Unità, libertà’ e pace: il messaggio del 25 aprile
In questo rinnovarsi della celebrazione della liberazione del nostro Paese dall’oppressione nazifascista, occorre essere consapevoli che unità nazionale, Resistenza, Repubblica e Costituzione sono quattro concetti inscindibili, e l’indebolimento o l’annullamento della memoria di uno di essi metterebbe in crisi gli altri tre e avrebbe conseguenze negative sulla tenuta della democrazia nel nostro Paese, poiché costituiscono i pilastri della nostra convivenza civile.
Senza la Resistenza, senza quel moto di popolo che unì persone di concezioni politiche, culturali e religiose diverse nella comune aspirazione alla libertà e nella lotta per essa, sarebbe stata impossibile la mobilitazione per la Repubblica, e soprattutto sarebbe stata impossibile quella feconda collaborazione che portò all’elaborazione della nostra Carta costituzionale, una delle più avanzate del mondo, segnata da una chiara ispirazione personalista, comunitaria e sociale, laica, ma aperta al positivo contributo delle fedi religiose alla crescita della vita civile, impegnata nella difesa dei diritti dei più deboli, nella promozione della giustizia sociale, nella tutela della proprietà privata e della libertà di iniziativa economica inserite nel quadro del bene comune oltre ogni forma di esclusivismo.
Ma tutto ciò non si sarebbe realizzato se il nostro Paese non avesse conseguito la sua unità statuale, di cui quest’anno ricorre il centocinquantesimo anniversario: se è certo legittima la critica storiografica di alcuni degli aspetti delle modalità concrete di realizzazione di tale unità, è un dato di fatto incontrovertibile che essa fu il presupposto necessario per la costruzione di uno spazio politico comune del popolo italiano su cui si sarebbero inserite le rivendicazioni sociali e le lotte dei settori popolari e delle forze democratiche in uno sforzo di crescita e di maturazione che ancora è in corso.
Occorrerà quindi farsi carico delle aspettative e anche dei timori delle persone, dando voce a quella dimensione popolare che in questi anni è stata abbandonata a se stessa dalla politica, e che si esprime nella richiesta di far fronte all’insicurezza e al disagio sociale, che deriva a sua volta dalla mancanza o dalla precarietà del lavoro, dall’incertezza sull’avvenire proprio o dei propri figli, dalla difficoltà di trovare un’abitazione decente a prezzi accessibili …. A tali bisogni va data una risposta che sia coerente con i valori di fondo della Costituzione, e che sia quindi inclusiva, aperta alle istanze di una realtà globale ed insieme attenta alle fragilità e alle debolezze di un tessuto sociale impoverito.
E prendere sul serio fino in fondo i valori costituzionali significa anche considerare quello fissato dall’art.11 sul ripudio della guerra da parte della nostra Repubblica, nei giorni in cui, in un silenzio assordante, per la quarta volta in vent’anni il nostro Paese prende parte più o meno direttamente ad un conflitto armato.
La libertà, la giustizia sociale e la pace, per quanto siano dei diritti imprescindibili della persona umana, sono anche il frutto di una conquista quotidiana attraverso l’impegno sociale e politico in tutti i luoghi di vita e di lavoro.
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