Difendere gli impollinatori, fonte di vita
Da alcuni anni ambientalisti e produttori di miele denunciano il costante calo delle colonie di api. Le cause possono essere molteplici: forti indizi mettono sotto accusa i pesticidi neonicotinoidi, la cui messa al bando è stata sollecitata per lungo tempo dalle associazioni ecologiste. Ma anche i cambiamenti climatici e ambientali giocano probabilmente un ruolo determinante, con sbalzi di temperatura e fioriture fuori stagione. Ma le api non sono le uniche a ridursi di numero: il fenomeno coinvolge tutti gli insetti impollinatori, indispensabili per la riproduzione della maggior parte delle specie vegetali, cosa che inizia a destare grande preoccupazione.
Uno studio del 2016 dell’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) condotto a livello mondiale da centinaia di scienziati in collaborazione con funzionari governativi aveva già lanciato il primo allarme ufficiale: “il nostro cibo dipende dagli insetti impollinatori che sono sotto minaccia”. Secondo il rapporto di questo ente sovranazionale, al mondo esistono circa 20.000 specie di insetti impollinatori, dalla cui azione dipendono le possibilità riproduttive del 90% dei fiori selvatici e del 75% della produzione agricola per uso alimentare. La stima effettuata all’epoca diceva che il 16% di questi preziosi insetti, tra cui le stesse api, erano a rischio estinzione, situazione che oggi non è affatto migliorata.
Come ricordato poc’anzi, i tre quarti delle coltivazioni alimentari che ci forniscono di che vivere dipendono dall’azione degli insetti impollinatori. Ma oggi questa vitale risorsa biologica è in grave pericolo. Secondo la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, oggi le colonie di api sono soggette a livelli di estinzione che sono da 100 a 1000 volte più elevati del normale, a causa dell’abuso di pesticidi in agricoltura.
Per cercare di frenare questa tendenza allarmante, lo scorso 20 maggio, dichiarato “Giornata mondiale delle api”, migliaia di attivisti in tutto il mondo hanno piantato fiori e alberi biologici per sostenere le popolazioni di insetti impollinatori.
Un’azione importante, ma che va sostenuta con l’adozione quotidiana e continuativa di pratiche agricole sostenibili, recuperando tecniche tradizionali meno impattanti rispetto all’attuale produzione agricola industriale e orientate a una maggiore tutela della biodiversità. In pratica, al posto delle monocolture gestite come fabbriche dobbiamo rimettere coltivazioni diversificate, che comprendano anche qualcosa di apparentemente inutile dal punto di vista della produzione alimentare, ma in realtà fondamentale: i fiori.
Come sottolineato dagli operatori del settore infatti, non possono esserci impollinatori sani senza un numero sufficiente di fiori biologici per tutto il periodo vegetativo. Parimenti, è fondamentale adottare protocolli più restrittivi per l’utilizzo di determinate molecole in agricoltura, di cui sia nota o probabile la potenziale tossicità nei confronti degli impollinatori. A tal proposito, esiste già una normativa di riferimento emanata nel 2013 dall’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ma non tutti gli Stati europei hanno adottato le sue direttive, preferendo tutelare gli interessi delle filiere agrochimiche. Solo nel 2018 sono stati finalmente messi al bando tre pesticidi neonicotinoidi (imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam), ma per il resto le linee guida dell’EFSA sono state disattese.
Per sollecitare le autorità, esponenti della società civile hanno consegnato ai ministri dell’Agricoltura di alcuni Paesi – tra cui l’Italia – una petizione firmata da 230.000 cittadini europei, con la richiesta di adottare politiche idonee a proteggere davvero le api dalle sostanze tossiche. La messa al bando dei tre pesticidi neonicotinoidi nel 2018 non è infatti sufficiente, se si continuano a utilizzare altre molecole letali per gli insetti impollinatori. È imperativo fermare il collasso di questi preziosi alleati dell’agricoltura, senza i quali la riproduzione delle specie vegetali, anche quelle destinate all’alimentazione umana, diventerebbe estremamente problematica. Il che significa rischiare il crollo della produzione agricola e una crisi alimentare senza precedenti.
In altri termini, salvare le api e gli insetti impollinatori è vitale per salvare noi stessi, motivo per cui occorre agire efficacemente e in tempi rapidi.
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