25 Aprile: festa di tutti gli italiani
Il 25 Aprile, giornata della Liberazione dell’Italia dal nazismo, è la festa di tutti gli italiani. Su questo non ci sono dubbi. E’ come il 14 luglio per la Francia o il 4 luglio per gli Stati Uniti, il giorno in cui la nazione si ritrova tutta insieme, al di là delle molteplici e legittime differenze e diversità che rendono bella e vivace la nostra convivenza civile.
Quel giorno di primavera del 1945 vi fu, infatti, l’insurrezione nazionale contro l’invasore germanico che da due anni occupava larga parte del nostro Paese e che aveva addirittura annesso sotto il suo diretto dominio il Trentino, l’Alto Adige e la Venezia Giulia. Ovviamente in quel momento la vittoria alleata da tempo non era in discussione; non è certo, dunque, sul piano militare che va collocata e valutata la Liberazione. Essa è però l’emblema di uno scatto per la propria libertà e per la propria dignità calpestate dall’occupante nazista e qui non merita neppure alcuna menzione il penoso ruolo giocato dal fascismo di Salò, semplice sgherro del nemico e dell’occupante.
Diciamolo pure con franchezza, e anche con la necessaria crudezza: chi non si riconosce nella Liberazione dell’Italia dal nazismo è come se, per molti versi, fosse estraneo alla comunità nazionale. E d’altronde come considerare tutti quei gruppi estremistici, come Forza nuova e simili, che invece di schierarsi dalla parte degli italiani sostengono gli occupanti stranieri che li perseguitavano? Senza probabilmente neanche rendersene conto (data la loro totale ignoranza della storia), costoro si collocano infatti dalla parte delle Ss che, a Boves, a Marzabotto e in mille altri luoghi della nostra penisola, hanno ucciso a sangue freddo donne, vecchi e bambini.
La Resistenza contro il nazismo è stata una dei pochi momenti veramente corali della nostra storia. Perché non è affatto vero come ha detto una certa sinistra per troppi decenni che la Liberazione e il 25 Aprile fossero un suo appannaggio. Anzi, questo maldestro tentativo di appropriarsi della storia ha reso facile l’accusa di chi, per altrettanti decenni, ha parlato di questa giornata come di una festa di parte. Non fu così. Basta studiare la storia. E sarebbe bene che i rappresentanti delle istituzioni, ministri in testa, a qualsiasi partito appartengano, la studiassero, anziché proferire parole a vanvera sulle vicende della loro patria o immaginare, addirittura, di farla scomparire dai programmi di scuola.
Approfondendo i fatti sarebbe finalmente chiaro a tutti che nella Resistenza, assieme ad una cospicua e valorosa presenza social-comunista, vi fu un’altrettanta notevole partecipazione di cattolici, liberali e monarchici. Altro che lotta tra “rossi” e “neri”, come afferma oggi qualcuno dando per sorpassato – assieme al retaggio delle due ideologie novecentesche verso cui non abbiamo alcuna nostalgia – anche il senso stesso della nostra Liberazione nazionale come commistione di forze ideali diverse, unite però da un solo anelito di libertà per il proprio Paese.
La lotta di Liberazione fu qualcosa di grande, al di là del numero di quanti realmente vi presero parte, perché da lì iniziò il nostro cammino verso la libertà e verso la democrazia. Un percorso che venne poi sancito dalla Costituzione che ancor oggi rappresenta l’insostituibile base della nostra convivenza umana, civile e democratica. I suoi principi fondanti ci parlano da sempre di un’Italia nuova, libera, aperta al mondo: uguaglianza di tutte le persone di fronte dalla legge senza discriminazione alcuna; centralità del lavoro come base materiale e morale della nostra società; ripudio della guerra come strumento per definire le controversie internazionali. Cardini decisivi che hanno le proprie radici nel 25 Aprile, che per questo è la festa di tutti gli italiani.
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