Da Bassetti l’invito ad “ascoltare il “mondo in subbuglio” per la “rinascita politica”

«Tutti coloro che sono chiamati a decidere, a governare, dovrebbero ricordarsi che fuori dalle nostre Aule, fuori dai palazzi vescovili, fuori dalle canoniche, il mondo è in subbuglio. Il subbuglio non è una tragedia, ma qualche cosa che mormora dentro, che cerca di richiamare la nostra attenzione». Così il presidente della Cei, cardinal Gualtiuero Bassetti si è rivolto ai parlamentari nell’omelia per la loro messa in preparazione al Natale nella chiesa di San Nicola dei Prefetti a Roma l’11 dicembre.

Una meditazione per tutto il popolo di Dio che sente la vocazione alla politica, frutto di un notevole esercizio di discernimento, nella quale emerge la centralità dell’ascolto e dell’apertura all’altro e a ciò che sta fuori e che le istituzioni devono saper rappresentare. Un contributo all’orientamento di cui si avverte molto la necessità in un momento in cui la politica appare caratterizzata più dal disorientamento, dalla lite e dalla confusione soprattutto rispetto agli obiettivi e al progetto da perseguire.

Ai parlamentari il presidente dei vescovi italiani offre un quadro crudo e realistico, ma aperto alla speranza e al riscatto:

«Su di voi si scaricano tante stanchezze e disillusioni, incertezze e ansietà della nostra gente, provata dalla preoccupazione per il venir meno di un modello tradizionale di lavoro e di sviluppo e, a un livello ancor più profondo, per la fatica di tanti a riconoscersi in una propria identità, nell’appartenenza a una famiglia e a una comunità. Ne sono segno la caduta delle nascite, l’invecchiamento demografico del Paese e la stessa emigrazione di tanti giovani verso l’estero».

Ricordando a deputati e senatori quale sia il sentimento prevalente del nostro popolo, il cardinal Bassetti offre anche, a parere di chi scrive, una perfetta definizione degli effetti della deflazione da debito e da austerità:

«La stanchezza e l’oppressione di genti che non si sentono sostenute, ma frenate da pesi insopportabili, che non concedono spazio ai sogni, ai progetti di una vita familiare, professionale, comunitaria».

Dal Vangelo del giorno (Mt 11,30 , «il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero») l’Arcivescovo di Perugia trae spunto per ricordare ai politici di non contribuire a creare un clima d’odio: «Ristoro dell’esistenza è un cuore umile e mite, alieno dalla violenza – compresa quella del linguaggio – e senza inganno». La “rinascita politica” per Bassetti passa dalla volontà di deporre odi e calunnie per tendere a formare una comunità.

E citando Scoppola, ricorda a tutti che “la politica è prima di tutto sofferenza per ciò che la politica non può ottenere, è sofferenza per l’impossibile, esercizio di pazienza e di mediazione». Quanto mai attuale in una fase in cui l'”impossibile” secondo il mainstream, si impone invece come necessario per evitare il peggio.

Una meditazione dalla quale i cattolici impegnati in politica, insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, possono trarre molti spunti per cambiare innanzitutto il punto di vista sulla delicata fase economica e sociale che stiamo attraversando, in un contesto geopolitico internazionale tutt’altro che privo di tensioni, e che ci aiuta a prendere un po’ più di coraggio. In questa prospettiva l’augurio natalizio che il cardinal Bassetti formula ai parlamentari, suona come una messa in guardia dall’autoreferenzialità che, credo si possa estendere a tutti coloro che a vario titolo esercitano delle responsabilità:

«Il miglior augurio che posso farvi è dunque quello che proviate su di voi il subbuglio del Paese, che possiate davvero vivere le sue inquietudini e che possiate cercare rimedi», nel ricordo del Presepe, perché, citando papa Francesco, ci ricorda che occorre raccontare «il Natale con gli occhi di Maria e di Giuseppe. Sono l’esempio di tutta quell’umanità sofferente e, insieme, coraggiosa che è fuori dalle nostre Aule».

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