SOLIDARIETA’ DELL’AMCI AL PERSONALE MEDICO DEL SAN PAOLO DI MILANO
La sezione di Milano dell’AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani) ha espresso solidarietà al personale medico dell’Ospedale San Paolo di Milano in merito alla vicenda di un immigrato irregolare (di quelli definiti “clandestini”) a cui sono state prestate cure, senza ottemperare alla norma che prevede la “denuncia” della persona coinvolta. Pubblichiamo il comunicato, condividendone appieno i contenuti.
Con grande dispiacere verrebbe da dire “ci risiamo”. A distanza di poco più di un anno dalla precedente nostra presa di posizione dobbiamo ribadire il nostro fermo no a diventare delatori ed esprimiamo la nostra forte contrarietà alla denuncia dei clandestini che si presentano negli ambulatori o negli ospedali per chiedere assistenza sanitaria. Il medico – lo avevamo già detto e lo ribadiamo oggi – non chiede passaporti o patenti; non ha compiti di polizia. Il suo compito è curare chiunque abbia una necessità. L’ha solennemente affermato nel gennaio 1987 la Conferenza Internazionale degli Ordini Medici: (compito del medico) “….è la difesa della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della vita e della dignità nella persona umana senza discriminazione di età, di razza, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, d’ideologia politica e di qualsiasi altra natura in tempo di pace come in tempo di guerra”.
Ci sembra, poi, assurdo che possa pendere la minaccia di una denuncia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per il personale medico dell’Ospedale San Paolo di Milano quando è tuttora in vigore una circolare del Ministero dell’Interno del novembre 2009 nella quale è previsto il divieto per il medico di segnalare lo straniero irregolare che chiede prestazioni sanitarie.
Ai colleghi dell’ospedale San Paolo di Milano va la nostra solidarietà, forti della guida chiara ed illuminante del Cardinale Dionigi Tettamanzi: le sue parole, i suoi richiami, i suoi moniti sull’accoglienza non possono cadere invano e per noi sono un invito alla testimonianza quotidiana nel nostro agire.
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