Giulietto Chiesa – Non mi fido di Bush
In omaggio al grande giornalista Giulietto Chiesa, riportiamo il resoconto di una sua conferenza di 18 anni fa. I lettori potranno giudicare quanto per certi versi sia ancora attuale e quale fosse la capacità di analisi anticipatoria di Chiesa, senz’altro da annoverare fra le grandi firme della nostra stampa.
(Conferenza tenuta lunedì 14 ottobre 2002 a Torino, nei locali dell’Istituto Missioni della Consolata di C.so Ferrucci 12)
Come si vede, il titolo é già al tempo stesso un monito e una dichiarazione d’intenti. E anche l’esordio non é dei più morbidi: “mi spiace – ha esordito Giulietto Chiesa – ma quando uscirete dopo aver sentito ciò che ho da dirvi, sarete certamente più inquieti di quando siete entrati”. Tutto drammaticamente vero, ma credo che i presenti siano comunque grati a Chiesa per la notevole dose di consapevolezza che ha contribuito a crearci, ed inoltre per averci indicato alcune strategie per
contrastare cio’ che sta avvenendo nel nostro Paese e ancor più nel mondo.
Ma andiamo con ordine.
Il relatore ha posto l’accento su due problemi scottanti, solo in apparenza scollegati: schematicamente, potremmo definirli “la questione mediatica” e “la guerra infinita”.
Il primo problema e’ particolarmente evidente e sentito in Italia, dove il Presidente del Consiglio e’ padrone di tre televisioni che, per sua esplicita ammissione, sono costruite su misura per un pubblico equivalente a bambini di 11 anni non troppo svegli. E’ chiaro, sostiene Chiesa, che 15 anni di bombardamento mediatico di questo tipo lasciano il segno, specialmente nella generazione che l’ha subito fin dall’infanzia, e soprattutto se a esso si accompagna una sapiente manipolazione visiva e una contemporanea caduta di livello della tv di Stato, follemente impegnata a inseguire le reti commerciali sul loro terreno, contribuendo così a creare il peggior sistema televisivo europeo.
Questo sistema e’ influenzato anche dall’anomalia Auditel, che in base a ricerche statistiche prive di controllo (e quindi di reale valore), pretende comunque di dare indicazioni incontestabili su ciò che
piace agli italiani in tv: fatto che a sua volta smuove in un senso o nell’altro un mercato pubblicitario di milioni di euro.
Chiesa chiama in causa anche nomi noti del piccolo schermo, che si appellano demagogicamente all’intelligenza e capacità di giudizio del telespettatore, mentre sanno benissimo che il mezzo visivo, opportunamente manipolato, é capace di creare suggestioni molto forti in chi lo guarda – o subisce- anche a livello inconscio.
Si crea così un livello di opinione che sostituisce quello della politica tradizionale, ormai palesemente in crisi.
Il tutto in un sistema mediatico a senso unico tanto che lo scontro ormai, non é più fra idee buone o cattive, ma fra chi ha la possibilità di dare visibilità alle proprie idee e chi no: perché le idee di quest’ultimo finiscono per sparire, non esistono.
E tenendo conto della falsità che spesso accompagna le immagini ufficiali Chiesa porta la sua esperienza di corrispondente dal fronte afgano, dicendo che alla sera, nell’ospedale di Emergency, vedeva sulla tv via satellite una guerra che non c’era, totalmente diversa da quella che osservava sul campo; e così pure per ciò che riguarda le dichiarazioni del dopo guerra provenienti da quel tormentato paese: un cumulo di falsità.
Questo fatto gravissimo non comporta solo una perdita di informazione: in conseguenza si perdono anche obiettività, possibilità di giudizio critico e infine democrazia.
Perché sarà pur vero che e’ il popolo che decide, ma di certo lo fa in base alle informazioni che riceve.
E la cosa grave é che ora i media non si limitano più,come una volta, a raccontare la guerra: ora la preparano, la provocano quasi.
Per questo la questione mediatica é subdolamente e sottilmente connessa a quella, ancora più grave, della “guerra infinita”.
Chiesa sostiene che gli ultimi conflitti (Yugoslavia, Kosovo, Afghanistan) in realtà li abbiamo persi noi: perché stanno facendo passare un’idea di mondo dove i conflitti diventano necessari, inevitabili; come quello ineluttabile e prossimo venturo in Iraq, che secondo Chiesa é già in corso, strisciante, ed egli azzarda una previsione: attacco prossimo, in coincidenza con le elezioni americane di medio termine e conflitto rapido, per evitare sbalzi violenti ai prezzi del petrolio.
E’ l’unica previsione che fa, Chiesa: il resto sono tutti fatti documentati sia per il passato che per le dichiarazioni di intenti per il futuro.
Come quella di Dick Cheney, vicepresidente USA, che fa appunto cenno alla “guerra infinita”, prevedendo un conflitto su tempi lunghi, oltre la nostra generazione. Come dire che stiamo per scatenare un periodo di guerre continue nelle quali costringeremo a combattere i nostri figli e nipoti:
insomma, la globalizzazione del conflitto israelo-palestinese, con carri armati e missili da una parte e diseredati terroristi kamikaze dall’altra. Alzi la mano chi vorrebbe vivere in un mondo così! Eppure questo é ciò che ci stanno preparando i potenti della Terra, supportati, come si diceva, dal flusso di informazioni opportunamente canalizzate dai media.
Il perché é chiaro: proprio in coincidenza con il passaggio di secolo e di millennio, la nostra economia ha raggiunto il punto limite del suo sviluppo, perlomeno per come é impostata attualmente.
La recessione che ha colpito gli USA é strutturale: l’economia si è fermata (come già é successo in Giappone e come sta per succedere in Europa) non per colpa degli attentati o di altri fattori esterni, ma semplicemente perché il giocattolo si é rotto da solo.
Il tanto strombazzato modello americano, propugnato per anni e imposto al resto del mondo, si e’ rivelato per ciç che realmente é: un colossale bluff, che ha retto solo perché, mentre gli Stati Uniti prosperavano, al tempo stesso impoverivano buona parte del resto del mondo, controllando innanzitutto il dollaro, vera moneta unica planetaria, ed inoltre le economie (e le materie prime) di decine di paesi compiacenti e colonizzati attraverso elite di potere instaurate spesso a forza (si pensi, fra i tanti ad Argentina e Cile). Il tutto mentre l’America creava un colossale debito estero, valutato tra i 22 e 25 miliardi di dollari, che non verrà mai saldato, e mentre il nostro pianeta veniva sfruttato e inquinato a livelli non più sostenibili.
Quindi, il modello americano ha portato alla situazione che oggi é sotto gli occhi di tutti, con tutte le emergenze ambientali, sociali e umanitarie che vediamo ogni giorno.
Ma la cosa ancora più grave é che questo é l’unico modello che hanno, i potenti della Terra, e dopo averlo sostenuto per decenni, nessuno verrà a dirci che era sbagliato e che bisogna riconsiderare tutto.
Quindi, l’alternativa che i poteri mondiali hanno concepito, é quella di militarizzare l’intero pianeta sotto il dominio di un’unica superpotenza: l’America, appunto.
Da qui discendono tutte le decisioni dell’attuale esecutivo USA (mancata ratifica dell’accordo di Kyoto, mancato riconoscimento del Tribunale Internazionale, disconoscimento del patto di non proliferazione nucleare del 1973) e le dichiarazioni allusive e arroganti del Presidente George W. Bush sul fatto che il tenore di vita degli americani “non e’ negoziabile” e ancor più che l’America “non potrà tollerare” che un’altra potenza insidi la sua supremazia, monito non solo alla crescente Europa e alla sua moneta unica, ma soprattutto a quella nazione che gli americani vedono, in prospettiva, come il loro vero nemico. Una nazione che, unica al mondo, ha avuto nell’ultimo decennio una crescita continua del pil del 3-4% annuo, un vero colosso, in tutti i sensi: la CINA. Solo così si spiegano le enormi spese militari sostenute dagli USA: non ha senso,infatti, costruire
uno scudo stellare per combattere il terrorismo o anche l’Iraq, come ci raccontano. Solo una superpotenza come la Cina può giustificare una simile preoccupazione. E gli Stati Uniti, con la guerra all’Iraq (e poi magari all’Iran, alla Corea del Nord…) stanno semplicemente rafforzando la loro posizione di dominio per arrivare preparati al momento in cui dovranno dire “NO!” alla Cina. Un momento non ipotetico, ma valutato dagli analisti americani intorno al 2017: perché verso quella data la Cina raggiungerà un livello di sviluppo pari a quello occidentale e i cinesi pretenderanno di avere un tenore di vita simile al nostro. Ma questo è assolutamente impossibile: i benestanti occidentali, quantificabili in 800 milioni di individui su un totale di 6 miliardi di abitanti del globo, hanno letteralmente divorato l’80% delle risorse del pianeta; se anche solo la metà dei cinesi (coe’ 600 milioni di persone) pretendessero di fare altrettanto, si arriverebbe al tracollo, a meno di non ridurre i consumi degli altri, Statunitensi in primo luogo. Proprio ciò che loro, appunto,
hanno detto di non voler fare: e a questo punto lo scontro sarà inevitabile e non e’ detto che lo strapotere bellico che gli USA avranno costruito nel frattempo si riveli un deterrente efficace.
Il tutto fra soli 15 anni, forse prima: é questo a cui stiamo andando velocemente incontro.
Ma si tratta veramente di un destino ineluttabile?
Molti sono convinti di no, che debba esistere un altro modello di sviluppo.
Ma l’attentato dell’11 settembre 2001ha avuto, oltre ai tragici effetti immediati, anche un altro brutto effetto collaterale: cioè che le voci che differivano dal coro sono state per un attimo tacitate, quasi azzerate, di fronte all’enormità dell’accaduto. Per un certo periodo, sembrava che dissentire volesse dire essere alleato dei Taleban. Non era così, naturalmente, ma l’emozione e lo sconcerto di quei momenti avevano spiazzato un po’ tutti. Ma ora é passato più di un anno, si può nuovamente ragionare a mente fredda. E già saltano fuori molte incongruenze su quell’attentato, a partire dai movimenti borsistici precedenti all’11 settembre, fino alle dichiarazioni di membri dell’intelligence e dell’esecutivo USA.
Tutte notizie riportate da organi di stampa prestigiosi e siti internet ben documentati, che Chiesa riporta con puntualità e che nessuno ha finora smentito. Tanto che qualcuno arriva a ipotizzare che dietro a tutto ciò si nasconda del terrorismo di Stato, finalizzato a legittimare qualsiasi cosa in nome della “Libertà Duratura”.
Se queste illazioni sono vere o no non é dato sapere, ma una cosa è certa: a mesi di distanza, sono molti ormai a essere convinti che non si possa giustificare tutto in nome della lotta al terrorismo internazionale.
Quello che si deve fare invece é puntare a un diverso modello di sviluppo e gestione planetaria, più giusto, più equo, più sostenibile sia socialmente che ecologicamente. Qualcosa che i potenti della Terra, arroccati nei loro privilegi, non hanno neppure preso in considerazione, poiché a loro interessa solo aumentare a dismisura le loro ricchezze e il loro potere.
Queste idee, questa battaglia, devono dunque partire dal basso, creando un movimento di opinione sempre più vasto e pressante, per convincere i padroni del pianeta a trovare soluzioni diverse dalla “guerra infinita”.
Giulietto Chiesa di suo, ha mosso un primo passo col progetto MEGACHIP (dettagli al sito http://www.megachip.info/) per una informazione mediatica di miglior qualità e più obiettiva.
Tutti noi possiamo fare qualcosa in questo senso, lottando per la democrazia, la pace, la giustizia sociale, l’ecologia, ognuno secondo le proprie possibilità e sensibilità.
Sperando, come conclude Chiesa, che tutte le nostre piccole gocce, insieme, diventino un Oceano.
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