La famiglia Brics
I Brics come una famiglia, attraverso il linguaggio dell’arte. All’inaugurazione della mostra sull’arte dei Brics gli ambasciatori dei 10 Paesi membri concepiscono il gruppo come una comunità, unita nella diversità.
La mostra “La Russia e i Paesi BRICS nella sfera della cultura: l’arte nuova del nuovo mondo”, inaugurata Il 3 ottobre 2024, presso Casa Russa a Roma, costituisce un viaggio attraverso la cultura per la costruzione di un modello di relazioni internazionali più adeguato al nostro tempo. Le opere, realizzate in periodi storici e con tecniche varie, spaziano dalla pittura contemporanea a quella tradizionale, affrontando temi universali come la famiglia, la fede, l’ambiente e il rapporto tra l’uomo e la società. Fra le opere esposte, si possono ammirare sculture cinesi degli anni ’90, dipinti “Warli” e “Pichwai” dell’India, scene di vita etiope, le opere di Sergej Sapozhnikov, artista russo che esplora il ruolo della fotografia nell’arte contemporanea.
La mostra d’arte dei Paesi Brics costituisce la prima iniziativa in Italia promossa dai Brics dopo l’allargamento a dieci Stati. La cerimonia di inaugurazione ha visto la partecipazione del corpo diplomatico dei Paesi aderenti, mentre la collezione esposta (fino al 31 ottobre, in piazza Cairoli, 6) presenta opere di artisti contemporanei provenienti da Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti.
Questa iniziativa congiunta dei dieci Stati Brics si colloca nel quadro delle numerose iniziative – in Russia, negli altri Brics e nel mondo – della presidenza di turno russa dei Brics, in tutti i settori (dall’agricoltura alle nuove tecnologie, dai sistemi fiscali a quelli educativi e sanitari, ai media e alla moda, dal governo delle metropoli allo spazio, solo per citarne alcuni) in preparazione dell’ormai prossimo XVI Vertice Brics, che si terrà a Kazan, in Russia, dal 22 al 24 ottobre prossimi.
Come ha affermato l’ambasciatore russo in Italia, Alexey Paramonov, “già adesso la composizione dei Brics è in grado di riflettere l’enorme ricchezza che caratterizza la civiltà umana. Perché dopotutto, ciascun Paese è unico al mondo in virtù della sua cultura, dei suoi capisaldi fondamentali, del suo retaggio e dei suoi valori. Il dialogo e l’interazione tra le culture di popoli diversi rappresentano un potente vettore di sviluppo per la nostra civiltà”.
Ed è proprio la sintonia con la quale si sono espressi gli ambasciatori dei Paesi membri, pur nella loro grande diversità di culture, di storia, di lingue e di sistemi economici e politici, a rappresentare il dato saliente dell’incontro romano. Gli ambasciatori BRICS hanno sottolineato tutti la necessità di sentirsi comunità. O come ha affermato l’ambasciatore cinese in Italia Jia Guide, con una metafora tratta dalla saggezza popolare, così come “il sapore di una minestra si ottiene combinando ingredienti diversi, la bellezza dell’umanità sta nel conseguire l’unità nella diversità”, sentendosi “come una famiglia”.
“Questo è forse l’aspetto di maggior rilievo”, ha commentato a margine della cerimonia inaugurale il prof. Marco Ricceri, coordinatore del Laboratorio Brics dell’Eurispes, uno tra i primi think tank in Europa a riservare sistematica e costante attenzione allo studio di questa nuova associazione internazionale, secondo il quale “ci deve interpellare tutti il fatto che i Brics inizino a concepirsi come una famiglia. Ciò vuol dire”, prosegue il prof. Ricceri, “che attraverso il dialogo critico, come scriveva l’indimenticabile sindaco di Firenze Giorgio La Pira a Paolo VI in un contesto internazionale, quello degli anni sessanta dello scorso secolo, altrettanto teso come l’attuale, è possibile superare i contrasti. Ma per fare questo è necessario che i mondi diversi nel presente si sforzino innanzitutto di conoscersi meglio e di rispettarsi vicendevolmente”.
Si tratta di assumere tutti, Occidente, Brics e le altre importanti organizzazioni internazionali che sono divenute protagoniste nel panorama globale, l’atteggiamento giusto per costruire un nuovo ordine internazionale multilaterale, facendo quelle riforme richieste dai cambiamenti profondi che sono avvenuti nel mondo in questo secolo, con i mezzi della politica e della diplomazia, in alternativa alla via della forza, riconoscendo ogni parte le proprie responsabilità per il superamento dei conflitti ancora in corso.
Anche in Occidente ci sono promettenti segnali di attenzione al dialogo, come quelli che da sempre manifesta il Papa, ma pensiamo anche al discorso del presidente francese Emmanuel Macron al recente Forum per la pace di Parigi della Comunità di Sant’Egidio, nel quale il capo dell’Eliseo ha riconosciuto la necessità di non poter pensare di dare ai nostri nipoti un ordine internazionale che era stato costruito per i nostri nonni.
La via della cultura e dell’arte indicata dagli ambasciatori dei Brics, in una delle culle di civiltà come Italia, costituisce uno dei modi per cercare soluzioni razionali e praticabili a problemi contemporanei che talora rischiano di apparire insormontabili.
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