Francia: Macron rieletto

Emmanuel Macron con il 58 per cento dei voti, contro il 42 della sua rivale Marine Le Pen, viene riconfermato all’Eliseo per un secondo mandato. Questo l’esito – una bella vittoria senza dubbio – del ballottaggio delle presidenziali francesi, segnate da un forte astensionismo che ha toccato il 28 per cento. Macron ha ricevuto in larga misura il sostegno di chi al primo turno si era schierato con Jean-Luc Melenchon. Ha funzionato meglio di quanto si potesse prevedere l’appello del leader della France insoumise che aveva invitato i suoi elettori a non fornire neanche un voto alla Le Pen che comunque ottiene un risultato di tutto rispetto. Mai raggiunto prima dall’estrema destra.

La vittoria di Macron fa tirare un sospiro di sollievo a chi temeva un successo lepenista che avrebbe certamente messo in discussione il ruolo della Francia nella costruzione europea. Europa a parte è però evidente che questo secondo mandato dovrà tener conto della generale insoddisfazione presente nell’Esagono su molteplici temi a cominciare da quello decisivo del potere d’acquisto. Questione che è stata minimizzata dall’Eliseo e che il rincaro dell’energia ha reso ancora più acuto.

Altro punto di frizione è la volontà macroniana di innalzare l’età pensionabile a 65 anni: un progetto contrario a qualsiasi minima equità sociale. Ci sono infatti delle persone che hanno iniziato a lavorare a 17-18 anni che rimarrebbero attivi per ben 47 anni (e per di più si tratta di coloro che svolgono attività più faticose e meno remunerate), mentre a fronte di questa categoria tanto penalizzata vi sarebbero quelli che hanno potuto studiare e sono entrati nel mondo produttivo a 25 anni. A costoro basteranno 40 anni di lavoro per accedere alla pensione. C’è dunque qualcosa che stride in questa impostazione e non è certo necessario essere tifosi di Melenchon per rilevarne l’ingiustizia che vi è sottesa. Nessuno dubita che occorra salvaguardare i conti del sistema previdenziale ma per conseguire gli equilibri di bilancio si scelga un’altra strada. Non è immaginabile che a rimetterci siano sempre le fasce più deboli.

Ma mettiamo da parte le urgenze dell’agenda politica per fare qualche ulteriore riflessione sul risultato elettorale. Erano vent’anni che un presidente non veniva riconfermato. L’ultimo fu Jacques Chirac nel 2002 sospinto da una valanga di voti in un duello contro Jean-Marie Le Pen, padre dell’attuale candidata del Rassemblement national. A ben vedere però l’ultima rielezione davvero significativa fu quella, proprio contro Chirac, ottenuta da François Mitterrand nel 1988. Infatti sia lo stesso Chirac nel 2002 sia Macron venti anni dopo hanno vinto avvalendosi del pieno sostegno degli elettori di sinistra intenti a sbarrare la strada all’estrema destra. Per Mitterrand fu diverso.

Conquistò infatti il secondo mandato contro un contendente, Chirac per l’appunto, che essendo collocato sul centro-destra e non su posizioni estreme aveva molte probabilità di accedere all’Eliseo (e infatti ci arrivò sette anni dopo). Una vittoria, quella mitterrandiana, frutto dell’esplicita adesione degli elettori al suo programma e non un voto in buona parte concesso per impedire l’ascesa di un candidato ritenuto pericoloso per la tenuta democratica.

Al di là di tutto il successo di Macron resta indiscutibile. Saggezza vuole però che nelle sue future scelte politiche il Presidente rieletto tenga in qualche modo conto dei tanti consensi giunti da sinistra al solo scopo di bloccare la Le Pen. Altrimenti verrà un giorno che più nessuno sceglierà il “male minore” e grazie alle urne deserte l’estrema destra entrerà per davvero all’Eliseo.

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