Cento anni! Buon compleanno Gianrico Tedeschi.

Buon compleanno, Gianrico! Questo può venir detto all’attore Gianrico Tedeschi, giunto oggi alla non comune età dei cento anni. Un gran bel traguardo che festeggerà nella sua casa di Pettenasco, sul lago d’Orta con la moglie e le figlie, avendo alle spalle una lunghissima carriera di teatro e di rivista, di cinema e di televisione.

Nato a Milano nel 1920, a vent’anni, nel 1940 viene chiamato sul fronte greco. Vi rimarrà tre anni e l’8 settembre si troverà prigioniero dei tedeschi tra gli internati militari. Sarà uno di quei 600mila che rifiuterà di tornare a combattere a fianco al vecchio alleato e per questo rimarrà nel campo di prigionia. Il suo talento teatrale muoverà i suoi primi passi proprio lì, su un palco improvvisato, con quattro assi e un tendone, recitando Enrico IV di Luigi Pirandello.

Dopo la guerra, nel 1947, si laureò all’Accademia nazionale di arte drammatica, debuttando sul palcoscenico con la regia di Giorgio Strehler. E’ l’inizio di una carriera teatrale, tra rivista e commedie, in quella nidiata di artisti lanciata in quegli anni: da Vittorio Gassman, non ancora celebre come mattatore, ad Ugo Tognazzi; da Anna Proclemer a Bice Valori, a Paolo Panelli a Franco Parenti. Gente che per decenni ha dato lustro al teatro e al cinema italiano. Recitò quindi con Luchino Visconti e fu partecipe al gruppo di varietà di Pietro Garinei e Sandro Giovannini, i dioscuri della rivista italiana dal dopoguerra agli anni Settanta. Memorabile un’intepretazione del dramma di William Shakespeare “Il mercante di Venezia”, così come nel “cardinale Lambertini”. Con Strehler lo troviamo ancora nell’”Opera da tre soldi” e nell’”Arlecchino servo di due padroni” .

Con l’avvento della televisione, prese parte a numerosi sceneggiati, a notevole sfondo culturale, di passaggio sul piccolo schermo, all’epoca ancora in bianco e nero. Poi anche in varietà come Al cavallino bianco o No, no Nanette. Al cinema lo si ritrova in molti film della commedia all’italiana. Come non ricordare infine quel signore di mezza età, con spiccato accento lombardo che a Carosello reclamizzava creme di formaggio o una famosa marca di caramelle? Un attore, insomma, a tutto tondo, eclettico e creativo, straordinario interprete dell’arte in tutte le sue sfaccettature.

Nel 2011, ormai ultranovantenne, lo troviamo impegnato, sotto la regia di Luca Ronconi, nei panni dell’industriale Oldfield nella compagnia degli uomini di Edward Bell per il Piccolo di Milano, mentre in “Farà giorno” del 2014, si cala nei panni di un vecchio partigiano. Un lavoro di Franco Branciaroli, “Dipartita finale”, segnò nel 2016, l’abbandono delle scene, dopo 70 anni ininterrotti di teatro,

Ironico, garbato, brillante, capace di farci divertire con la leggerezza propria ai grandi uomini di spettacolo. Qualche tempo fa, in un’intervista ad Avvenire disse: «Il mio invito è a non arrendersi mai, ad andare sempre avanti, soprattutto con l’arte e con la cultura. Altrimenti si muore davvero». Un richiamo che vale un po’ per tutti quanti, per dare sempre un senso alla propria vita, anche quando tutto sembra tanto difficile e troppo complicato. E allora oggi – nel giorno del suo centesimo compleanno – pare doveroso, e giusto, augurargli un felice anniversario.

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