L’appello di Anita e Lisa per il diritto allo studio

Tratto da un’intervista realizzata sul periodico Globalist, riceviamo, e con vivo piacere pubblichiamo, questo significativo contributo del filosofo Antonio Rinaldis, del quale, essendo nostro collaboratore, abbiamo già avuto occasione di ospitare altri articoli.

Due eroine della normalità. Sono Anita e Lisa, le ragazze torinesi che hanno chiesto la riapertura della loro scuola, la Scuola Media Italo Calvino, chiusa per Covid, seguendo per una ventina di giorni le lezioni a distanza sui gradini dell’istituto.
In una intervista per Globalist, realizzata dal filosofo Antonio Rinaldis, molto sensibile ai temi del welfare negato nonché attento, come professore alle istanze degli studenti.
Anita dice che era “arrabbiata, la scuola era chiusa e mi sembrava un’ingiustizia e ho deciso di protestare, anche se ero da sola. Io l’ho seguita quasi subito – aggiunge Lisa – perché siamo amiche e anch’io volevo tornare a scuola”.
Le due studentesse abitano in centro a Torino ma dice Lisa: “pensavo agli invisibili, ai nostri coetanei che vivono nelle periferie, non hanno il computer e neppure una famiglia che li sostiene. Mi sono detta che a quei ragazzi non ci pensava nessuno. É cominciata così”. E da allora questa loro iniziativa ha attirato una qualche attenzione dei media e della politica. Il Ministro dell’Istruzione Azzolina ha chiamato Anita e entrambe hanno partecipato telematicamente a una audizione parlamentare voluta dalla Presidente della Commissione Cultura della Camera, Vittoria Casa a cui hanno ricordato che ci sono molti ragazzi che non riescono a seguire la didattica a distanza, per mancanza di spazi, di strumenti e anche perché le loro famiglie non possono assisterli..
Loro, sottolinea il prof. Rinaldis, non hanno paura a ricordare che “la scuola è prima di tutto un diritto che in questo momento non viene garantito a tutti”, nonostante il rispetto delle norme di sicurezza.
“È evidente che il virus esiste ed è pericoloso – spiega Anita – ma non tutti ne parlano con la giusta misura e così si rischia di alimentare il panico e di fare del terrorismo mediatico.
L’appello di Anita e Lisa è che “le scuole devono essere riaperte al più presto, perché tra noi giovani si sta diffondendo un problema psicologico che pochi prendono sul serio. Si tratta della sindrome della capanna, che è la paura di uscire di casa, come conseguenza della chiusura di tutte le possibilità di avere una vita sociale e umana normale e libera. Per questo non si tratta soltanto di riaprire le scuole, ma anche di uscire dalle nostre zone di comfort per incontrare e incontrarsi, accettando il rischio che la vita, ogni vita porta con sé”.
La sensibilità e la coscienza civile di Anita e Lisa offrono a tutti in questi tempi confusi una grande dimostrazione di saggezza e di capacità di valutazione delle priorità.

(intervista completa su globalist.it)

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