Il tema della pace a Kingston al centro della Convocazione ecumenica internazionale

Kingston (Giamaica) – Con una grande preghiera si è aperta questo pomeriggio a Kingston (Giamaica) la Convocazione ecumenica internazionale sulla pace (International Ecumenical Peace Convocation – IEPC), che vedrà i suoi lavori protrarsi fino al prossimo martedì. Promossa dal Consiglio mondiale delle Chiese, essa vede raccolti nell’isola caraibica un migliaio di persone in rappresentanza di oltre 250 chiese. Un popolo multicolore, anzitutto sotto il profilo delle lingue (predominante è l’inglese, ma vengono ampiamente utilizzati anche il tedesco, il francese e lo spagnolo), quindi delle nazioni e dei popoli. Ma più ancora sotto quello dell’identità e dell’appartenenza cristiana, nella misura in cui l’evolvere del confronto (e spesso dello scontro) delle varie confessioni nel corso dei secoli ha segnato e per molti aspetti continua a segnare differenze tutt’altro che secondarie nella comprensione della tradizione cristiana, dei suoi fondamenti e della sua interpretazione in rapporto alle sfide poste dalla storia. E d’altra parte è anche possibile che le diversità coeriscano e anzi facciano crescere il fascino di un messaggio – quello cristiano appunto – capace di dare risposte sempre nuove alla domande più radicali dell’umanità.

Di tale “popolo ecumenico” la Chiesa cattolica ufficialmente non fa parte, se non attraverso la figura degli osservatori e degli invitati (come chi scrive): questo per motivi antichi e in parte di difficile comprensione, ancor più alla luce di alcune grandi acquisizioni inaugurate con il Concilio Vaticano II. Pur apprezzando senza riserve il movimento ecumenico, infatti, la Chiesa cattolica continua a ritenere di non dovere ovvero di non potere entrare a far parte in maniera organica nel Consiglio delle Chiese. La precisazione di tale scelta costituirebbe l’oggetto di una analisi troppo puntuale, prendendo in considerazione fattori sia di tipo storico (la nascita del movimento ecumenico e del Consiglio delle Chiese, con i rispettivi obiettivi e le corrispondenti specificità) che di tipo dottrinale (la fedeltà al depositum fidei, e dunque il carattere obbligante e non relativizzabili di alcuni punti controversi evidenziati nei principali snodi del percorso storico del cristianesimo), che evidentemente lasciamo ad altra occasione.

Tornando all’evento che si è appena aperto a Kingston, decisivo è il tema: la pace. E, per contrappunto, la violenza, intesa nel senso più ampio come ciò che alla pace si oppone, distruggendola o comunque compromettendo le condizioni in virtù delle quali si possa costruire una convivenza positiva tra le persone e tra i popoli. Del resto, tale tema era da tempo al centro della riflessione del Consiglio mondiale delle Chiese. L’Assemblea generale svoltasi ad Harare nello Zimbawe nel 1998 aveva infatti deciso che l’intero arco di tempo 2000-2010 avrebbe dovuto ricevere l’impronta di un “Decennio per superare la violenza”. Il Comitato centrale del Consiglio delle Chiese, nella sessione del 2001, a Berlino aveva iniziato a scandirne il percorso in maniera più precisa. Infine, la successiva 9° Assemblea generale (Porto Alegre, Brasile, 2006) volle che il “Decennio” si concludesse con l’International Ecumenical Peace Convocation appunto del 2011.

E così siamo all’appuntamento di questi giorni. Quello della pace è un tema di grande attualità e di grande rilevanza. Le armi continuano a farsi sentire in molte regioni del pianeta, spesso con la giustificazione di un’azione imposta dalla difesa dei diritti degli uni contro i soprusi degli altri. La violenza rischia di essere ormai una normalità, mentre la normalità dovrebbe essere costituita dalla pacifica convivenza tra le persone. Non di rado la violenza si annida anche tra le mura domestiche e tra i rapporti di prossimità, e molto spesso vittima dei soprusi sono le persone più deboli, cioè le donne e i bambini: una violenza ancora più odiosa, proprio perché perpetrata ai danni di chi nulla o quasi può per opporvisi.

A fronte di tutto ciò, come ci ammonisce la Parola di Dio? La preghiera d’inizio dell’incontro è stata scandita dalle parole dei salmi 85 e 137. La scena che il profeta pone davanti ai propri occhi è quella nella quale giustizia e pace si abbracciano, in un contesto di prosperità e di fraternità tra tutti i popoli: allora davvero, quando la giustizia sorgerà come il sole mattutino, la stessa terra ne trarrà un beneficio impensabile di prosperità e di felicità. Ma ecco per contrappunto l’immagine malinconica del secondo salmo: le cetre, appese mestamente ai salici di Babilonia, non suonano più. Il ricordo struggente della Terra promessa si mescola con quello di una giustizia ormai smarrita: non può che esserci tristezza nel cuore di un credente che assiste allo stravolgimento dei valori e dei principi. Pace e giustizia sono pressoché scomparse, c’è posto solo per le ruberie, la malvagità, la vittoria del forte e la sconfitta del debole.

Un quadro pessimista? Sì e no. Il dolore per la pace che non riesce a farsi strada, a trovare varchi adeguati si incrocia con i segni di speranza che, magari flebili, comunque esistono. E si incrocia con l’esigente monito della Scrittura, che in nessun caso ci consente di cedere alla rassegnazione. La responsabilità dei credenti si fonde con la responsabilità di ogni uomo e di ogni donna di buona volontà. Il mondo deve rinnovarsi: la Gerusalemme celeste non va attesa solo per la fine dei tempi ma, pur nella consapevolezza che essa è anzitutto dono di Dio, chiede il concorso fattivo di tutti.

All’assemblea è stato ricordato l’esempio di Franz Jägerstätter, un contadino tedesco ucciso a motivo del suo rifiuto di partecipare come soldato alla Seconda guerra mondiale. Arrestato, ricevette in carcere la visita del suo vescovo, il quale cercò di convincerlo a desistere dall’obiezione di coscienza. “Perché vuole fare questo a sua moglie e ai suoi figli?”; al che Jägerstätter replicò: “Eccellenza, lei vuole che io uccida mariti e padri russi?”. Giustiziato nel 1944, è stato beatificato nel 2007.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.