E i pensionati?
Come Associazione Anziani e Pensionati delle ACLI seguiamo con vivo interesse il percorso verso un nuovo governo del Paese. Ci auguriamo che sia realmente un Governo di svolta per le famiglie, imprese, lavoro e previdenza.
In questi giorni abbiamo ascoltato parole importanti dai leaders dell’eventuale futuro Governo e dal Presidente incaricato Conte in merito ai temi di grande attualità; abbiamo letto attentamente i venti punti del Movimento 5 Stelle e le richieste programmatiche del PD e dobbiamo prendere atto, con rammarico, che ancora una volta i pensionati sono stati dimenticati. Nessun accenno a una categoria che in questi anni di crisi è stata ed è il vero ammortizzatore sociale del Paese, il vero pilastro del sistema familiare.
Vogliamo sperare che il prossimo Governo voglia essere un vero Governo di svolta e riprendere in mano quella massa di questioni da risolvere riguardo questo anello più debole della catena sociale.
In primis occorrerà rivedere, urgentemente, ciò che non funziona nel Servizio Sanitario Nazionale, che sta virando sempre più verso il ramo privato in un particolare contesto, quello italiano, che vede un progressivo e rilevante invecchiamento della popolazione. La condizione di sofferenza delle persone non autosufficienti in prevalenza anziani, a seguito di patologie invalidanti e del pesante coinvolgimento delle loro famiglie, ha raggiunto livelli non più sostenibili. Per molti anziani è sempre più difficile garantire l’accessibilità economica delle cure sanitarie e curarsi per molti anziani è diventato un lusso. Servono più risorse e superare le liste d’attesa e abolire i ticket. Stiamo assistendo ad un attacco al diritto alla salute attraverso lo smantellamento della sanità pubblica a favore dei privati. La FAP ACLI del Veneto il 19 ottobre prossimo illustrerà a Verona, durante un convegno pubblico, alcune proposte concrete in materia di sanità, con la speranza che vengano, non dico accolte, ma almeno comprese da chi si propone di governare il nostro Paese.
È inoltre fondamentale ridurre le tasse sulle pensioni, le più alte d’Europa. Le pensioni sono considerate redditi di lavoro dipendente e come questi ultimi, sono sottoposte ad una serie di tassazioni, facendo sì che i pensionati alla fine paghino le tasse in misura maggiore rispetto ai lavoratori dipendenti.
Ogni mese una buona parte della pensione degli italiani, se ne va sotto la voce tasse, riducendo alla fame coloro che fanno i conti con una pensione davvero misera e troppe volte, non sufficiente per arrivare alla terza settimana del mese. Ricordo che in Italia oltre cinque milioni di pensionati percepiscono meno di mille euro al mese.
Chiediamo, inoltre, che con la prossima e imminente legge di bilancio, di fare un passo indietro sui tagli della rivalutazione effettuati nel 2019. Otto anni di mancata perequazione ha indebolito il potere di acquisto di intere famiglie gettando i più deboli, in una inevitabile emarginazione sociale.
Auspichiamo che nell’agenda del prossimo esecutivo si trovi finalmente spazio per discutere di maggiori tutele per una categoria che, per troppi anni, è stato trattata come il bancomat dello Stato italiano.
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