Un politico per molti versi anomalo, ma sicuramente capace
“Se ne è andato un grande uomo”. Questa frase che un amico mi ha sussurrato uscendo dal Duomo di Brescia sintetizza bene il clima che si è vissuto durante il funerale di Mino Martinazzoli. Le parole del sindaco Paroli e del vescovo Monari hanno contribuito, con stili e contenuti ovviamente diversi, a tracciare il profilo di un politico per molti versi anomalo, ma sicuramente capace di lasciare un segno profondo nelle vicende dell’Italia degli ultimi 40 anni. Il sindaco di Brescia ha voluto ringraziare Martinazzoli per quanto ha saputo dare alla città e al Paese, con uno stile sobrio, a tratti spigoloso, ma con grande generosità e rettitudine. Brescia ha amato Martinazzoli, Roma lo ha rispettato e, forse, non capito fino in fondo.Mons. Monari ha definito Martinazzoli un uomo degno della sua intelligenza che ben si rispecchia nelle beatitudini più che nell’interessepolitico e di parte.
Mitezza e giustizia sono le parole che Monari ha sceltro per qualificare lo stile cristiano di Martinazzoli, radicato in un cammino interiore che gli ha permesso di attraversare le contraddizioni della politica. “La politica” ha continuato il vescovo ” è continua tentazione e non è facile tenere desta la speranza di fronte all’egoismo individuale o di gruppo”.
Nell’ultima stagione della sua vita, Martinazzoli ha vissuto un continuo desiderio di coinvolgere i giovani in un cammino di responsabilità sociale. I giovani hanno trovato in lui quello che cercavano e quello di cui hanno estremo bisogno: persone credibili e umanamente autentiche. Poche, suggestive pennellate di una vita intensa spesa al servizio del bene comune e alla ricerca di relazioni autentiche, anche in una politica che troppo spesso si trasforma in futile litigio.
Martinazzoli non era uomo facile e non ha mai amato i compromessi.
Due esempi tra i tanti. Uscì dal governo Andreotti di cui era ministro perché non era d’accordo sulla forzatura della Legge Mammì (quella sulle frequenze televisive). Decise di non entrare nel PD, pur non facendo mancare il suo contributo, forse perché temeva che la tradizione del cattolicesimo democratico (che ha trovato in lui una felicissima testimonianza) potesse venire in qualche modo offuscata o dimenticata.
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