili tracce d’esempio. Se c’è un’ispirazione si coglie in primis nell’essere e nell’agire, non nel proclamare. Egli ha elaborato nel tempo una lettura della società contemporanea, dei problemi che la affliggono e degli strumenti per migliorarla anche ispirata dalla dottrina sociale della Chiesa. Ogni paese ha il governo che si merita dice un detto, donde dobbiamo scegliere cosa vogliamo essere. Questo big bang può essere anche un’opportunità. Eredi di un patrimonio storico di buoni riferimenti, di arti e bellezze uniche, non possiamo più rappresentarci con cotanta pochezza. C’è desiderio di onore con coraggiosi pronti al servizio ? Il tempo stringe perché il dopo Draghi non è lontano, e l’Italia chiama.

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