“Laudato Si’” e SDGs per superare i criteri obsoleti di governo del mondo

Il sinodo sull’Amazzonia che si sta svolgendo mentre si assiste ad una mobilitazione globale per l’ambiente, ripropone lo stretto legame che intercorre fra gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile e l’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco.

Quando nel 2015 le Nazioni Unite approvarono l’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile e i relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese), articolati in 169 Target da raggiungere entro il 2030, fu espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. Con l’Agenda 2030 è stata definitivamente superata l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale, aprendo la strada ad una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo. In questo l’Agenda 2030 appare compatibile con l’idea di ecologia integrale che pervade la Laudato Si’, pubblicata lo stesso anno, il 2015, in cui fu approvata l’Agenda Onu 2030.

Entrambi i documenti presuppongono l’esigenza di affrontare in una prospettiva globale e unitaria le sfide del mondo contemporaneo. Tale consapevolezza «di abitare una casa comune che Dio ci ha affidato» (§ 232) pervade l’intera enciclica Laudato Si’ e si esprime nel concetto di “ecologia integrale”, capace «di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri»(§ 49). Il comune destino del genere umano, la relazionalità ontologica che lega tutti i processi che si svolgono sulla terra, pone la necessità di inquadrare le risposte alle grandi questioni epocali in modo unitario e globale.

Tutte le Nazioni del mondo sono chiamate a contribuire allo sforzo di portare il pianeta su un sentiero sostenibile, senza più distinzione tra Paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo, anche se evidentemente le problematiche possono essere diverse a seconda del livello di sviluppo conseguito. Ciò vuol dire che ogni Paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta di raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Ovviamente, data la sua ampiezza e il suo carattere “trasformativo”, l’attuazione dell’Agenda 2030 richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dai corpi intermedi alle istituzioni, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura.

La lotta alla povertà (goal 1), alla fame (goal 2), alle disuguaglianze (goal 10), società e città sostenibili (goal 11) sono forse gli obiettivi più vicini ai temi e allo spirito della Laudato Si’. Papa Francesco ripropone in questa sua enciclica sociale la condanna espressa nell’Esortazione Apostolica Evangeli Gaudium all’attuale «dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano» (Evangeli Gaudium, § 55). Una denuncia accompagnata da una constatazione, sorprendentemente e pericolosamente attuale: «La crisi finanziaria del 2007-2008 – afferma Papa Francesco nell’Enciclica Laudato Si’ – era l’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici, e per una nuova regolamentazione dell’attività finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale. Ma non c’è stata una reazione che abbia portato a ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo» (§ 189). A distanza di quattro anni, purtroppo, si deve constatare che poco o quasi nulla è stato fatto per un cambio di paradigma.

Proprio la carenza di progettualità e di coraggio, l’inadeguatezza dell’iniziativa politica per superare questi “criteri obsoleti che continuano a governare il mondo”, costituiscono l’ostacolo maggiore per l’attuazione degli obiettivi delle Nazioni Unite. Un nuovo rapporto dell’uomo con il creato, e degli esseri umani fra loro, sarà possibile solo se sapremo accogliere il pressante invito della Laudato Si’ a superare «la sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza» (§ 54) che fa che sì che «l’interesse economico arriva a prevalere sul bene comune e a manipolare l’informazione» (ibidem). Infatti, le attuali teorie e le politiche economiche e monetarie, concepite in funzione pressoché esclusiva dei grandi interessi finanziari, “istituzionalizzano”, per così dire, l’iniqua ripartizione della ricchezza. Si è instaurato un sistema che va nella direzione di rendere impossibili forme di scambio, di economia civile e solidale, che non debbano pagare dazio a quei pochissimi, a quelle oligarchie che stanno al vertice dell’attuale sistema economico che rende i ricchi sempre più pochi e sempre più ricchi e lascia il rimanente 99 per cento dell’umanità al di fuori di un equa ripartizione dei beni della terra e della ricchezza. Una tendenza che sta avento nell’Europa segnata da una decennale deflazione effetti prociclici di primaria importanza sui quali, forse, occorrerebbe maggiormente riflettere.

La pace, nella sua accezione più pregnante di pienezza di giustizia e di armoniosa relazione tra le creature, costituisce un altro orizzonte a cui guardano sia gli obiettivi dello sviluppo sostenibile che la Laudato Si’. Di fronte a problemi quali la povertà, le disuguaglianze, i conflitti armati, lo scempio dell’ambiente che altera gli equilibri della natura, servono risposte globali. La giusta esigenza di un livello globale di governo per far fronte alle sfide comuni dell’umanità e per garantire ad essa uno sviluppo sostenibile, si costruisce attraverso il dialogo, attraverso il riconoscimento della pari dignità di ciascun interlocutore, attraverso il riconoscimento della dislocazione multipolare dei poteri mondiali ed evitando che si imponga un unico punto di vista.

Papa Francesco durante il suo pontificato ha più volte denunciato l’avvio della Terza Guerra Mondiale a pezzi. Una realtà durissima testimoniata in questi anni da milioni di vittime e di profughi di guerra, da distruzioni immani di interi stati, dalla concentrazione senza precedenti di truppe e di armamenti in Europa, e oggiigiorno aggravata dall’invasione turca di una fetta di territorio siriano. Il primo obiettivo concreto per lo sviluppo sostenibile è allora quello di fermare questo incombente terzo conflitto mondiale i cui danni all’umanità ed all’ambiente sarebbero incalcolabili.

L’idea del comune destino della famiglia umana è presente tanto nella Laudato Si’ che nell’Agenda Onu 2030. Questa idea può trovare una grande spinta dalla partecipazione popolare, perché di qui solo può venire l’iniziativa per riaffermare il primato delle persone e della democrazia sull’economia (la moneta deve servire, non comandare, ci ricorda Papa Francesco).

Ecco allora l’importanza della politica, una forma di carità, di servizio al bene comune. La Laudato Si’ appare lontana dalle mode, da un ecologismo superficiale ed anche un po’ snob; essa va al cuore della questione. E così anche lo sviluppo sostenibile non è una moda ma un’idea di società e di politica, di relazioni internazionali e di relazioni fra classi sociali e fra culture.

Per non rimanere sul generico e non limitarsi alla denuncia, ma impegnandosi per obiettivi che rispondono ad un’idea di società che è quella tratteggiata nella Laudato Si’, ed anche quella definita dallo sviluppo sostenibile, credo che vi siano oggi delle scelte da compiere nel proprio lavoro quotidiano, nel cambiamento degli stili di vita, nella diffusione di buone pratiche, perché la cura dell’ambiente e della comunità civile parte dai piccoli gesti quotidiani che esprimono una grande sensibilità. Tutti, nessuno escluso, ci dobbiamo sentire responsabili, perché se la la crisi ecologica, come afferma il Papa, ha una radice umana (§ 101), la risposta al problema non può prescindere dall’apporto di ciascuno di noi, come base e forza delle grandi scelte globali.

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