“I Vespri siciliani” inaugurano LaScala.tv, nuova piattaforma web tv di dialogo col pubblico
L’opera di Verdi, magistralmente diretta da Fabio Luisi, torna sul palcoscenico della Scala, ma lo spettacolo delude
di Alessandro Mormile
La notizia importante è che il Teatro alla Scala apre, con LaScala.tv (www.lascala.tv), un nuovo canale di comunicazione col proprio pubblico, diretto agli appassionati che già conoscono e frequentano il Teatro e che avranno l’occasione di tornare sugli spettacoli già visti, recuperare quelli persi e accedere a contenuti di approfondimento; al pubblico globale che per ragioni di distanza non sempre può raggiungere Milano ma desidera conoscere la programmazione ed entrare nella famiglia scaligera si presenta dunque una occasione preziosa. Si tratta di un canale rivolto anche ai giovani e alle Scuole che attraverso l’opera in video e i contenuti dedicati avranno strumenti per avvicinare con facilità e naturalezza un immenso patrimonio artistico che fa parte della storia e dell’identità collettiva del nostro Paese.
La nuova piattaforma streaming si è inaugurata con la diretta della quinta rappresentazione de I Vespri siciliani di Verdi, titolo che è tornato sul palcoscenico scaligero dopo ben trentaquattro di assenza, da quando fu Riccardo Muti a dirigerlo per l’inaugurazione della stagione 1989-1990.
Oggi questa complessa partitura verdiana, proposta nella versione in italiano come già fece Muti (è noto che invece nacque per le scene parigine in lingua francese), viene sfrondata alla Scala dei ballabili e addirittura è eliminato il coro festoso ad apertura dell’ultimo atto, che inizia pertanto direttamente con il bolero di Elena.
Al maestro Fabio Luisi, vero protagonista di questo nuovo allestimento, interessa offrire una visione di salda concentrazione drammatica per un’opera dove i conflitti privati e i sentimenti profondi dei personaggi si intrecciano con ragioni politiche sullo sfondo della storica rivolta dei vespri siciliani a Palermo contro la dominazione francese, colorando la vicenda di tinte patriottiche. Luisi, da subito, a partire dalla Sinfonia, mostra di dare rilievo accentuato al dramma, raccontato con sonorità vivide, accese, trascinanti. Il suo è un Verdi risorgimentale, vigoroso e ricco di impeti, ma anche capace di piegarsi a sottolineature liriche nelle quali l’affermato maestro, una delle bacchette italiane più colte e versatili del nostro teatro musicale, mostra sensibilità di tratti e fraseggi accuratissimi in rapporto alla teatralità di una concertazione assai meditata.
Ed è un peccato che, all’opposto, il nuovo allestimento di Hugo De Ana attualizzi monocromaticamente (anche nei costumi) la vicenda mostrando un mondo bellico grigio e scuro, che priva l’opera di ogni riferimento alla sicilianità, evocata solo di quando in quando con Madonne incoronate o simboli religiosi rubati da un mondo dove la guerra ha distrutto tutto, tradizioni e ricordi, e dove un cavaliere e la morte, con riferimento cinematografico esplicito al film di Ingmar Bergman Il settimo sigillo, giocano a scacchi, ad apertura di sipario, come a ricordarci il tragico destino d’incertezza che pesa sui siciliani. I personaggi vengono come schiacciati, spersonalizzati in un contesto visivo che mostra scene metalliche in continuo movimento, a loro modo macchinose e grandiose, ma del tutto decontestualizzate da una visione registica che si limita ad offrire un mortifero decoro scenico senza costruire i personaggi, abbandonati a se stessi sulla scena.
L’anima, come detto teatralissima e ricca di contrasti della bacchetta di Luisi regala invece ottime opportunità ad un cast nell’insieme eccellente.
Marina Rebeka è una Elena di grande classe vocale. Inizia in sordina, soprattutto quando l’incisività degli accenti e la tessitura grave la mettono, se non alla prova, certo dinanzi ad una vocalità per lei ai limiti. Ma le indubbie qualità timbriche e la capacità di piegare la voce in “Arrigo! Ah, parli a un core” in belle note filate le concedono di disegnare il coté lirico del personaggio con una musicalità e una pastosità di suoni che sarebbe ingiusto non riconoscerle, a conferma che si è pur sempre dinanzi ad uno dei migliori soprani dei nostri tempi, come ha ben confermato in questa occasione scaligera, imponendosi da par suo anche nel difficile bolero “Mercé, dilette amiche” del quinto atto.
Al suo fianco si ammira il Guido di Monforte ben sfaccettato di Luca Micheletti, che è un artista a tutto tondo prima ancora che voce autenticamente verdiana; finisce tuttavia per diventare tale al momento in cui ne prende coscienza attraverso una ricchezza di intenzioni espressive atte a far dimenticare quanto la voce, per quanto bella, brunita e pronta anche a piegarsi ad un canto sfumato, non abbia il peso specifico richiesto quando sfoga in acuto. Eppure controlla mirabilmente il suo strumento e lo utilizza saggiamente, dosando i mezzi al punto che l’intelligenza dell’interprete prevale su ogni ragione, anche vocale, rendendolo quindi un baritono artisticamente sempre interessante.
Il basso Simon Lim, nei panni di Giovanni da Procida, mostra gusto, morbidezza di suoni e si segnala per la professionalità di una resa scenica di tutto rispetto, ma nulla di più.
Chiamato a sostituire l’indisposto Piero Pretti, nei panni di Arrigo, Matteo Lippi è stata la sorpresa di questa serata del 14 febbraio. La sua voce, di schietto tenore lirico, da subito appare guardinga, ma non fa mancare via via coraggio ed arditezza ad una parte che si sa massacrante per qualsiasi tenore. Lippi giunge all’appuntamento del quarto atto fresco e concentrato, supera ogni ostacolo vocale, anche in acuto, e regala una prova che dovrebbe garantirgli quella fiducia da parte dei teatri italiani per una sua maggiore presenza sulle scene nostrane dopo una carriera di tutto rispetto svolta per ora soprattutto su importanti palcoscenici europei.
Ottimi i ruoli di contorno, così come sempre eccellentissimo il supporto dell’Orchestra e di un Coro, quest’ultimo istruito da Alberto Malazzi, che da sempre sono orgogliosa carta vincente della qualità scaligera.
Al termine della serata acclamazioni per tutti.
Lascia un commento