Ferruccio Vignoli, pilota: l’aquila dal cuore umano

Da oltre sessanta anni, Paolo Gariglio oltre che sacerdote è pilota di aerei. Una passione giovanile che gli fece prendere, neanche ventenne, il brevetto di volo. Un tema quello del mondo degli aerei – sia riferito alla propria personale esperienza sia raccontandoci dei personaggi incontrati nel corso degli anni – che spesso ritroviamo nei suoi numerosi libri, essendo anche un brillante e prolifico scrittore.

Ultimo tra i suoi lavori è “Ferruccio Vignoli, pilota: l’aquila dal cuore umano” (Effatà editrice), dedicato ad uno dei maggiori protagonisti dell’aeronautica italiana e tra gli ideatori, negli anni Cinquanta, del progetto “Missionari con le ali”, per portare soccorso nelle più remote aree del Terzo mondo.

Bolognese, classe 1906, sin dalla prima giovinezza Vignoli mostrò una spiccata attrazione per gli aerei che a quell’epoca – siamo agli albori del volo – venivano per lo più considerati alla stregua di pericolosi “congegni volanti”. Appena diciassettenne modificò la bicicletta, regalo del padre, per montarvi un paio di ali e un organo di trasmissione per tentare il volo. Un esperimento che poteva rivelarsi fatale per il giovane, ormai pronto a collaudare il suo trabiccolo lanciandosi da una collina dalle parti di S.Luca, se non fosse stato distolto, proprio quel giorno, da una provvidenziale lettera che gli confermava il prossimo arruolamento nella nascente aeronautica.

Vedeva così realizzarsi il sogno di mettere a frutto la sua passione per il volo. Era l’inizio di una vita interamente passata in mezzo agli aerei, nel periodo in cui l’arma “azzurra” stava, è proprio il caso di dirlo, decollando nel modo più impetuoso, come di lì a poco avrebbero mostrato le grandi trasvolate atlantiche di Italo Balbo e Francesco De Pinedo. In quegli anni Vignoli ebbe anche occasione, in diversi film su imprese e vicende aeree, di fare da controfigura a famosi attori come Amedeo Nazzari o Massimo Girotti.

Venne quindi chiamato a partecipare ai diversi conflitti che segnarono quegli anni. Dapprima nei cieli di Spagna (ovviamente dalla parte franchista), poi nella Seconda guerra mondiale, in vaste operazioni nel Mediterraneo, da Gibilterra a Malta, alle isole dell’Egeo e infine – trovandosi di stanza a La Spezia – reclutato nelle forze aeree di Salò. Una pagina drammatica, nella quale – si apprende dal libro – i piloti della Repubblica sociale strapparono alle autorità l’assenso a non andare mai in combattimento contro velivoli italiani del regno del Sud. Pilotati cioè da colleghi ed amici di lungo corso che il destino aveva collocato dall’altra parte della barricata.

Nel dopoguerra Vignoli riprese l’attività aeronautica come collaudatore di prototipi e come istruttore di volo, all’Aero club di Torino. Un lungo percorso tecnico, professionale ed umano proseguito sino alla pensione e continuato anche dopo, fino ad un drammatico incidente, a 85 anni, da cui si salvò per miracolo.

Il libro ci fa scoprire e conoscere non soltanto un valente pilota di aerei, pluridecorato per le molteplici missioni aeree cui prese parte, ma soprattutto una persona di grande umanità. Un uomo capace di istruire e, ancor di più, di educare i tanti giovani che gli passarono accanto, divenendo per loro un vero maestro di vita pur senza mai ergersi a tale.

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