L’intervento in Libia, sconfitta per tutti

[wpfilebase tag=file id=9 tpl=thumbnail]Il presidente Napolitano afferma deciso che l’Italia non è in guerra e che non è bene cedere ad allarmismi e paure.

Non si può che condividere l’equilibrio del Presidente della Repubblica, ma personalmente ritengo di dover manifestare tristezza e perplessità per l’intervento armato in Libia. Per carità, azione del tutto legittima, visto il chiaro pronunciamento dell’ONU, ma pur sempre un’azione che rappresenta una sconfitta per la politica.

Non sono contrario all’intervento considerandolo un errore (vedi le posizioni di Formigoni o di Ferrara) per le possibili conseguenze politiche ed economiche sul nostro Paese, sono contrario perché, ripeto, considero la guerra sempre e comunque una sconfitta per l’umanità.

Esistono certo guerre più o meno giustificate (in punta di diritto internazionale) e la necessità di proteggere le popolazioni soggette alla violenza è senza alcun dubbio una motivazione nobile, ma quando si giunge a dover intervenire con la violenza significa che si è fallito su tutti gli altri fronti, dalla politica all’economia.

Se la comunità internazionale non ha trovato altre vie di pressione su Gheddafi significa che la diplomazia ha clamorosamente fallito. Siamo di fronte a un pazzo, d’accordo, ma allora spiegatemi a che cosa sono servite le imbarazzanti manifestazioni per il suo arrivo a Roma o l’assurda idea di offrire proprio alla Libia la presidenza della commissione ONU per i diritti umani.

Inutile piangere sul latte versato, direte voi, ma è bene secondo me guardare in faccia alla cruda realtà di una politica internazionale che negli ultimi anni non ha saputo far altro che intervenire militarmente per risolvere questioni che non ha avuto modo di affrontare in termini pacifici e diplomatici.

L’opportunismo un po’ spregiudicato di Sarkozy, l’attendismo della Germania, il gregarismo del nostro governo non sono altro che figli della debolezza dell’Europa (chi ha visto e sentito la Ashton?) e della mancanza di coraggio nell’isolare politicamente personaggi come Gheddafi di cui abbiamo immaginato di poterci servire in chiave economica e politica.

Scusate lo sfogo, ma nonostante lo schermo morale dell’ingerenza umanitaria a difesa dei più deboli, continuo a ritenere che la guerra sia una sconfitta e che la vita umana valga più di ogni considerazione di real politik.

Fatte queste considerazioni, dettate dalla mia coscienza, mi auguro almeno che le operazioni belliche siano veloci ed efficaci e che la politica torni in campo in maniera significativa.

 

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