Prodi: l’Europa ripari il ponte fragile dell’Ucraina prima che crolli

L’analisi di Romano Prodi sulla crisi ucraina in un suo articolo pubblicato sul  New York Times del 20 febbraio scorso, reso ancor più attuale dagli ultimi sviluppi della situazione (nostra traduzione dal testo originale inglese).

L’Ucraina è nel bel mezzo di una violenta crisi politica (…). Quello che era iniziato nel mese di novembre come una serie di proteste pacifiche in favore di legami più stretti con l’Unione Europea e una maggiore autonomia dall’influenza della Russia si è trasformato in un incendio. Per salvare l’Ucraina tanto il governo quanto l’opposizione devono fare la difficile ma necessaria scelta di scendere a compromessi e riconciliarsi. I leader europei dovrebbero pianificare colloqui con il presidente russo Vladimir Putin e i suoi alti funzionari, per trovare una soluzione temporanea allo spargimento di sangue e un piano a più lungo termine che consenta agli ucraini di determinare il proprio destino politico in modo pacifico e democratico.

Ma l’Occidente deve mettere in chiaro a Mosca che l’Ucraina – ponte tra Est e Ovest – non deve essere oggetto di giochi geopolitici (…). L’ingerenza russa negli affari interni dell’Ucraina non deve essere tollerata.(…) Non vi può essere né perdono né indulgenza per coloro che hanno provocato violenza e morte, siano essi teppisti di strada o nazionalisti mal diretti. Molti o addirittura la maggior parte dei manifestanti sono sinceri e vogliono un’Ucraina tranquilla, stabile e democratica. Ma c’è anche una fazione violenta, che occupa gli edifici governativi e attacca i poliziotti con pistole e esplosivi. Essa comprende gruppi nazionalisti di estrema destra come il Settore destro, un nuovo movimento estremista, e Svoboda, un gruppo apertamente antisemita che è attualmente il terzo più grande partito di opposizione del paese. Mentre un legittimo dissenso è essenziale per la democrazia, attacchi violenti non hanno posto nel dialogo politico. I leader del movimento di opposizione dell’Ucraina e i manifestanti pacifici in Piazza dell’Indipendenza dovrebbero con forza e in modo inequivocabile ripudiare questi estremisti violenti e le loro tattiche. I radicali devono essere portati davanti alla giustizia. (…) I leader europei devono incoraggiare questo progresso ed evitare la comparsa di interferenze, che incoraggerebbero solo ulteriori divisioni.

Qualcuno nell’Unione Europea ha perso di vista la verità fondamentale che abbiamo bisogno dell’Ucraina quanto Ucraina ha bisogno di noi. Dobbiamo ricostruire la fiducia e riavviare il movimento verso l’integrazione dell’Ucraina nel resto d’Europa. Come presidente della Commissione Europea, un decennio fa, ho gestito il più grande singolo allargamento dell’Unione Europea della sua storia, con l’inserimento di sette ex membri del blocco orientale. L’Europa ha più che mai bisogno dell’Ucraina come ponte con la Russia. Nei giorni scorsi, i colloqui tra le due parti hanno solo prodotto malafede. La sfiducia è cresciuta costantemente: Mosca vede la diplomazia dell’Europa come costruzione dell’impero in tutto tranne che nel nome, mentre Bruxelles vede una Russia attenta e determinata a ricreare un passato imperiale.

L’Ucraina, questo ponte fragile e vitale, è in pericolo di crollo. Minacciare sanzioni, tollerare la violenza degli estremisti e ignorare i problemi finanziari dell’Ucraina – come alcuni leader europei sembrano fare – non fa altro che accelerare la distruzione di questo ponte che invece noi dovremmo sostenere e riparare. L’Europa non dovrebbe accettare le interferenze della Russia negli affari dell’Ucraina, ma anche non può stare a guardare come la crisi infuria a Kiev. L’Unione Europea dovrebbe coinvolgere nuovamente Putin ed evidenziare che tutte le parti hanno tutto da perdere e nulla da guadagnare, da ulteriori violenze.

Romano Prodi

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