Con la Azzolina la Cina è più vicina
Bisogna aspettare che si arrivi ad imporre ai piccoli scolari la divisa militaresca a mo’ di balilla, per vedere la follia dei provvedimenti della ministra dell’Istruzione Azzolina? Classi a turni, distanziamento, mascherine, gabbie di plexiglass in cui internare i bambini. Tutto oro colao, pardon colato: neanche una pacata comparazione fra benefici e effetti collaterali che tali misure comportano. Il clima generale del dibattito pubblico in Italia è da mascherina sugli occhi e al cervello.
Si infoltisce il numero di esperti che attestano il depotenziamento se non addirittura la scomparsa del virus e la dannosità delle misure di protezione rese obbligatorie: saranno tutti matti, oppure il Paese è in preda a una paranoia collettiva, oltreché in un regime di fatto instaurato con una deliberata sopravvalutazione della pericolosità del virus, orchestrata a livello internazionale?
È successo uno scandalo enorme: l’Oms ha imposto il divieto delll’uso della clorochina nella lotta al virus nonostante gli ottimi risultati, prendendo a pretesto un articolo contrario a tale farmaco apparso sulla rivista Lancet, ridicolizzato dalla comunità scientifica perché falso su commissione delle lobbies che hanno interesse a bloccare i rimedi disponibili perché tolgono mercato ai loro vaccini. L’Oms è stata costretta a fare una imbarazzante marcia indietro che suona come pubblica ammissione della sua corruzione, del suo asservimento agli interessi dei suoi finanziatori. Roba da decretare l’immediata uscita dell’Italia dall’Oms per causa oggettiva. La stampa ha riportato questo scandalo col dovuto rilievo? In quali sedi istituzionali si è valutata la gravità estrema dell’accaduto?
Se non si esce da questo sonno della ragione, da un dibattito a senso unico, per tornare alla normalità della democrazia che è confronto in amicizia fra ragioni diverse, talora alternative, il risveglio potrebbe essere molto brusco. Le evidenze negate, le manipolazioni e gli abusi compiuti prima o poi generano reazioni. Se non ci si impegna a ripristinare un clima di dialogo e di accettazione della legittimità di posizioni e valutazioni anche molto diverse non lamentiamoci poi se, quando si tornerà a votare il clima di “antipolitica” possa risultare anche maggiore che nel 2018. Dovremo piuttosto chiederci cosa avremo fatto per evitarlo.
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