La Chiesa, fra tristezza e speranza
Il mio cuore è triste, disse prima della resa ai bianchi invasori il grande Capo Giuseppe dei Nasi Forati. Lo stesso che all’inviato del governo di Washington spiegò così la diffidenza dei Nativi americani nei confronti della costruzioni di chiese di diverse denominazioni sui loro teritori: “Ci insegneranno a litigare su Dio, come succede ai cattolici e ai protestanti. Non vogliamo imparare una cosa così. A volte può capitare anche a noi di litigare per questioni di questa terra, ma mai per Dio. Noi non vogliamo imparare questo”.
Anche il cuore di papa Benedetto XVI è triste. E con il suo anche quello di tanti credenti (non solo fedeli cattolici) in terra ambrosiana e altrove. La differenza è che qui non c’è nessuna resa da firmare, perché la fede nello Spirito, che Cristo Gesù ha chiesto al Padre di assicurare alla sua Chiesa è salda, nonostante tutto.
Ho fatto fatica a mettermi alla tastiera per scrivere qualcosa su ciò che agita il mondo cattolico nelle ultime settimane. E mi limito allora a un (senz’altro parziale) elenco dei motivi della fatica e della tristezza.
La pubblicazione del testo inviato a suo tempo da Monsignor Carron di Comunione e Liberazione al Nunzio Bertello incaricato di raccogliere pareri e suggerimenti in vista della nomina del nuovo arcivescovo di Milano. Un testo ruvido nel contenuto e nello stile, secco nel giudizio sugli ultimi trent’anni di pastorale ambrosiana. Lo stesso Carron più recentemente ha preso le distanze dal “celeste” presidente della Regione. Siamo in terreno pre-giudiziario, comunque, etico-morale diciamo.
La vicenda del boss della banda della Magliana De Pedis, finalmente sloggiato dalla Basilica di Sant’Apollinare, con la tenue speranza di avere elementi nuovi sulla scomparsa di Manuela Orlandi.
La decisione del board dello Ior di licenziare Ettore Gotti Tedeschi, reo – a quanto è dato sapere – di aver troppo insistito sulle nuove norme antiriciclaggio e di essersi opposto all’intervento di salvataggio del San Raffaele di don Verzè, e anche di non aver difeso la banca vaticana dagli attacchi esterni.
La “fuga” di documenti riservati dai Palazzi Apostolici, per la quale è stato finora accusato solo il maggiordomo del Papa. Sembra quasi un “grido d’aiuto” da parte di chi vede il Pontefice circondato da amici veri e finti, collaboratori e profittatori.
Già alla vigilia del conclave che lo portò al vertice della Chiesa Joseph Ratzinger mostrò di avere le idee chiare quanto a “sporcizia” nella Chiesa. Vorrà ora trarre insegnamento da quanto sta succedendo? In queste settimane ha reagito con stile ammirevole. Ha espresso tristezza, ma ha anche dato fondo alla spiritualità più pura, che non vuol dire essere debole e inerme. E’ una “ricarica” che sa di fede e di speranza.
L’impressione purtroppo è di una Chiesa che non ha fatto completamente i conti con alcuni aspetti del mondo contemporaneo. Pensiamo alla trasparenza ormai richiesta (e imposta) a Stati i più diversi e avanzati: se i documenti segreti della CIA finiscono su Wikileaks, non è evidente che quelli del Vaticano subiranno la stessa sorte? Ma, più in generale: ha senso concepire il Vaticano come un governo uguale agli altri, con i servizi segreti e il potere così accentrato? Oppure, pensando alle strutture di questo potere: è mai possibile che tutte le discussioni siano sempre solo al maschile, e che il Papa sia in diritto (e non solo spiritualmente) il vertice legislativo, amministrativo e giurisdizionale del Vaticano e della Chiesa? Ha senso continuare a concentrare queste responsabilità in una sola persona fisica? Poi ci sono anche le questioni di immagine: la Chiesa vuole davvero essere vista come un organismo che adisce le vie legali quando viene pubblicato un libro con documenti autentici, o è possibile immaginare una risposta differente?
Benedetto XVI arriva a Milano per partecipare al Forum delle famiglie ed è bene che sappia le attese che ci sono. Da parte dei fedeli cattolici ma anche da parte di tanti cristiani “altrimenti credenti”. Attesa di essere ascoltati al di là del bellissimo e ricco programma predisposto, con relazioni e testimonianze a livello planetario. Il puzzle sarà (quasi) completo.
Per aiutare a migliorarlo, un gruppo di piccole realtà ecclesiali laiche ha raccolto in un testo domande e proposte dal titolo “A voce alta” sul tema “famiglia e famiglie”. E’ un documento interessante, con punti magari da discutere, ma perché ignorarlo? E’ firmato dal Coordinamento 9 marzo composto da:Il Graal, Gruppo Promozione Donna, Comunità ecclesiale di S.Angelo, Noi Siamo Chiesa, Preti operai della Lombardia, Centro Helder Camara, La Rosa Bianca, Il Guado-credenti omosessuali. Non si tratta di pericolosi provocatori, ma di gente che negli ultimi decenni si è spesa nella pastorale e nella catechesi, nell’approfondimento teologico e nella lettura biblica, nell’impegno sociale e nella testimonianza politica.
“Gesù, fate luce”, direbbe Domenico Rea. Speriamo. Le famiglie, tutte le famiglie, aspettano un Papa pastore che ascolti e illumini in modo saggio e profetico.
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