È l’ora della pace. Per chiederla la manifestazione di sabato 5 novembre

Il conflitto militare in Ucraina ha dimostrato ancora una volta la tragica inutilità della guerra a dirimere le controversie internazionali, lasciando un cumulo di distruzione e di morte che ha complicato ulteriormente le cose anziché risolverle. La guerra scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina sta diventando sempre più distruttiva. Nelle ultime settimane le operazioni militari si sono ulteriormente intensificate prima dell’arrivo del rigido inverno sarmatico. Ed in più hanno esposto il mondo intero al rischio di una ecatombe nucleare, oltre ad avere già compromesso drasticamente l’economia degli stati europei e abbassato sensibilmente il tenore di vita degli europei. Per questo è venuto il momento di dire basta all’uso delle armi.
La manifestazione nazionale indetta a Roma per sabato prossimo 5 novembre dalla rete Europe for Peace, alla quale hanno aderito tante sigle politiche, associative, sociali, offre una grande occasione per affermare le ragioni della pace contro la follia della guerra. Gli obiettivi della manifestazione risultano chiari e ben ponderati. Si chiede che l’Italia, i Paesi membri dell’Unione Europea, l’Onu si muovano per aprire un negoziato che fermi l’escalation e ottenga l’immediato cessate il fuoco. Le finalità della manifestazione per la pace non danno adito ad alcuna ambiguità.
Gli organizzatori, apolitici e apartitici, affermano. “Condanniamo l’aggressore, rispettiamo la resistenza ucraina, ci impegniamo ad aiutare, sostenere, soccorrere il popolo ucraino, siamo a fianco delle vittime”. Con l’aggiunta da pacifisti nonviolenti: “Siamo con chi rifiuta la logica della guerra e sceglie la nonviolenza” a sostegno dei molti obiettori di coscienza su entrambi i fronti.

Questa manifestazione recepisce tre esigenze che sono al centro delle preoccupazioni nella comunità internazionale. La prima è quella di rivolgere un deciso appello alle parti in causa, stato invaso e stato invasore, a un immediato cessate il fuoco e all’apertura di negoziati in vista di una conferenza di pace, nella consapevolezza che la prosecuzione della guerra allontana, e non avvicina, la soluzione del conflitto.
La seconda esigenza, sulla quale ha richiamato l’attenzione in particolare S.S. Papa Francesco, è quella di riconoscere che la pace si fa con il Nemico, si deve dialogare con l’altra parte al fine di ricondurla a più miti consigli. E il nemico è quello dato dalla storia, così com’è, non quello che si vorrebbe che fosse.
La terza esigenza è quella di fermare al più presto il conflitto per evitare che possa allargarsi ulteriormente e per evitare che si possa passare dall’impiego di armi convenzionali a quelle atomiche. Non va lasciato nulla di intentato per scongiurare il rischio di un olocausto nucleare.

Sono molte le sfide che assillano l’umanità. Anche questa guerra per procura combattuta in Europa, non dissimile dai tanti altri focolai di conflitto in corso nel mondo, rende più difficile il percorso verso lo sviluppo sostenibile, privando gli stati di risorse essenziali per combattere la fame, la povertà, la disuguaglianza sociale e promuovere lo sviluppo e la ricerca in particolare di nuove forme di energia, pulita e a buon mercato, di cui il mondo necessita per uscire dall’attuale crisi, non riducendo il consumo di energia, necessaria alla vita e all’economia, bensì puntando su nuove fonti meno inquinanti e accessibili alle disponibilità finanziarie di famiglie e imprese.
Gli obiettivi della manifestazione per la pace del 5 novembre danno sostegno a obiettivi e auspici formulati in molte occasioni anche a livello istituzionale da diversi da capi di stato e di governo, per cui l’adesione di tutti quei soggetti che hanno a cuore la pace appare non solo opportuna ma anche in un certo senso addirittura scontata.

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