1° settembre 1939: inizia la Seconda guerra mondiale
Ottanta anni fa, a partire dalla metà di agosto si cominciò a scivolare lentamente, ma altrettanto inesorabilmente, sul piano inclinato che conduce alla guerra. La contesa tra Germania e Polonia sulla città baltica di Danzica era ormai divenuto un micidiale casus belli che avrebbe trascinato alle armi l’intera Europa. Eppure ancora qualche mese prima, con l’occupazione della Cecoslovacchia le mire hitleriane sembravano essersi placate, anche se forse proprio l’arrendevolezza degli anglo-francesi che non mossero un dito per salvare l’indipendenza ceca, convinsero il dittatore tedesco ad alzare nuovamente la posta. E questa volta l’obiettivo era Danzica che dal 1919 godeva dello status di città libera, né sotto sovranità tedesca né polacca, sebbene abitata in prevalenza da una popolazione germanica.
Tutto si inseriva, in realtà, in una questione più complessa, legata agli assetti scaturiti dopo la Prima guerra mondiale. Per concedere lo sbocco al mare alla Polonia era stato creato un corridoio di circa cinquanta chilometri che spezzava in due la continuità territoriale tedesca, con la Prussia orientale separata dal resto del Paese. Nell’agosto del 1939 il clima tra Germania e Polonia cominciò a farsi incandescente. I tedeschi volevano Danzica e riprendersi il corridoio. I polacchi rifiutarono qualsiasi trattativa e del resto era difficile sedersi al tavolo con la Germania nazista, capace di fare vcarta straccia di qualsiasi intesa. In ogni caso, la Polonia si sentiva protetta dall’accordo con la Gran Bretagna che si era impegnata a garantirne l’indipendenza contro qualsiasi ingerenza straniera.
La sensazione di essere comunque garantiti contro le mire hitleriane diede ai polacchi la forza di resistere a qualsiasi pretesa tedesca: una sua invasione da parte della Germania avrebbe aperto automaticamente la strada all’intervento britannico. Un automatismo che, in verità, a Londra destava qualche preoccupazione in quanto non sembrava lasciare spazio ad eventuali compromessi, legando, per molti versi, il destino inglese a quello polacco. Per di più proprio l’automatismo contribuiva ad irrigidire comunque la Polonia, di fronte a possibili, anche se poco probabili, soluzioni pacifiche. Per come si erano messe le cose o qualcuno recedeva dalle proprie posizioni oppure sarebbe stata la guerra e, giorno dopo giorno, in quell’estate del 1939, si scivolò verso l’abisso: un’escalation nella quale ciascuno dei contendenti pensava che sarebbe stata la controparte a cedere per il timore di un conflitto.
Si era insomma innescato un tremendo meccanismo che nessuno sembrò più in grado di fermare. Una micidiale corsa verso il baratro che, ieri come oggi, ci ricorda quanto sia pericoloso innescare sfide e provocazioni capaci di sfuggire di mano e, quasi senza accorgersene, far scoppiare un aperto conflitto.
Snodo ulteriore verso la guerra fu, il 21 agosto, la firma del patto nazi-sovietico con cui Germania e Russia si impegnavano a non attaccarsi reciprocamente. Mosca si accordò con Berlino, nonostante le insanabili contrapposizione ideologiche, per timore che fossero le democrazie occidentali ad allearsi con Hitler in funzione antisovietica. Per la Germania l’intesa con la Russia significò avere le spalle coperte ad Oriente e così nelle prime ore del 1°settembre 1939 le armate tedesche varcarono il confine polacco, scatenando una guerra-lampo che in poche settimane condusse all’occupazione del Paese. Il 3 settembre Gran Bretagna e Francia, tenendo fede all’impegno con la Polonia, dichiararono guerra al Reich: la Seconda guerra mondiale era cominciata.
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