Europa verde, la vera sfida

Qualche manciata di ore ci separa dalle prossime elezioni europee: un appuntamento che, ogni cinque anni, ci accompagna ormai da un quarantennio. Tornate elettorali, in genere, prive di particolare rilievo, salvo, forse, quella del 10 giugno 1979, la prima volta che si votò per l’Europarlamento a suffragio universale.

Nella contesa di quest’anno le cose sono però diverse e c’è davvero in gioco qualcosa di più. Per molti versi è in ballo, senza tema di esagerazione, la sopravvivenza stessa del processo di integrazione europeo. La sfida tra europeisti e sovranisti è esattamente di questa portata. Uno spartiacque che, a noi italiani, potrebbe far tornare in mente, la famosa, e decisiva, prova elettorale del 18 aprile 1948. Allora, di fronte alla minaccia del totalitarismo comunista, la Dc seppe proporre agli italiani un chiaro progetto politico fondato sulla libertà e la democrazia. Oggi invece, dinanzi all’onda sovranista che minaccia di far deragliare il treno europeo, le forze europeiste – popolari, socialisti, liberali e verdi – paiono incapaci di offrire agli elettori una proposta di ampio respiro per restituire vitalità al progetto di unificazione.

Viene solo agitato lo spettro sovranista, portatore di tutti i mali possibili; il che è vero, poiché l’avvento – difficile ma non del tutto improbabile – di una maggioranza nazionalista potrebbe bloccare forse irrimediabilmente il cammino verso l’unità politica del vecchio continente. Però questo non può bastare.

Per battere il sovranismo occorre mettere in campo un grande obiettivo, come fu la pace tra le nazioni europee, nei primi anni Cinquanta, grazie all’intuizione dei grandi leader democratico-cristiani. Si tratta di fissare qualche nuovo ambizioso traguardo da raggiungere tutti insieme. Qualcosa di più emblematico del conseguimento di una fiscalità comune o del governo dei flussi migratori: obiettivi indispensabili e, purtroppo, nient’affatto scontati, ma al tempo stesso da classificarsi più tra gli strumenti che tra le finalità ultime del nostro stare insieme.

A conti fatti c’è un solo traguardo, che parla davvero del nostro futuro ed è la sfida ambientale. Una grandiosa sfida – il cui orizzonte umano è stato ben evidenziato da Papa Francesco nella Laudato Si’ – che deve vedere l’Europa in prima fila. Del resto, dove, se non da qui – dove più forte che altrove nel mondo è il rispetto dei diritti della persona – può partire la formidabile avventura dello sviluppo sostenibile? Un cammino scandito dalla definitiva uscita dal carbon fossile e dal consolidarsi, altrettanto definitivo, delle energie rinnovabili. Un modello economico basato su un’agricoltura ecologica, sulla riqualificazione del territorio, sull’uso responsabile delle risorse idriche, sul riciclo dei rifiuti, su un sistema di trasporti rispettoso dell’ambiente. Un percorso virtuoso di ricerca e di investimenti, pubblici e privati, con ricadute in tutti i settori e tale da creare milioni di posti di lavoro. Come accadde con la corsa verso la Luna negli anni Sessanta.

Ovvio che una svolta del genere, per gli sforzi economici e finanziari richiesti, potrà venir condotta soltanto a livello sovranazionale. E nessun dubbio che, intraprendere il cammino dell’ ”economia verde”, superando le tristi barriere del nazionalismo, significherà far appassionare le giovani generazioni alla costruzione europea. A quell’unificazione dell’Europa che, pur tra mille ostacoli, resta la più bella prospettiva del nostro tempo.

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