Il governo del territorio per un futuro interconnesso

Un mese fa, il 22 settembre 2024 l’Onu adottava il Patto per il Futuro. Pubblichiamo una sintesi dell’intervento di Gianni Bottalico, presidente di Connect-Italia al seminario “Patto ONU per il Futuro: persone, comunità, territori in un mondo interconnesso”, svoltosi il 22 ottobre 2024.

Un mondo irreversibilmente interconnesso

Connect-Italia è una associazione sorta appena all’inizio di questi anni venti del secolo per contribuire a riconnettere persone e territori, anche attraverso un buon uso delle nuove tecnologie, un uso umanistico, volto al rafforzamento delle relazioni e dei legami fra persone, territori, comunità, istituzioni. A tutti i livelli, nella convinzione che la connessione sia una categoria universale e insieme costitutiva dell’esperienza umana e del mondo.
Appare essenziale accrescere la consapevolezza che il nostro agire locale, se ben orientato, può divenire un piccolo tassello di un progetto più ampio, volto a realizzare le riforme di cui l’instabile mondo attuale necessita con urgenza. E di converso esser consapevoli che nessun progetto particolare, per quanto aderente alle necessità di un territorio, può sentirsi non soggetto ai rischi e alle opportunità che si manifestano su scala globale.

Il Patto Onu per il Futuro come bussola

Il Patto Onu per il Futuro definisce l’orizzonte verso cui procedere. Questo impegno delle Nazioni Unite, delle organizzazioni internazionali (vecchie e nuove), degli stati a costruire risposte politiche per gestire e superare le molteplici crisi in atto, implica un implicito riconoscimento della strutturare e incomprimibile interconnessione che lega i destini delle persone, delle società e dei popoli.
In fondo ciò che sta avvenendo in questa fase storica non sembra esser privo di somiglianze con un processo che già si era verificato nella società europea nel secolo scorso. Come nel Novecento si è assistito, per effetto anche dell’industrializzazione e del progresso tecnologico, all’entrata in società di ceti sociali popolari da sempre ai margini, e si sono dovute riformare le istituzioni politiche per sancire il riconoscimento di diritti politici e sociali insieme a quelli universali derivanti dalla dignità della persona umana, così nella fase attuale stiamo assistendo ad una rapida e più piena entrata nella società globale di popoli, stati e culture che si stanno affrancando dalle diverse cause che ne rallentavano lo sviluppo. Anche in questo caso si pone la necessità di riforme che garantiscano una equa rappresentanza nelle istituzioni politiche ed economiche globali a tutti i soggetti istituzionali in cui è articolata la famiglia umana. Ecco, dunque, la centralità delle Nazioni Unite nel realizzare un nuovo multilateralismo adeguato al nostro tempo, in grado di aggiornare e in alcuni aspetti anche di andare oltre quello instauratosi ottant’anni fa. Un traguardo per il quale tutti possono dare il proprio il contributo, se si assume come irreversibile, quale che sia il livello in cui si opera, il dato che il mondo ha raggiunto un tale grado di interconnessione da cui risulta impensabile e temerario prescindere, senza correre il rischio di far pagare alla nostra generazione e a quelle future un prezzo insostenibile.

L’Europa sociale

L’Europa è la patria comune in cui costruire il nostro contributo a un nuovo multilateralismo. È auspicabile che le istituzioni europee, con il parlamento da pochi mesi rinnovato e la nuova Commissione Europea che sta per insediarsi, sappiano attuare quegli interventi nei vari settori capaci di rendere l’Unione Europea un soggetto adeguato alle sfide da affrontare, e di farle assumere quelle dimensioni che le consentano di essere comparabile con gli altri protagonisti sulla scena globale, anche recuperando i ritardi già accumulati nei confronti di altre regioni del mondo.
Sul piano interno in questa fase di transizioni risulta particolarmente necessario il rilancio dell’Europa sociale. Si è avviato un percorso che vede protagonisti i territori, e che riporta in primo piano la necessità di potenziare la connettività e l’integrazione negli e fra gli stati membri anche nell’ambito del lavoro e del welfare.

Persone, territori, democrazia

Una cultura dell’interconnessione senza confini, che si proietta su ogni ogni livello di governo, si crea innanzitutto a partire dalle comunità locali. Facendo conoscere, valorizzando, mettendo in rete tutti quei progetti e buone pratiche che rinnovano e rendono maggiormente reciproco e interdipendente il rapporto fra città e aree interne o insulari, fra centro e periferia nelle città. In questo impegno si colloca la ragione sociale di Connect-Italia, in collaborazione con tutte le realtà associative e i corpi intermedi che condividono questo scopo.
Si tratta di operare, nello spirito dell’articolo 3 della Costituzione, per fare in modo che le caratteristiche dovute a diversi contesti territoriali e sociali, costituiscano sempre più una ricchezza anziché un ostacolo al pieno sviluppo della persona umana, accrescendo la coscienza della reciproca interdipendenza. Per questo i progetti di rafforzamento di legami e di connessione sui territori devono puntare a coinvolgere la comunità nel suo insieme e non solo degli interlocutori specifici.

Agire per riattivare dei legami, per coinvolgere chi si sente escluso, per capire le ragioni di chi si esclude, risulta quantomai necessario in una fase caratterizzata dal declino della classe media e dalla crisi della partecipazione alla vita democratica.
È compito di tutti, come singoli cittadini e come associazioni, operare in modo da superare le ragioni della crisi della partecipazione non solo al voto ma alla vita democratica. Da parte di Connect-Italia vi è la convinzione che operare sui territori per ricostruire e potenziare legami e connessioni fra persone e comunità costituisca nel contempo un contributo concreto ed efficace al superamento della crisi della democrazia.

Il percorso di Connect-Italia

Con questo incontro, e grazie all’importante contribuo al dibattito offerto dai nostri ospiti e interlocutori, a cui va il nostro profondo ringraziamento, abbiamo avviato un percorso di riflessione e approfondimento che svilupperemo attraverso il contributo di tutti, a partire dalle competenze interdisciplinari del Comitato Strategico dell’associazione. Il livello della discussione di questo seminario, che rimarrà disponibile in Rete, costituisce una preziosa occasione di aggiornamento e approfondimento sui cambiamenti globali che impattano sulla vita quotidiana e sui territori. Idee e temi che intendiamo offrire come contributo alla riflessione di tutti coloro che sono interessati, in particolar modo a dirigenti e quadri del mondo dell’associazionismo, del terzo settore, del sindacato, del volontariato, agli amministratori degli Enti Locali, a tutte le forze politiche e sociali.
Siamo convinti che la via maestra per comprendere e governare il cambio di epoca a cui stiamo assistendo, sia quella della conoscenza e del dialogo. Conoscere di più popoli, culture, sistemi organizzativi, sociali e politici degli altri continenti, e conoscere di più ambienti sociali e territori, a noi contigui, ma non sempre vicini. Perché ogni diversità arricchisce la comunità umana, e quando la conoscenza prevale sui pregiudizi, il dialogo, anche critico ma sempre rispettoso, può rivelarsi proficuo.
Nella prospettiva a cui guardiamo, che è quella del Patto Onu per il Futuro, inteso – come ha affermato il Segretario generale António Guterres – come un passo avanti verso un multilateralismo più efficace, inclusivo e interconnesso, ogni azione o progetto circoscritto in un ambito territoriale definito, aperto a un utilizzo delle nuove tecnologie, con al centro l’uomo, assume il carattere di un piccolo mattone posto per la costruzione di un ordine globale e di un futuro più equo e degno dell’uomo.

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