Orti generali

L’emergenza sanitaria causata dall’epidemia Covid-19 è destinata a incidere profondamente sull’economia e sui nostri stili di vita. Subiremo fatalmente una crisi che dobbiamo cercare di trasformare in opportunità, modificando i nostri modelli produttivi e cercando nuove soluzioni in un’ottica di maggiore sostenibilità ambientale e sociale. Cercheremo di illustrare proposte ed esempi in molti dei nostri articoli successivi, partendo da questa esperienza positiva messa in campo a Torino, dove il recupero ambientale si coniuga alla possibilità di avere sviluppo sociale e sostegno per quelle persone che avranno difficoltà a rientrare in un mondo del lavoro ridimensionato dalle nuove condizioni economiche e produttive.

Ha recentemente compiuto un anno il progetto “Orti Generali”, avviato dall’Associazione “Coefficiente Clorofilla”, aderente alla Federazione nazionale Pro Natura, nel quartiere Mirafiori di Torino a marzo 2019. Il progetto è nato dall’idea di recuperare alla funzione agricola una zona del parco fluviale che costeggia il torrente Sangone, alla periferia sud della città, in un’ottica che comprende attenzione per il territorio, valenza sociale, innovazione tecnologica e altro ancora.

Dopo un anno di attività il bilancio è estremamente positivo e il percorso si è arricchito grazie alla collaborazione dei cittadini, delle istituzioni e di altre realtà del Terzo Settore, coinvolte tramite la partecipazione a vari progetti, anche di respiro europeo.

Da un punto di vista strettamente tecnico, si è trattato di recuperare e ridisegnare una porzione di territorio in parziale abbandono in modo da creare 160 lotti destinati alla coltivazione come orti urbani, affittandoli a chi ne facesse richiesta. Ma dietro alla semplice coltivazione di ortaggi c’è molto di più. L’obbiettivo di Orti Generali era quello di mettere in piedi una impresa sociale che recuperasse le potenzialità agricole di una zona dismessa, ma che contribuisse anche a creare comunità e inclusione, portando avanti un discorso di educazione ambientale.

Il percorso ha richiesto 4 anni di progettazione partecipata, coinvolgendo associazioni, scuole e cittadini di Mirafiori e dintorni, potendo contare sul supporto di Università e aziende, a partire dalla municipalizzata Smat, che ha garantito una corsia privilegiata per l’impianto di irrigazione. Un’iniziativa particolarmente virtuosa, tanto che “grazie alle sue componenti di innovazione sociale e tecnologica – si legge sul sito dedicato all’iniziativa – Orti Generali vince il bando indetto dal MIUR Smart cities and Communities and Social Innovation e dal 2016 al 2019 ha avviato una fase di ricerca supervisionata dall’Università Ca’ Foscari di Venezia.”

Il progetto ha ottenuto sin da subito un successo superiore alle aspettative, riuscendo in breve tempo ad affittare tutti i lotti, fattore che ha consentito di garantire immediatamente la sostenibilità economica dell’operazione. Inoltre, in questo primo anno di attività ha rivestito importanza cruciale l’aspetto didattico, con una serie di corsi e iniziative mirate alla formazione delle competenze specifiche relative alla coltivazione – rigorosamente biologica – e alla divulgazione, rivolta in particolare ai più giovani, coinvolgendo le scuole e i partecipanti a “Estate ragazzi”. Sono stati anche organizzati corsi di formazione più specifici, che hanno portato a implementare ulteriori attività, quali permacultura e apicoltura.

La collaborazione con l’ASL ha consentito l’inclusione di soggetti svantaggiati attraverso il reinserimento lavorativo, con compiti di manutenzione delle aree comuni. Accanto a ciò, indispensabile come sempre l’apporto di numerosi volontari, che hanno contribuito alla cura e alla gestione di tutta l’area, nei cui viali sono stati messi a dimora 330 alberi, tra salici, gelsi neri e varietà locali di meli e peri.

L’esperienza ha anche attirato l’attenzione del mondo accademico, dai lavori di tesi dei laureandi all’installazione da parte del CNR di sensori per la misurazione degli inquinanti, passando per la collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università di Torino, per il monitoraggio della presenza di insetti impollinatori, di cui purtroppo si registra un drammatico calo a livello mondiale proprio nelle aree agricole, a causa principalmente dell’eccessivo uso di pesticidi. Sono stati numerosi gli eventi che hanno costellato il primo anno di attività, compresa la visita di una delegazione del Comune di Pireo, proveniente dalla Grecia per studiare questo modello innovativo di gestione di una zona verde urbana. Inoltre, è stata avviata una iniziativa per il recupero e la redistribuzione delle eccedenze alimentari a favore di persone in difficoltà.

I prossimi passi previsti sono la ristrutturazione di Cascina Piemonte per dotarla di una copertura di pannelli solari in grado di fornire il fabbisogno energetico da fonte rinnovabile e l’apertura di un chiosco dove sia possibile consumare cibi a chilometro zero, prodotti direttamente in loco.

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