Il “disastro antropologico” richiede interventi seri e urgenti

Cautela, ma a tutto c’è un limite. Niente salti nel buio, ma non si può far finta di niente. Appelli alla moderazione per tutti, ma per qualcuno forse un po’ più pressanti. La Chiesa di Dio che è in Italia sta superando la fase di afasia che aveva accompagnato l’esplodere della questione morale della sua “maggioranza di riferimento” e nelle ultime settimane – incoraggiata sicuramente dal Segretario di Stato e dallo stesso Vescovo di Roma – ha fornito alla comunità credente, e all’intera opinione pubblica, una sua lettura di quanto sta accadendo, al di là (ma senza ignorarlo) di quanto emergerà dalle inchieste giudiziarie. E questo è bene, proprio per allontanare i dubbi di cui si faceva portavoce Antonio Gibelli nei giorni scorsi sul Corriere della Sera.

Ed ecco, allora che si moltiplicano i segnali di disagio e insofferenza, da parte di settimanali diocesani, e di storiche testate periodiche di area cattolica (ciascuna col suo proprio stile); un accorato appello è venuto anche da parte delle religiose italiane, specificamente sul versante della immagine della donna, “ridotta a merce sessuale, umiliata e offesa nella sua dignità di persona”.

Eppure l’intervento che riteniamo più lucido è stato espresso da monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, il quale ha presentato e spiegato ai giornalisti il documento finale del Consiglio Permanente (che fa tesoro della bella Prolusione del cardinale Bagnasco e del dibattito vivace dell’organismo). L’espressione “disastro antropologico” credo che fotografi bene la situazione, e oltretutto invita a mettersi nella giusta prospettiva di quella “emergenza educativa” che sarà la frontiera prossima del cattolicesimo italiano organizzato. Importante anche la chiarezza con cui monsignor Crociata ha declinato la necessaria pacatezza con la severità del giudizio: perché se è vero che la questione “riguarda tutti”, è anche vero che li riguarda “in modo differente, a seconda delle diverse responsabilità”. Lo stesso Crociata, poi, parlando agli accompagnatori spirituali delle Acli, ha indicato l’urgenza di “ricostruire il senso civico”. Che sarà la vera sfida dei prossimi anni, infatti. Perché i danni prodotti dalla politica senza regole e sopra le righe degli ultimi due decenni si situano esattamente a quel livello: il tessuto sociale e la rete dei comportamenti civici risultano stropicciati, logorati quando non  addirittura stracciati, e in ogni caso derisi e sterilizzati. E’ da qui che occorre ripartire, con gli uomini e le donne disponibili a rimboccarsi le maniche, senza furbizie e strumentalità, con consapevolezza e senso di responsabilità. Presto, però, perché è in gioco il futuro nostro, dei nostri figli, del Paese.

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