Cattolici e politica: più mirati agli obiettivi che non a una storia da rivendicare

Per l’Italia la situazione continua ad essere grave anche se non seria come diceva con dolente ironia Ennio Flaiano. Siamo ancora in piena pandemia, il piano vaccinale procede a rilento e si sgretola il contesto politico. I drammi della storia misurano le stature degli uomini, e purtroppo non siamo messi bene. La speranza è appesa alle qualità del capo dello Stato e di Mario Draghi neo presidente del consiglio di un governo di unita’ nazionale per traguardare la crisi.

I partiti personali, i leaderismi, i populismi e sovranismi vellicando le pance e affetti da bulimia mediatica, stanno facendo gravi danni. Pochi cercano soluzioni costruttive, tanti le colpe. “Gli stolti disprezzano sapienza e istruzione” (Proverbi 1,6). E in questa decomposizione continua a tornare la vexata quaestio della presenza politica dei cattolici . E se continua a rivenire vuol dire che la necessità v’è. Si avverte la mancanza di quella solida esperienza, culturale e politica che ha guidato, seppur non da sola, la ricostruzione del paese assicurando una sapiente gestione del potere di governo con una classe dirigente esperta e competente. Ancor più si avverte che se negli anni ’60 si sosteneva che Dio era morto, oggi è “l’uomo” che sta perendo. La potenza tecnoeconomica sta disumanizzando la società. Periodicamente quindi si rilanciano in varie salse progetti neo Dc che tuttavia si risolvono ben presto per mancanza di consensi. Ripetere le storie è improbabile, il rischio evidente è di apparire vetusti e velleitari in una società profondamente cambiata, invecchiata, secolarizzata ove il solo richiamo alla tradizione cattolica inevitabilmente coglie poco interesse. La storia passata è una patrimonio ma può essere anche un ingombrante fardello se nuove proposte partono da premesse di cui le nuove generazioni hanno ben poca memoria.

Ma seppure minoritari non è affatto detto che poche determinate persone coraggiosamente ispirate da spirito profetico e competenti, possano catturare interesse, centrando le aspettative della società. Riuscendo magari a tradurre in progetto politico il magistero di Papa Francesco, con particolare riferimento alla attualità dell’enciclica Laudato Si’. Centralità della persona (che è il diritto come diceva Antonio Rosmini), del lavoro (tanto e stabile per i giovani) e dell’ambiente (sviluppo sostenibile) in un quadro europeo solidale. L’uomo e la terra vanno curati, non posseduti. L’economia civile è la nuova via per riscrivere la nostra storia verso un nuovo umanesimo. Questi sono i pilastri per proposte innovative più mirate agli obiettivi da conseguire che non a una storia da rivendicare. “Non siamo chiamati a pensare ad un futuro come ritorno, ma ad un ritorno al futuro” diceva Mino Martinazzoli . Della storia di Sturzo dobbiamo ricordare la lezione che la politica scaturisce stando in mezzo alla gente e che è il programma a determinare il successo della proposta. Sono le citta’ la dimensione primaria dell’azione politica come indicava Giorgio La Pira. Padre Francesco Occhetta recentemente ha spiegato che il “centro” non è un luogo, ma una cultura e metodo. Lo spazio politico potenziale è enorme ma occorre la freschezza di un progetto popolare ben focalizzato e seminato. È la chiarezza delle finalità che consente di superare gli steccati tra credenti e non credenti. Occorre essere più sale e pepe, e questo vale sia per chi vuole rinnovare l’esistente, sia per chi voglia audacemente proporre novità.

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