Rapporto ASviS 2019 – L’Italia, l’Ue, il mondo hanno bisogno dello sviluppo sostenibile
Mancano appena undici anni al 2030, la scadenza fissata dall’Onu per il raggiungimento dei 17 obiettivi dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile. Ma, avverte l’Asvis, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, che questa mattina ha presentato a Roma il suo quarto Rapporto, sui 21 Target (dei 169 in cui si articolano gli Obiettivi di sviluppo sostenibile) che prevedono obblighi riferiti al 2020, l’Italia appare in ritardo. Per questo è necessario modificare significativamente le politiche pubbliche, nazionali ed europee, le strategie aziendali e i comportamenti individuali.
Il Rapporto Asvis 2019 analizza l’avanzamento del nostro Paese verso il raggiungimento dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 e definisce gli ambiti in cui bisogna intervenire per assicurare la sostenibilità sociale, economica e ambientale del modello di sviluppo.
Grazie al contributo dei 600 esperti delle oltre 220 organizzazioni aderenti all’ASviS, il Rapporto 2019 fornisce un quadro delle iniziative messe in campo nel mondo, in Europa e in Italia a favore dello sviluppo sostenibile, valuta le politiche realizzate negli ultimi 12 mesi e avanza proposte per accelerare il percorso del nostro Paese verso l’attuazione dell’Agenda 2030, nella consapevolezza che, come ha ricordato il portavoce dell’Alleanza Enrico Giovannini, “I 17 goal sono il nostro futuro”.
Il Rapporto richiama in tutte le sue parti dedicate agli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile la necessità di orientare il cambiamento verso obiettivi di giustizia sociale e di giustizia ambientale, invertendo le tendenze in corso. Come quella sull’aumento della disuguaglianza e della povertà. Il report Asvis a questo proposito offre un dato molto signiticativo: fra il 2010 e il 2016, le cinquemila persone più ricche del nostro Paese (0,01%della popolazione) hanno visto crescere la loro quota di ricchezza privata nazionale dal 2% al 7%. Gli ultraricchi hanno più che triplicato la loro ricchezza in Italia, pur in misura minore che in altri grandi Paesi europei, proprio negli anni in cui la povertà e l’impoverimento dei ceti medi andava toccando dimensioni mai viste.
Il Rapporto avverte che l’Obiettivo 1 (Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo) è tra quelli per cui la situazione peggiora sensibilmente, il cui indicatore registra un netto peggioramento nel corso degli anni successivi al 2014. In particolare, “nel biennio 2016-2017, la dinamica negativa è dovuta a un aumento della povertà assoluta e della povertà relativa, che registrano entrambe il valore più alto di tutta la serie storica osservata (rispettivamente, 8,4% e 15,6% della popolazione)”.
Sono dati inquietanti non solo dal punto di vista statistico ma anche e soprattutto dal punto di vista sociale, economico, politico e democratico. In un tale contesto appare particolarmente prezioso il ruolo dell’ASviS nella costruzione di una visione condivisa di governance del processo di transizione ecologica, come ha ricordato il presidente dell’Alleanza Pierluigi Stefanini. Una sfida in grado di incentivare la partecipazione democratica, coinvolgere le persone, le imprese, la società civile, mobilitare tutte queste energie in un disegno di futuro che parte dai territori, dalle nostre città per collocarsi in un orizzonte solidale e universale.
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