Grillo e Conte, inizia un’altra partita
Non sono da escludere scenari inediti
Le stupefacenti visioni di Beppe Grillo usualmente finiscono con una elevata sintesi di un bel “vaffa”. Oggi a farne le spese è Giuseppe Conte reo di aver immaginato un nuovo movimento con un Grillo meno parlante. E così il leader massimo si rimangia tutto, divora il figlio ribelle e torna all’antico riprendendo addirittura il sodalizio con Casaleggio. Il M5S è frastornato fuori e dentro il palazzo ove sono parecchie le voci di dissenso verso il fondatore . Uno sciame impazzito che certamente crea inquietudini per la governabilità del paese tenuto conto che comunque sono il partito più consistente in parlamento. La prossima elezione del Presidente della Repubblica appare ancor piu’ un terno al lotto.
L’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte oggi appare solo, ma da domani inizia un’altra partita ove tutto è possibile. In parlamento e nel paese vi sono tanti piccoli “eserciti” in cerca di un leader aggregatore. Le lacerazioni nel movimento grillino potrebbero portare a importanti divisioni e tanti sono inoltre i parlamentari del gruppo misto alla ricerca di un futuro. Non è quindi detto che a breve Conte non si ritrovi a capeggiare un gruppo diventando quindi nuovamente interlocutore dei partiti e del governo. In giro per il paese sono tanti i gruppi-circoli orfani di storie e diaspore figlie dei tanti turbolenti continui rimescolamenti politici. Insomma continuiamo a ritrovarci in una fase di transizione che assomiglia vagamente a quella del quattrocento D.C. ove, con la caduta del Sacro Romano Impero di Occidente, la storia entrò in una lunga fase (Alto Medioevo fino all’avvento dell’impero carolingio) definita di secoli bui e fatta di continue etnogenesi, cioè di aggregazioni e disgregazioni di tribù romano-barbariche alla ricerca di una identità culturale-militare e politica, che andarono a contendersi l’Italia e di gran parte dell’Europa dando vita a tanti piccoli regni.
Vari sondaggi dicono che il movimento continua a perdere consensi mentre Pd, Lega e FdI sostanzialmente si equivalgono con la differenza che l’aggregazione di destra (se regge) sulla carta è in vantaggio. Ma soprattutto rivelano che gli indecisi e astenuti sono oggi il partito più grande. Ora l’urgenza e l’interesse di tutti dovrebbe comunque essere di garantire al paese l’uscita dalla crisi acuta e rilanciare la malconcia economia. Dobbiamo rispettare l’agenda degli impegni di riforme assunti in Europa per avere i cospicui fondi del PNRR. E dobbiamo riuscire ad eleggere il nuovo capo dello stato evitando laceranti stalli che metterebbero a rischio la tenuta del paese e la sua credibilità. Per la disfida politica volta al dopo Draghi del domani non v’è alcuna certezza, tutto è possibile e si vedrà.
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