Il Partito democratico, la più grande delusione politica in questi ultimi tempi
Periodicamente la politica italiana entra in profonda crisi. Una crisi di credibilità, di identità, di ruolo e di progettualità. Certo, ogni fase storica è caratterizzata da avvenimenti e da accadimenti diff cilmente replicabili e quasi unici. Ma è indubbio che lo spettacolo a cui abbiamo assistito per molte settimane è stato semplicemente inguardabile. E lo confermano gli istituti di sondaggio sulla caduta di credibilità della politica e dei politici. Per non parlare dei partiti che, come tutti sanno, sono ormai o partiti del capo o banali cartelli elettorali destinati unicamente a gestire il potere e organizzare le campagne elettorali. Ma in questo contesto di crisi, condito da opportunismo e trasformismo, figli legittimi del populismo di marca grillina, adesso è arrivata la tradizionale goccia che ha fatto traboccare il vaso. E che, di conseguenza, è destinata a cambiare in profondità lo scenario e la geografia della cittadella politica italiana. Certo, le forze della ex maggioranza a guida giallo/rossa ne escono letteralmente distrutte e fortemente indebolite. Sul partitino personale di Renzi è inutile soffermarsi visto l’ormai nota affidabilità e coerenza politica del suo capo. Sulla prospettiva concreta del partito dei 5 stelle nessuno sa, ad oggi, cosa ci sarà nel futuro. Anche prossimo. L’unica cosa certa è che non è più un partito “anti sistema” essendo abbastanza noto che le preoccupazioni principali da quelle parti – come la concreta esperienza di questi ultimi tempi ha ampiamente confermato – è unicamente quella di conservare il più a lungo possibile il seggio parlamentare e consolidare, dove possibile, i ruoli di potere accumulati. Il Partito democratico, va pur detto, è stata la più grande delusione politica in questi ultimi tempi. E questo perché si tratta di un partito tradizionale, con una discreta classe dirigente e un significativo radicamento territoriale. Anche se ormai la vocazione governista e di potere ha soppiantato qualsiasi altra categoria, senza riuscire a guidare e governare i processi politici in corso. O a rimorchio dei 5 stelle o dedito alla sola conservazione del potere e dei suoi equilibri, non si è minimamente accorto che il quadro politico generale si deteriorava e, soprattutto, aumentava il divario tra le richieste del paese reale e le concrete risposte delle forze di governo. Un divario che ha oggettivamente indebolito il Partito democratico e la sua leadership e, soprattutto, ne ha ridimensionato la sua naturale e sbandierata vocazione riformista e di vero cambiamento. Anche nel campo del centro destra, per la verità, non emerge una grade unità e compattezza anche se, non governando in questa fase, ha meno responsabilità sotto il profilo della ricetta per guidare il paese. Ora, di fronte ad un quadro fortemente deteriorato, la proposta del Presidente della Repubblica di indicare Mario Draghi come futuro Presidente del Consiglio, ha indubbiamente rappresentato uno spiraglio di luce per l’intero sistema politico italiano ma, soprattutto, per ra ff orzare la qualità e l’autorevolezza nella guida del governo del nostro paese. Ma, per fermarsi alla geografia politica, è indubbio che tutto è destinato a cambiare. E, all’interno di questo cambiamento, è abbastanza naturale che decolleranno nuovi soggetti politici e nuovi leader si affacceranno all’orizzonte. Nello specifico, partiti che dovranno colmare un vuoto politico e progettuale. A cominciare da quell’area di centro che in questa confusa fase storica è semplicemente evaporata perché nessuno è stato in grado di interpretarla. Innanzitutto con una adeguata cultura politica accompagnata da una classe dirigente capace di interpretare quell’indole e quella specificità. Un’area che nel nostro paese è sempre stata decisiva non solo perché rappresentava un pezzo di società con relativi e conseguenti interessi sociali, culturali ed ideali, ma anche perché sapeva, nelle diverse fasi storiche, esercitare una concreta ed efficace azione di governo. Ecco, con il profondo cambiamento che subirà la politica italiana dopo il clamoroso fallimento di questa maggioranza di governo giallo/rossa, è abbastanza inevitabile che una soggettualità politica di centro decolli. E questo non solo perché è sempre più indispensabile avere un “partito di centro” ma anche, e soprattutto, perché è necessario per la qualità della nostra democrazia e per una efficace azione gli governo, saper declinare anche una “politica di centro”. Ingrediente che è radicalmente mancato in questa stagione di protagonismi personali, di radicalizzazione della politica e di sola ed esclusiva conservazione del potere.
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