La rivincita della Tobin Tax
Dunque arriva dopo oltre un decennio la rivincita della Tobin Tax. Il presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso ha comunicato la decisione di far pagare la tassa sulle transazioni finanziarie al settore che l’Ue ritiene responsabile della crisi almeno quanto gli Stati “furbetti”: quello speculativo, con banche, assicurazioni, broker, fondi di investimento. Tassa light, non illudiamoci: lo 0,1% sulle transazioni obbligazionarie e lo 0,01% per le altre. Una goccia nel mare, ma almeno è un inizio.
Così, dopo che per anni nessuno ai piani alti di Bruxelles ha preso sul serio la tassa proposta 40 anni fa dal fu James Tobin – passato nel mondo dei più nel 2002 dopo aver vinto il Nobel per l’economia – per paradosso torna alla ribalta quella leva fiscale per anni bollata dai soloni del mantra liberista come inutile e ideologica. Del resto Tobin non era proprio un pericoloso rivoluzionario, bensì il consigliere economico di John Kennedy.
Ma Barroso che fa, ora indossa la tuta bianca degli attivisti di Attac che per primi fecero della Tobin un cavallo di battaglia tra il ‘99 e il 2005? E dove sono finiti i soloni?
La verità è che c’è poco da dire sul fronte etico come su quello logico. La Tobin offre due vantaggi indiscutibili: renderà 57 miliardi di euro all’anno a costo politico zero, perché non metterà le mani in tasca ai cittadini. Nella tassa dovrebbero infatti rientrare l’85% delle transazioni in mercati organizzati o fuori borsa su strumenti finanziari effettuate da enti residenti nella Ue. Saranno quindi esenti cittadini e imprese.
Barroso ha aggiunto con un pizzico di malizia che, dopo il generoso sostegno dato da Bruxelles alla finanza (sarebbero 4.600 miliardi di misure di salvataggio e una tassazione ridotta), sarebbe ora che chi ci ha sempre guadagnato mettesse mano al portafogli e desse in cambio almeno gli spiccioli. Ma, si sa, i ricchi hanno in genere i coccodrilli nelle tasche.
La tassa dovrebbe infatti entrare in vigore nel 2014, ma non è ancora detto. La proposta va ora discussa e approvata all’unanimità dai ministri dei 27 membri Ue e al momento la sostiene con forza solo Sarkozy, mentre si registra l’opposizione del governo britannico. Dalla City hanno già calcolato che l’80% dell’incasso arriverà dalle rive del Tamigi. E così Londra per non pagare pegno che fa? Scavalca addirittura Bruxelles a sinistra e propone di creare una tassa per tutte le transazioni sui mercati globali. Tobin e gli altermondialisti di Porto Alegre ringraziano, mai avuti tanti seguaci con il vestito buono, addirittura con ombrello e bombetta.
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