Ucraina, non ha alternative la via del dialogo e del compromesso Est – Ovest
Proponiamo un’analisi che aiuta a capire l’enorme posta in gioco nella crisi ucraina, tratta dalla rivista francese Marianne, di Jack Dion (nostra traduzione dal testo originale francese).
La prima parola che viene in mente quando pensiamo all’Ucraina è : basta! Basta spargimenti di sangue. Basta repressione da un potere che sembra considerare che i carri armati possano sostituire il dialogo. Basta cieche provocazioni da entrambe le parti. Da questo punto di vista, l’Europa ha il diritto di chiedere conto al presidente Yanukovich, le Nazioni Unite a chiedere il ritorno alla calma e insieme a sostenere la solidarietà . Ma purché non si guardi a Kiev con occhiali deformanti.
Ora, a leggere ciò che si scrive sull’Ucraina, tutto appare semplice, troppo semplice . Ci sono i Buoni che animano la rivolta , i “filo-europei “, tutti necessariamente motivati da una fiamma eterna democratica, e ci sono di contro i Cattivi, sostenitori del presidente Yanukovich, sospettati di essere burattini di Putin, considerato come l’incarnazione del diavolo. Così va l’informazione binaria e manichea, degna di un racconto a fumetti. La realtà, come sempre, è più complessa.
Che il presidente Yanukovich – che, tuttavia, va ricordato, è stato eletto – sia un burocrate corrotto , non c’è dubbio. Come il resto delle élite al potere, ha approfittato della caduta dell’URSS per diventare uno dei nuovi ricchi che nell’ Est sono spuntati come funghi. Si potrebbe anche dire lo stesso dei suoi predecessori, Viktor Yushchenko e Yulia Timotchenko che hanno animato la “rivoluzione arancione” del 2004 . L’Occidente li idealizzava mentre erano manipolati sottobanco dagli oligarchi e da loro compari.
È questo saccheggio in piena regola che ha messo il paese a ferro e fuoco e ha portato il presidente Yanukovich a rivolgersi all’UE per chiedere aiuto. In risposta, gli è stato offerto un percorso economico e sociale simile a quello per la Grecia. Di fronte a questa provocazione, ha chiesto l’aiuto finanziario di Putin, felicissimo di approfittarne per mantenere l’Ucraina nella sua orbita . Di chi la colpa?
Ma tra coloro che giustamente criticano il regime in piazza a Kiev oggi, non ci sono solo gli eredi slavi della Comune di Parigi. A fianco di cittadini coraggiosi e disarmati, ci sono anche gli estremisti di destra [del partito neonazista e razzista Svoboda, ndr] che farebbero passare per dolci sognatori i manifestanti contro il “matrimonio per tutti”, ci sono degli animi riscaldati dall’odio anti-russo, dei veri e propri antisemiti, estremisti pronti a far scoppiare un Paese storicamente diviso tra il suo attaccamento per l’Occidente e le sue radici slave.
Questo strano schieramento era stato mobilitato da degli strateghi addestrati durante la Guerra Fredda. Questi ultimi hanno voluto fare dell’Ucraina una testa di ponte contro la Russia, dapprima spingendola a tappe forzate verso l’Unione europea , e poi sognando di farne un nuovo pezzo della NATO, l’organizzazione militare di cui ci si domanda in nome di che cosa continua a esistere da quando l’URSS è morta e sepolta.
In questo contesto esplosivo, è importante mantenere la testa sulle spalle e non eccedere. Perché se l’Ucraina va a brandelli, tutta l’Europa ne subirà le conseguenze.
L’unica via che può permettere di uscire dalla contrapposizione di piazza Maidan è quella del dialogo e del compromesso. Questo vale per tutte le forze in gioco. L’Europa può svolgere un ruolo positivo per far tornare indietro il potere dalle sue leggi repressive, per facilitare la ricerca di un accordo minimo prima delle inevitabili elezioni anticipate, e per non fare della Russia un eterno nemico.
Qualsiasi altra soluzione potrebbe trasformare Kiev in una polveriera nel cuore del vecchio continente, senza che nessuno possa immaginare gli effetti collaterali.
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