Una grande riforma delle province, che riduca i costi e salvaguardi i servizi

È urgente la necessità di procedere ad un riordino del sistema delle autonomie, come contributo fondamentale per accrescere l’efficienza delle istituzioni e della pubblica amministrazione e per contenere il costo degli apparati pubblici, che oggi pesa in modo insopportabile sulla competitività del Paese.

Un approccio organico al tema della riforma del sistema delle autonomie non può che partire dalla sollecita conclusione dell’iter parlamentare del disegno di legge sulla “Carta delle Autonomie”, attualmente in corso di esame da parte del Senato. Si tratta di un provvedimento su cui si sono realizzate significative convergenze parlamentari. Il testo attualmente all’esame è un buon punto di convergenza, in grado di favorire quella organica riforma del sistema della cui necessità sono convinto.

L’urgenza dell’approvazione della “Carta delle Autonomie” è determinata dalla necessità di evitare le conseguenze negative create dal sovrapporsi di normative urgenti, adottate nel contesto di provvedimenti straordinari per l’economia, che hanno effetti devastanti sul sistema delle autonomie. In Piemonte abbiamo contrastato fortemente le norme contraddittorie introdotte dall’art. 16 del Decreto Legge n. 138, la cui applicazione avrà come effetto non soltanto la soppressione di fatto dei piccoli comuni, ma anche il nascere di unioni di comuni deboli e non in grado di svolgere in modo efficiente le funzioni associate.

L’approvazione, nel decreto mille proroghe, di un emendamento che proroga di 9 mesi le scadenze previste dal suddetto articolo 16 (per iniziativa dei deputati Lovelli e Fiorio) crea le condizioni perché l’intera materia venga rivista all’interno della Carta delle Autonomie. Per questo è importante che la suddetta Carta venga approvata dal Parlamento entro i nuovi termini di scadenza delle norme contenute nell’articolo 16 del Decreto Legge n. 138.

Anche le norme in materia di province contenute nel Decreto Legge 201 risentono dei limiti di astrattezza e di confusione che abbiamo rilevato per i comuni. La nuova normativa sulle province non soltanto avrà effetti irrisori sul piano del risparmio di risorse, ma comporterà conseguenze negative per il concreto funzionamento di servizi di area vasta indispensabili per il territorio. Anche in questo caso si conferma l’impossibilità di adottare seri provvedimenti di riforma, soprattutto in campo istituzionale, all’interno di leggi di intervento straordinario in materia economica. I contenuti sulla proposta di legge predisposta dall’UPI chiariscono un possibile percorso operativo, e rappresentano un contributo utile per la discussione. Ci vuole una grande riforma delle province, che riduca i costi e salvaguardi i servizi.

L’obiettivo si può raggiungere con una riduzione del numero delle province, e con una contemporanea soppressione degli uffici periferici dello Stato e di tutti quegli enti sovra comunali nati per lo svolgimento di funzioni settoriali. Accorpamento delle province per raggiungere una soglia di popolazione significativa. Accorpamento degli uffici periferici dello Stato, e soppressione di tutti gli enti inutili. Secondo una ricerca condotta dall’Università Bocconi un intervento di questo tipo consentirebbe un risparmio complessivo di 5 miliardi di euro. Per il Piemonte significherebbe un ritorno alle tradizionali quattro grandi province, capaci di svolgere funzioni territoriali di alta complessità. Queste stesse funzioni che, in caso di soppressione delle province, dovrebbero essere affidate ad “agenzie” regionali, con inevitabili aggravi di costi. La riforma delle Province non può mettere in discussione la natura democratica di Ente rappresentativo dei cittadini. Per queste ragioni è indispensabile mantenere il sistema di elezione diretta, e non è possibile andare verso un sistema elettorale di secondo grado.

Un disegno organico di riforma del sistema delle autonomie deve essere completato da una coraggiosa iniziativa sul fronte delle regioni. Ci sono regioni troppo piccole, che non possono svolgere adeguatamente le loro funzioni di legislazione e di programmazione. Le regioni hanno dato vita a grandi apparati di gestione, molto costosi, mentre avrebbero dovuto avere strutture leggere e flessibili. Anche in questo caso risparmio e maggiore efficienza sono tra loro strettamente legati.

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