Emergenza Coronavirus: “io resto a casa”
In tutta evidenza questa del Coronavirus è la più grande emergenza che ci tocca di affrontare dai tempi della guerra. Siamo di fronte ad una sfida di immensa portata per tutta la nazione e per superarla sarà necessario mettere in campo tutte le nostre migliori energie.
Nei giorni scorsi il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha voluto condensare in poche parole il difficile momento in cui ci troviamo, ricordando che dinanzi alla comprensibile preoccupazione che investe tutti i cittadini, serve da parte di tutti senso di responsabilità, evitando ansie immotivate spesso controproducenti. Disponiamo, ha sottolineato il Quirinale, di un servizio sanitario pubblico di prim’ordine in grado di operare per il meglio. Netta è la catena di comando con il Governo al centro del sistema secondo il ruolo assegnatogli dalla Costituzione e le Regioni chiamate a seguirne le direttive, senza solitarie fughe in avanti.
Certo la situazione è davvero molto grave. Ogni giorno, come in bollettino di guerra, attivano notizie del diffondersi del contagio e di sempre nuovi casi o possibili focolai di infezione. Persino alcuni esponenti delle istituzioni – cui facciamo i migliori auguri per un pronto ristabilimento – sono risultati positivi al virus e sono costretti all’isolamento. Al fine di contrastare nel modo più efficace il diffondersi del contagio, con gli ospedali ormai prossimi alla saturazione, il presidente del Consiglio ha deciso di estendere a tutto il Paese le misure straordinarie fino a ieri destinate alla Lombardia e ad alcune province limitrofe. Prorogata anche la chiusura delle scuole fino al 3 aprile, così come resteranno chiusi i luoghi di spettacolo. Sospesi gli eventi sportivi, compreso il campionato di calcio.
Su tutto spicca un chiaro messaggio: restare a casa. Solo rimanendo, per quanto possibile chiusi nelle proprie abitazioni sarà infatti possibile ridurre al minimo tutti quei contatti che, moltiplicati per tante persone, oggi rappresentano un rischio che non possiamo correre. Decisivo poi seguire scrupolosamente il decalogo che indica alcune norme di igiene e di comportamento cui attenersi. Esse costituiscono la prima importante barriera contro il virus che sta ormai diffondendosi anche in altre nazioni europee che si erano forse illuse di esserne in qualche modo risparmiate. Ci stiamo confrontando con una minaccia globale, che non conosce confini, ed è possibile che l’Organizzazione mondiale della Sanità dichiari lo stato di pandemia, ossia di crisi sanitaria generalizzata a tutto il mondo.
In quell’ “io resto a casa”, scandito a chiare lettere dal presidente del Consiglio, come condotta da tenere, nel limite delle nostre concrete possibilità, c’è un elemento di volontarietà che nessuna legge potrà mai sostituire. Qui emerge davvero, nel nostro comportamento quotidiano, quel senso di responsabilità verso gli altri, e anche verso noi stessi, che definisce la maturità di un popolo. E’ un momento cruciale e dobbiamo farci trovare la nostro posto con la più convinta disciplina. Non sono ammessi scarti individuali perchè è in gioco la nostra salute, la salute di tutti, il bene più prezioso che abbiamo. Se abbiamo l’occasione di mostrarci, agli altri e a noi stessi, un grande popolo e un grande Paese, questo è proprio il frangente giusto.
Passata la tempesta parleremo poi di quello che ha funzionato e di quello che invece ha mostrato la corda. Sicuramente avremo da riflettere sull’importanza di un sistema sanitario pubblico, da troppi anni alle prese con carenze negli organici. Investire sul personale, sulle attrezzature e sui reparti specializzati è vitale per continuare a disporre di una sanità d’eccellenza.
Avremo comunque modo di affrontare queste cose ad emergenza superata, così come sarà poi necessario adottare misure economiche espansive, anche sforando, come ormai pare esserci consentito, la soglia prefissata del deficit. Adesso però non è il monento di pensare a tutto questo. Stiamo vivendo l’ora più buia: quella che richiede la massima unità e la massima responsabilità. Dobbiamo compiere un grande sforzo corale. Un potente slancio collettivo che, alla fine, avrà rafforzato la nostra comunità nazionale come mai è accaduto nella sua storia più recente.
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