Avanti Savoia! Ma solo con i santi!
Nelle moderne democrazie occidentali, alcuni si interrogano su cosa possano ancora servire, oggi, le monarchie, se non a riempire le pagine di cronaca rosa dei giornali, o quelle equivalenti dei più recenti sistemi di comunicazione sociale. In Italia, la questione è stata risolta col referendum del 2 giugno 1946, quando fu scelta la Repubblica: le compromissioni dei Savoia col fascismo furono una delle cause che determinarono la decisione. Non si può però negare che, per secoli, le case regnanti siano state un pilastro del sistema politico europeo. In questo contesto è noto che i Savoia sono stati la dinastia che ha più a lungo regnato nel continente. Il primo (il presunto capostipite) fu il conte Umberto I, detto Biancamano, che visse intorno all’anno Mille, e l’ultimo fu anche lui un Umberto (II), il cosiddetto “re di maggio” del 1946, per il solo per il mese che precedette la consultazione popolare.
Quello che è, invece, meno o per nulla noto è che essi siano anche il casato nobiliare a cui appartiene il più alto numero di santi e beati provenienti dalla stessa famiglia, infatti, considerando anche tre donne diventate Savoia per il loro matrimonio, la casata annovera due santi, sette beati, tre venerabili, due serve di Dio e molte figure cristianamente esemplari.
L’ultimo libro del giornalista torinese Lorenzo Bortolin: “I Savoia sugli altari. Venerabili, beati, santi, un antipapa e altri testimoni della fede” (edito da Effatà), ne ripercorre le vite e ne ricostruisce le storie, personali, familiari e di costume, oltreché politiche e religiose. La sua ricerca inizia col racconto della marchesa Adelaide (anch’ella vissuta intorno al Mille), considerata beata in alcune antiche cronache medioevali, anche se non è mai stata canonizzata dalla Chiesa, e continua fino ad arrivare allo stesso Umberto II che, negli anni dell’esilio, fu “un esempio di semplicità e di dignità” (forse riscattando così una precedente vita non proprio adamantina). All’interno della narrazione troviamo anche, naturalmente, le biografie dei vari santi e beati che, invece, sono stati effettivamente riconosciuti come tali, tra i quali santa Giovanna di Savoia e i beati Bonifacio e Amedeo.
Il lavoro di Bortolin è una piacevole carrellata tra storia ed aneddoti che, senza voler esprimere giudizi storici o politici sull’operato di quella dinastia, intende soprattutto sottolineare che si può essere cristiani esemplari in tutti gli ambienti, anche tra le regge.
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