Effetto Virus
A furia di evocarlo nei telegiornali e sulla carta stampata, il Coronavirus è arrivato anche in Italia, preceduto appunto da un’incessante campagna mediatica, molto più contagiosa e pervasiva del virus stesso. Senza nulla togliere alla (potenziale) gravità della situazione, vale la pena fare alcune brevi considerazioni.
I numeri. Abbiamo già scritto su queste colonne che l’epidemia da Coronavirus, pur preoccupante, è assai meno letale, per esempio, del temibile Ebola per quanto riguarda la percentuale di mortalità, o delle comuni influenze in termini assoluti di vittime. Ma per avere un termine di paragone efficace, è utile riprendere lo studio effettuato circa un anno fa da alcuni ricercatori e pubblicato sull’European Heart Journal, che presenta dati non dissimili da quelli rilevati dalla prestigiosa rivista medica Lancet. Secondo gli esperti, l’inquinamento dell’aria causa nel mondo circa 9 milioni di decessi all’anno, dei quali 800.000 in Europa, quasi 80.000 in Italia. Tuttavia, raramente ne sentiamo notizia sui mass media. Ecco, se i TG e la carta stampata mettessero in primo piano questa emergenza con lo stesso clamore dedicato al Coronavirus, forse inizieremmo finalmente a prendere provvedimenti seri per rimediare a questa situazione. Discorso analogo per il riscaldamento globale, per la perdita di biodiversità o per l’inquinamento da plastica: emergenze di cui si parla pochissimo, ma che uccidono molto di più del virus venuto dall’Oriente e continueranno a farlo anche quando questa epidemia sarà solo un brutto ricordo.
Le speculazioni. Molte patologie presentano il rischio collaterale delle cosiddette “infezioni opportunistiche”, che sfruttano le difficoltà create dalla malattia principale. Il Coronavirus non fa eccezione, ma in questo caso il sistema intaccato non è quello immunitario, ma quello sociale. Appena la malattia ha preso vigore, si è scatenato ogni tipo di sciacallaggio: rincaro dei prodotti sanitari specifici; promesse mirabolanti di prodotti in grado di fermare il contagio; truffatori che si presentano a domicilio con la scusa di effettuare controlli sanitari. E naturalmente gli sciacalli opportunisti di professione, quei politici che non perdono occasione per fare campagna elettorale su ogni sciagura. A tutti costoro non possiamo che augurare di fare conoscenza diretta del virus col quale sono così propensi a fare affari.
La selettività. Le autorità sono preoccupate per la salute dei cittadini. Ma forse ancora di più per le ricadute economiche. Almeno così sembrerebbe, per esempio, dall’ordinanza emessa dalla Regione Piemonte, che obbliga alla chiusura “delle scuole di ogni ordine e grado” e “dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura”, ma non degli sportelli bancari e degli uffici postali. Evidentemente, per la Giunta regionale, la cultura è potenzialmente molto pericolosa, mentre vale il motto latino pecunia non olet, il denaro non puzza, tanto meno rischia di causare infezione. E pensare che proprio le banconote, passando di mano in mano, possono veicolare milioni di germi.
Il contrappasso. Per anni, Lombardia e Veneto hanno rotto le scatole con le loro manie secessioniste. Ora rischiano di provare cosa vuol dire, la secessione. Non sarebbe male se le regioni confinanti ripristinassero i vecchi confini precedenti l’Unità d’Italia, per circoscrivere il contagio, con scene tipo quella ormai mitica del film Non ci resta che piangere: “chi siete … quanti siete … dove andate …”, solo che al posto dell’obolo doganale avremmo tamponi, disinfettanti e quarantene. Qualche buontempone ha già anche pensato di ribaltare la scritta che compariva ai tempi della grande immigrazione dal sud: allora, “non si affitta ai meridionali”, oggi “ai settentrionali”.
Ma questo cinico revisionismo è già stato superato dalla realtà. È notizia attuale quella dei turisti italiani atterrati a Mauritus, splendido luogo di vacanze, ma pur sempre Africa, bloccati all’arrivo come migranti qualsiasi. Per fortuna, i mauriziani hanno avuto più buonsenso di certi nostri ex ministri degli Interni e hanno lasciato atterrare l’aereo, invece di negare l’accesso agli (aero)porti. Tuttavia, una volta a terra, mentre i normali cittadini italiani hanno ottenuto l’ingresso sull’isola, i “padani” del feudo leghista del Lombardo-Veneto, provenienti da zone a rischio, si sono visti prospettare l’alternativa fra quarantena o rimpatrio. Forse temendo di finire in qualche luogo ameno come i nostri centri di prima accoglienza per migranti, tutti hanno optato per il rimpatrio. Così ora potranno spiegare meglio ai loro molteplici amministratori leghisti come funzionano i tanto invocati “respingimenti” e “rimpatri” forzosi verso zone devastate dalle malattie. Nemmeno quel genio di Dante Alighieri, che ha fatto del contrappasso uno dei temi fondamentali della sua Commedia, avrebbe potuto immaginare una trama simile. Per non parlare della chiusura delle frontiere, chiesta a gran voce dai sovranisti nostrani. Pensa che ridere (si fa per dire) se adesso fossero i nostri vicini europei a chiuderci le porte in faccia.
Le opportunità. Ogni problema crea delle opportunità che bisognerebbe saper cogliere. Per esempio, si potrebbero chiudere almeno in parte anche le banche, limitando la circolazione del contante e privilegiando pagamenti con bancomat, assegni e bonifici, come ormai dovremmo abituarci a fare. Potremmo capire che è il traffico veicolare che crea inquinamento e non il riscaldamento domestico, visto che i valori degli inquinanti sono drasticamente scesi, in questo periodo di segregazione forzata. Potremmo capire che chiudere le frontiere e negare l’accoglienza non è una bella cosa, se poi rischia di succedere anche a te. Potremmo capire che la globalizzazione, in particolare verso la Cina, andrebbe un po’ rivista, tornando a valorizzare le nostre produzioni locali. Potremmo imparare a dare uguale enfasi alle emergenze di cui dicevamo all’inizio, che ci minacciano anche più severamente di questo virus. Potremmo smettere di imbottire gli animali d’allevamento di antibiotici, col rischio di creare dei batteri antibiotico – resistenti in grado di causare pandemie al confronto delle quali questa attuale sembrerebbe un’allergia di stagione.
Potremmo, ma non lo faremo. Perché passata la grande paura, gli organi di informazione torneranno a propinarci le solite beghe quotidiane della politica, mentre noi torneremo ai nostri soliti, insostenibili, stili di vita, impermeabili a qualunque cambiamento dettato dal buon senso. Questa pandemia, insomma, potrebbe essere un “vaccino” per evitare guai peggiori in futuro, ma è probabile che presto dimenticheremo tutto, in modo da arrivare alla prossima emergenza ugualmente impreparati.
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