Raffaella Carrà: regina del piccolo schermo
Raffaella Carrà non lavorava in televisione, era la televisione. Un po’ come, sul versante maschile, lo è stato Mike Bongiorno. In questi lunghi decenni la Raffa nazionale è stata capace di reinventarsi ogni volta in mille ruoli diversi. L’abbiamo vista, e ammirata, nelle vesti di presentatice, soubrette, ballerina, cantante, intrattenitrice. Ogni volta lo stesso garbo e la stessa eleganza.
Nata a Bologna nel 1943, Raffaella Pelloni, in arte Carrà, nel composito mondo dello spettacolo – dove esordì ragazzina – ha fatto davvero di tutto. E’ stata dietro la cinepresa, ha calcato i palcoscenici teatrali, per approdare in quella televisione che l’ha consacrata come diva di prim’ordine. Un star televisiva divenuta famosa grazie alle due Canzonissime 1970 e 1971, presentate assieme a Corrado.
Da quel momento per quella ragazza dal perenne caschetto biondo è l’inizio di una lunga e straordinaria carriera giocata su una simpatica levità e su una non comune capacità di stare con il pubblico. Sono gli anni del mitico Tuca Tuca (famosa la scenetta con Alberto Sordi), di “Mille luci” con Mina, e la grande novità di un programma condotto da due donne. Gli anni delle sue canzoni più riuscite a partire dalle indimenticabili “Ballo, ballo” e “Tanti auguri”, con quel ritornello “Come è bello far l’amore da Trieste in giù” rimasto impresso nella memoria di tutti. Un crescendo di popolarità che la portò ad essere per decenni tra i personaggi più graditi ed amati dal grande pubblico.
Poi, più avanti ancora, passò all’intrattenimento, al dialogo con i telespettatori dando vita a programmi di successo come “Pronto Raffaella” o “Carramba che sorpresa”, tra giochi a sorpresa, siparietti umoristici ed interviste a personaggi di ogni genere. Una grande professionista che ha saputo misurarsi ed avere successo anche all’estero, in Spagna soprattutto. Artista d’eccezione ma anche donna di notevole spessore umano come testimonia il sostegno in prima persona alle adozioni a distanza e che con il programma “Amore” coinvolse migliaia di famiglie italiane.
In questi giorni vi è chi l’ha buttata anche sul socio-politico, indicandola come protagonista della trasgressione, antesignana della liberazione sessuale per trasformarla addirittura in un’ icona dei gay. Sarà, ma pare arrischiato, e forse persino un po’ ridicolo, addentrarsi con troppa sicumera in certi discorsi. Si finisce per incasellare dietro etichette riduttive e parziali, magari quelle che fanno più comodo, una grande donna di spettacolo il cui talento espressivo le consentiva di muoversi in piena libertà e fantasia.
Degli artisti va ammirato il talento senza troppi retro pensieri e di certo Raffaella Carrà può venir salutata come un’artista di levatura straordinaria, una protagonista della nostra televisione e non solo. E se la si considera la regina del nostro piccolo schermo non si è certo lontani dal vero.
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