Cattolici, storia di un dibattito tra politica, irrilevanza e scialuppe di salvataggio Terza parte: un orizzonte ondivago
Verso un nuovo voto e la solita centralità dei destini personali
Nel mentre che il dibattito nell’orto dei vari gruppi, sottogruppi cattolici e tra vari personaggi di varie, e a volte tante, stagioni procede come una liturgia di cui, spesso, se ne è perso il senso con un linguaggio un po paludato, da adepti, il governo scricchiola ampiamente dopo il cambio di forza elettorale al suo interno tanto da far iniziare ad ipotizzare possibili elezioni anticipate di fronte ad una sua crisi: l’azione di governo è incerta e pasticciata. Addirittura Panebianco in un suo editoriale sul “Corriere della Sera” rilancia la necessità di un centro per il sistema politico italiano, pur guardandolo dalla parte dell’alta borghesia che non prende in considerazione la cultura politica dei cattolici. E il dibattito nell’orticello? C’è un nuovo spostamento di orizzonte, i rumors di elezioni anticipate portano a ritornare indietro e a costruire processi di nobilizzazione di quelle che altrimenti definiremmo accozzaglie riprendendo storie effimere come quella della Margherita: 2.0? 4.0? C’è inoltre lo spazio vuoto lasciato dall’ autoconsunzione di Forza Italia che non può non essere preso in considerazione per un anti-berlusconismo ormai superato dalla storia che per molti rimane lì come un totem pari a quello dell’anti-comunismo! Chissà… sembra, però, di sentire lo scricchiolio di tante scialuppe di salvataggio pronte a prendere il largo nella speranza di essere raccolte da qualcuno.
Sommarie conclusioni
Qui si pongono dei dubbi: l’orizzonte porta ad una costruzione ancillare riimmersa nel finito bipolarismo senza dignità per una cultura politica? Alla luce di alcuni interventi la strada rischia di essere la convergenza con Più Europa di Emma Bonino o l’atto di sottomissione alla Lega? Anche stavolta non possumus? Abbandoniamo il campo del confronto tra identità per essere mera, scarsa, truppa di qualcuno? Perchè invece di avere lo sguardo tutto distorto dalle lenti elettoralistiche (e politicistiche) non si prova a fare memoria del monito di Aldo Moro dopo una grande sconfitta referendaria, cioè prima di pensare al ritorno nei Palazzi ritornare ad animare le comunità, a rimettersi in gioco in mezzo ai giovani, dove si può sanare la frattura tra cattolici ricostruendo una reale rappresentanza e rappresentatività giocando su una positiva nostalgia per una cultura politica capace di dare risposte in una società complessa? Riorganizzarsi vuole proprio solo dire partire innanzitutto da assemblee, presidenze, liste? Ma se non ci siamo realmente sui territori? Se non ritorniamo in mezzo al nostro mondo conquistato? Se non facciamo sognare ma solo annoiamo con barbose disquisizioni (come la presente naturalmente, non volendomi sottrarre per primo)?
Forse con meno autoreferenzialità e più creatività si potrebbe ricostruire un solido protagonismo. Diamo senso al centenario sturziano, non facciamolo passare come una mera commemorazione dei morti col rischio di risvegliarci alla fine ritrovandoci parte di questa compagnia!
“Credo nella luce delle idee che il vento non può spegnere” (Giorgia).
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