Covid: la scuola paga l’inefficienza del trasporto pubblico

La scuola è senza dubbio lo snodo più importante della società, perchè tra i suoi banchi si prepara il nostro futuro, l’Italia delle prossime generazioni. Per questo è stato fatto tutto il possibile per iniziare le lezioni il 14 settembre con la presenza in aula. L’aula è decisiva, non solo per ragioni didattiche ma per l’arricchimento umano e sociale legato al contatto con i compagni e i professori. Basti pensare a quante amicizie nascono negli anni della scuola e continuano tutta la vita.

In tempi di Covid si sono ovviamente adottate molteplici misure cautelative: percorsi separati tra ingresso ed uscita, orari scaglionati, restrizioni dei movimenti all’interno degli edifici, distanziamento di almeno un metro tra i banchi, sanificazione giornaliera degli ambienti, uso della mascherina nelle aree comuni (scale, corridoi, ecc..).

Ad un mese e mezzo dalla riapertura la situazione scolastica pare abbastanza sotto controllo. I positivi nel loro complesso sono sinora 13mila tra studenti, docenti e personale ausiliario: una cifra contenuta, lo 0,15 per cento dell’intera popolazione scolastica, fermo restando che il monitoraggio deve permanere costante.

Nell’ultimo decreto emanato dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, viene data totale priorità alle lezioni in aula per la scuola elementare e media. Bene così, data l’importanza della presenza in classe per i ragazzi di quell’età. Diverso il caso delle scuole superiori ove si profila la didattica a distanza al 75 per cento, poiché occorre ad ogni costo decongestionare il sistema dei trasporti, fonte di diffusione di molti contagi. Lasciare a casa milioni di adolescenti viene, in pratica, considerato il rimedio per sanare le disfunzioni di altri settori del Paese. Eppure si sa perfettamente che le lezioni on-line comportano gravi problemi. In molte parti del territorio nazionale, mancano adeguate connessioni telematiche ma, soprattutto, i corsi a distanza penalizzano l’apprendimento di molti ragazzi, quelli delle fasce più deboli soprattutto, che vivono magari in abitazioni prive dello spazio necessario o che addirittura sono privi delle necessarie attrezzature informatiche. Un perpetuarsi di assurde disuguaglianze che la scuola, dovrebbe almeno in parte colmare.

Per mesi si è tacciato di incapacità ed incompetenza la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, e adesso si scopre che la scuola, bene o male, sta tenendo mentre vero anello debole sono i trasporti, dove dalla primavera scorsa ben poco è stato fatto e che, come peraltro era ampiamente prevedibile, si stanno rivelando il vero collo di bottiglia del sistema.

Ci troviamo con treni, autobus e metropolitane che, nelle ore di punta, sono pieni quasi quanto prima del Coronavirus. La soglia di riempimento all’80 per cento si mostra inadeguata per garantire il necessario distanziamento fisico ed una riduzione della capienza al 50 per cento lascerebbe a terra centinaia di migliaia di utenti in quanto mancano mezzi pubblici aggiuntivi che si potevano forse reperire concedendo alcune tratte ai privati o ricorrendo ai bus turistici. Comunque sia – e pur con tutte le difficoltà del caso – alla fine ci si rende conto che ritardi ed inefficienze provengono non dal mondo della scuola ma da quello del trasporto pubblico. Eppure sia dalla ministra Paola De Micheli sia dai presidenti delle Regioni, che condividono le competenze su questa materia, giunge solo un assordante silenzio.

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