Io sono ancora qui, il film brasiliano Oscar 2025

Il cinema è in gran parte un oggetto d’invenzione, come i romanzi. Ma ci sono delle volte in qui ricalca la realtà, anche se in modo ovviamente diverso da come lo farebbe un documentario, raccontandoci delle storie che si intrecciano con la Storia con la “S” maiuscola, quella che poi finisce nei libri. E in questo caso il cinema, oltre che opera d’ingegno, diventa qualcosa di più: si fa testimonianza.

È il caso di Io sono ancora qui di Walter Salles, che ci porta nel Brasile del 1971 parlandoci di una piega meno conosciuta del brutto capitolo delle dittature sudamericane, diversamente dagli orrori dell’Argentina di Videla e del Cile di Pinochet, più noti e già indagati dalle cineprese in pellicole memorabili quali rispettivamente Garage Olimpo (1999, regia di Marco Bechis) e l’ormai classico Missing-Scomparso (1982, regia di Costa-Gavras).

La differenza è che qui il contesto socio-politico e lo stesso dramma dei desaparecidos restano in parte sullo sfondo, raccontati attraverso lo sconvolgimento che provocano all’interno di una normale famiglia borghese, le cui vicissitudini sono filtrate dalla resilienza al tempo stesso ordinaria e straordinaria della protagonista, Eunice Paiva, resa magistralmente dall’interpretazione asciutta e realistica di Fernanda Torres, premiata con il Golden Globe e il Satellite Award, oltre che candidata all’Oscar.

Il regista Walter Salles sceglie di farci entrare in questa storia esattamente come è successo a lui, amico d’infanzia dei figli di Eunice, portandoci sulla spiaggia di Rio de Janeiro attraverso immagini girate come se fossero realizzate da una vecchia cinepresa amatoriale in Super8, con i colori lividi e le riprese sgranate che caratterizzano quei filmati che hanno raccolto i ricordi di molte famiglie in quell’epoca. A pochi passi da quella spiaggia, nella zona residenziale, si trova la casa dei Paiva: il padre Rubens, ex deputato laburista estromesso dal parlamento a seguito del golpe militare del 1964, la moglie Eunice, i loro cinque figli e la governante, oltre a un vivace microcosmo di amici che frequentano regolarmente l’abitazione. Un tranquillo contesto familiare borghese attorno al quale si addensano le ombre sempre più cupe della dittatura, con la presenza di militari che via via si fanno più invadenti e aggressivi, chiudendo ogni spazio al dissenso.

La famiglia Paiva vive con preoccupazione la deriva autoritaria e provvede a spedire in Europa la figlia maggiore Veronica, simpatizzante dei movimenti antigovernativi, per metterla al riparo da eventuali rischi. Ma nel frattempo Rubens cerca di fare opposizione come può, appoggiando una rete clandestina in maniera non violenta, limitandosi a fare da tramite per le comunicazioni e tenendo la famiglia assolutamente all’oscuro rispetto a questa sua attività. Per questo l’irruzione della polizia arriva come un fulmine a ciel sereno nella quotidianità dei Paiva, con Eunice che fin da subito appare preoccupata soprattutto di proteggere la tranquillità dei figli, nascondendo la gravità della situazione anche nel momento in cui il padre viene condotto via dagli agenti per quello che sembra un normale controllo di routine, ma poi non fa ritorno a casa.

Da quel momento la situazione precipita, con la stessa Eunice che viene prelevata insieme a una delle figlie e portata incappucciata in un luogo segreto, dove per giorni subisce interrogatori pressanti, prima di venire rilasciata. La famiglia Paiva è costretta a cercare un nuovo equilibrio, in assenza di un padre e marito che con il suo lavoro consentiva anche di far fronte alle spese correnti. Ed ecco dunque la necessità di congedare la governante e addirittura di lasciare la propria abitazione, per tornare a San Paolo, dove Eunice può almeno godere dell’appoggio dei genitori, senza tuttavia abbandonare la propria discreta ma ferma ricerca di verità e giustizia. Ed è proprio questa la cifra stilistica del film e dell’interpretazione della Torres, che a sua volta riprende l’atteggiamento di Eunice Paiva: mai sopra le righe, mai melodrammatica, ma sempre forte, risoluta, determinata, con la stessa costanza di una goccia che cerca di scavare il macigno – o forse meglio il muro di gomma – di una dittatura che fa sparire le persone senza un perché, senza spiegazioni, senza un corpo, senza una tomba, senza pietà.

Un racconto teso e venato di preoccupazione e tristezza, ma al tempo stesso intriso di una forza intrinseca, che cerca ostinatamente la serenità nonostante la tragedia, che sostituisce il pianto col sorriso e che provoca nello spettatore un naturale senso di empatia e partecipazione, come se potessimo essere seduti nel salotto di casa Paiva a supportare Eunice nella sua battaglia quotidiana, o stare al fianco dei suoi figli per quanto possibile, come probabilmente è successo al giovane Walter Salles, che con la sua pellicola cerca di farci rivivere una vicenda che lo ha visto a sua volta coinvolto, anche se indirettamente, in quanto amico di famiglia.

Con degli inevitabili salti temporali il film ci racconta per sommi capi il dipanarsi della vicenda, con Eunice che decide di riprendere gli studi in età matura e di dedicarsi alla difesa dei diritti umani, e con l’unico figlio maschio Marcelo che, diventato giornalista e scrittore, pubblica il libro autobiografico che fa da traccia al film. Come purtroppo accade spesso, la giustizia non riesce a fare il suo dovere e sui titoli di coda apprendiamo che l’assassinio di Rubens Paiva resta senza colpevoli, ma l’amarezza sublima nell’ammirazione per quella donna coraggiosa e tenace che è stata sua moglie. Una figura portata magistralmente sullo schermo dall’interpretazione di Fernanda Torres, fulcro di una prova corale fornita da un cast scelto con attenzione e diretto con mano quasi invisibile, come se la storia si narrasse da sola, appena filtrata dalla sensibilità del regista, giusto per dire “io c’ero, e ho visto come è andata”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.