Il capro espiatorio, qualcuno sbaglia bersaglio
Non varrebbe veramente la pena di occuparsi delle nuove ingiurie scagliate dal “Giornale” di casa Berlusconi, per la penna di Mario Giordano e Magdi Allam, contro il cardinale Dionigi Tettamanzi: bastano e avanzano le risposte del direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio e della redazione di “Famiglia cristiana” a definire il profilo politico e morale di simili volgarità.
E tuttavia, non si può non rilevare come l’intensità di questi attacchi riveli come nella destra italiana, se di matrice berlusconiana o leghista ha poca importanza, vi sia ormai una prevalente linea di pensiero che considera come acquisito e quasi doveroso il consenso dei cattolici, a partire dalla Gerarchia, nei confronti delle proprie posizioni politiche, al punto da percepire con un’intollerabile offesa ogni voce dissonante o presunta tale.
Perciò, anche a seguito di una cocente disfatta come quella delle elezioni amministrative del maggio scorso, di cui Milano è stata l’epicentro, alcune brevi considerazioni dell’Arcivescovo in margine al discorso ai cresimandi del 2 giugno sono state stravolte in una dichiarazione di pieno sostegno al nuovo Sindaco Giuliano Pisapia , arrivando addirittura, come ha scritto Tarquinio, a far finta di non aver letto la cronaca che lo stesso “Giornale” aveva dedicato all’evento in cui si dava conto della sua evidente dimensione ecclesiale.
La stessa insistenza su alcuni aspetti del programma di Pisapia , estremizzati anch’essi fino alla caricatura, e sulla loro inaccettabilità per i cattolici, sembra mascherare a malapena il vero punto dolente, ossia la perdita di una cospicua rendita di potere collegata al controllo di Palazzo Marino, che coinvolge sia le forze politiche di destra, sia i gruppi di potere ad essi collegati sia taluni soggetti che si muovono all’impervia frontiera fra la dimensione ecclesiale, politica ed affaristica.
Per non parlare poi della lezioncina di teologia spicciola che il “convertito” Allam non si priva di impartire all’Arcivescovo di Milano spiegandogli che la massima evangelica “ama il prossimo tuo come te stesso” va letta mettendo l’accento sulla seconda parte, e dimenticando che essa significa accogliere e riconoscere pienamente l’altro nella sua dimensione umana, perché, come ha più volte spiegato il card. Tettamanzi, l’Italia e l’Europa mostrano di aver reciso le proprie radici cristiane proprio quando dimostrano l’incapacità di scelte davvero evangeliche quando si tratta non di appendere crocifissi ma di tutelare vite umane.
Ma se proprio i giornalisti di destra vogliono trovare un responsabile, un capro espiatorio, per la disfatta milanese e per tutte le altre, forse dovrebbero seguire il consiglio di un loro collega per nulla di sinistra come l’inviato della “Stampa” Michele Brambilla, che in un commento a caldo ai risultati elettorali spiegava due cose. La prima è che il cosiddetto “caso Ruby”, e tutte le altre spiacevoli vicende di questo tipo che coinvolgono il premier e la sua corte hanno inciso nel giudizio delle persone comuni, e molto. Le stesse dotte disquisizioni dei difensori più o meno d’ufficio della separazione fra la vita privata e le scelte nella vita pubblica non reggono, ed anzi su queste arriva nettissimo il giudizio di un altro commentatore anch’esso difficilmente ascrivibile alla sinistra come Joaquin Navarro – Valls, membro numerario dell’Opus Dei, psicanalista, giornalista e per vent’anni sommo spin doctor di Giovanni Paolo II. In un articolo su “Repubblica” del 24 maggio scorso, prendendo le mosse dal caso Strauss-Kahn, Navarro sviluppava considerazioni più generali osservando che: “Il cosiddetto aspetto privato è diverso da quello pubblico e professionale, ma non appartiene ad un’altra persona, bensì alla stessa, la quale – similmente alle altre- deve mirare all’unità d’azione del proprio essere. Perciò, malgrado ogni retta concentrazione per evitare il moralismo , è chiaro che la vita privata di un uomo mi dice moltissimo sul suo essere affidabile o meno dal punto di vista pubblico. A meno che non consideriamo il lavorare una semplice mansione e il governare nulla altro che un potere assoluto, sottraendoci, in tal modo, definitivamente a qualsiasi valutazione antropologica del protagonista al di fuori del relativo e partigiano interesse”.
Il secondo rilievo di Brambilla riguarda la qualità intellettuale ed umana dei portavoce che Berlusconi si è scelto in quest’ultima fase, e le argomentazioni ed i modi da essi utilizzati: anche gli imperdonabili e volgari attacchi nei confronti della Chiesa ambrosiana rientrano in pienezza in questa casistica, perché gli elettori hanno dimostrato di essere ormai insofferenti alla sguaiatezza di tono e di contenuto di certi propagandisti, che hanno nuociuto in modo devastante alla causa della destra.
Un ultimo rilievo. Quasi tutti coloro che negli ultimi tempi si sono distinti nelle accuse al card. Tettamanzi hanno alluso al suo prossimo ritiro e alla nomina del nuovo Arcivescovo come all’arrivo di una sorta di castigamatti che compirà le vendette che a loro stanno tanto a cuore. E’ un modo ben meschino e protervo di intendere la vita ecclesiale da parte di persone che in molti casi si dicono credenti.
I cattolici milanesi, in particolare i fedeli laici,ma aspettano il loro nuovo Vescovo nello spirito in cui hanno accolto i suoi predecessori, come colui che li dovrà confermare nella fede e guidare nella dottrina, sapendo nello stesso tempo che le scelte temporali sono interamente in mano a loro, che sono persone adulte e non bambini impressionabili.
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