Europa, isola felice
L’assassinio del nostro ambasciatore in Congo, Luca Attanasio, colpito a morte insieme al carabiniere Vittorio Jacovacci, ci ricorda una volta di più come il mondo in cui viviamo sia fortemente segnato da conflitti armati, disgregazione economica ed instabilità politica. L’Africa – con le aree geografiche più povere del pianeta – è anche quello dove questi drammi si concentrano in maniera più evidente. Il continente nero, come ben sappiamo, dispone di immense ricchezze minerarie che fanno gola a tutti ed attorno ad esse è in corso, da decenni, una lotta senza quartiere per il loro sfruttamento. Non poche multinazionali si muovono in quelle regioni, facendo ingenti profitti, con la complicità delle locali classi dirigenti e nell’inerzia dei Paesi occidentali. Nelle prossime settimane si vedrà a cosa approderanno le indagini per far luce sull’accaduto anche se non pare di buon auspicio quel palleggiamento di responsabilità che si è subito messo in moto, seguito peraltro dall’uccisione del magistrato congolese chiamato ad condurre gli accertamenti. Si rischia di non approdare a qualcosa di preciso ed attendibile.
Un po’ quello che sta succedendo – in circostanze diverse, ma sempre in un medesimo contesto di violenze ed intimidazioni – con la vicenda di Giulio Regeni, il giovane studioso friuliano torturato ed ucciso in Egitto perché le sue attività di ricerca disturbavano qualche potente manovratore. Una morte su cui si sta faticosamente cercando di far chiarezza. Resta di certo il fatto che in Congo, come in Egitto, e come purtroppo in troppe altre aree del pianeta il rispetto dei diritti umani è un’autentica chimera. E si può morire, senza troppe difficoltà, sia essendo un importante ambasciatore sia un oscuro ricercatore.
Ben poche, in questo nostro mondo, sono le aree realmente sicure dal punto di vista della libertà, della democrazia e, ultimo ma certo non meno importante, della sicurezza delle persone. Ci si era illusi, dopo la caduta del Muro di Berlino che potesse davvero essere alle porte un’era di libertà generalizzata un po’ ovunque: dall’Europa ex comunista, all’Africa all’America Latina. Trent’anni dopo dobbiamo purtroppo ammettere che così non è stato. E che anzi, da qualche tempo si corre il pericolo di veder sempre più restringersi le aree a piena agibilità democratica.
E’ stato surreale, qualche settimana fa, sentire Matteo Renzi – un ex presidente del Consiglio e non uno sprovveduto qualsiasi – magnificare l’Arabia Saudita quando invece è ben noto a tutti che si tratta di uno degli Stati più oppressivi del mondo dove i diritti umani sono quotidianamente calpestati. Parlare di un “Rinascimento saudita” per uno dei Paesi più tirannici del pianeta è qualcosa che rimarrà negli annali della peggior superficialità politica.
E questo senza contare la recente deriva autoritaria della Birmania, quella meno recente della Turchia e quella ancor più micidiale della Russia di Vladimir Putin, dove il dissenso si paga sempre con il carcere. Sullo sfondo si staglia poi la Cina, immensa dittatura che al capitalismo più selvaggio unisce i peggiori metodi del totalitarismo comunista. E potremo continuare questo elenco per ancora parecchio, osservando che davvero ben pochi sono i luoghi dello Stato di diritto.
Tra questi vi è l’Europa e proprio questa nostra fondamentale peculiarità dovrebbe spingerci ad accelerare il cammino verso una più profonda integrazione politica, economica e sociale. Certo, nel vecchio continente le differenze non mancano. Persino la lingua è un ostacolo col paradosso che quella assunta per accomunarci è anche quella di un Paese che è appena uscito dall’Unione
Però è quando siamo fuori appena dai confini europei che veniamo a scoprire quanto le nostre vecchie nazioni, al di là delle tante differenze, siano in fondo simili l’una all’altra. Quando si è al Cairo come a Kinshasa, a Pechino come a Ryad diventa davvero evidente che la vecchia Europa è davvero un’altra cosa. E che Roma, Stoccolma, Budapest o Parigi sono, a ben vedere, semplici parti di uno stesso mondo: quello del rispetto della persona umana e della piena tutela dei suoi diritti. Valori che solo con l’unione potremo meglio preservare, avendo poi ben chiaro che sono innanzi tutto gli Stati Uniti i veri alleati su cui contare, in un futuro nel quale la sfida autoritaria potrebbe diventare ancora più incombente.
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