Frau Merkel, sind wir alle Europäer?
Signora Merkel, siamo tutti europei?
“La Germania non affondi l’Europa. Sarebbe la terza volta in cento anni”. A dirlo, dando voce anche ai nostri reconditi timori, non è un indignato greco bensì Joschka Fischer, ex ministro degli Esteri tedesco. Fischer accusala Merkeldi grave miopia: “ se l’euro cade, noi saremo i grandi perdenti”. La cancelliera pare aver rovesciato l’impostazione di Adenauer che nel 1946 disse : “siamo prima persone, cittadini, europei e poi tedeschi..”.La Germania ha certamente riconquistato la primazia economica ma questa non comporta la leadership politica che si conquista con l’autorevolezza morale. E’ nelle difficoltà che si afferma la responsabile grandezza di un paese, di una classe dirigente e di un popolo. E’ in gioco il miracolo di due generazione di europei che hanno garantito il più lungo periodo di pace e prosperità del nostro Continente, dopo i mattatoi della prima e seconda guerra mondiale. Siamo ad un bivio storico, o si rilancia il progetto di integrazione politica o l’incubo della disgregazione potrebbe divenire realtà con conseguenze devastanti per tutti, anche perla Germania.L’uscita dall’Euro della Grecia non è un fatto meramente contabile ma di enorme rilevanza politica, storica e morale. La parola di origine greca – Europa- riassume il senso delle nostre radici. Il grembo da cui tutto ebbe inizio. La moneta unica, nel progetto di fondo, era il vettore dell’ integrazione. L’uscita della Grecia provocherebbe una crisi di fiducia a catena, Spagna, Italia, Francia e poi a seguire inevitabilmente anche la Germania sarebbero colpite. Senza anche pensare alla spirale di odio che potrebbe derivare dai morsi della fame. Quindi avanti con gli Stati Uniti d’Europa, con l’unione politica. Nell’immediato bisogna affrontare l’emergenza economica e quindi occorrono unione fiscale e rilancio investimenti per favorire la crescita. Il rigore è importante ma occorre evitare che l’eccesso porti al rigor mortis. Come indicato da Monti, Hollande e altri, occorre europeizzare il debito (o almeno una parte di esso) attraverso gli eurobond la cui solvibilità deve essere garantita dai paesi Ue; uno strumento che rafforzerebbe il senso di solidarietà e quindi la capacità di reazione. Altri interventi importanti sono:
a. le emissioni obbligazionarie volte a raccogliere fondi da destinare a finanziare gli investimenti nelle grandi infrastrutture (project bond);
b. scorporo, dai calcoli del deficit, delle spese destinate agli investimenti produttivi (golden rule);
c. la ricapitalizzazione della Banca europea degli investimenti che sarebbe lo strumento per gestire le emissioni obbligazionarie;
d. slittamento del fiscal compact ovvero del parametro del 3% nel rapporto deficit-pil, per dare respiro ai bilanci strangolati da una regola che sembra un miraggio per diversi paesi;
e. l’introduzione della Tobin Tax che, al di là della rilevanza monetaria, assume un significato di impegno contro le speculazioni sui mercati finanziari che sono i fronti dell’aggressione all’UE.
Ma la questione di fondo risolutiva è rilanciare l’Unione politica che si fonda primariamente sul senso di una identità comunitaria fatta di spirito e cultura. Nel 2002 venne avviato da Prodi un gruppo di riflessione sulla dimensione spirituale e culturale dell’Europa che così sintetizzava il documento “ ..un ordine economico non si sviluppa mai in un ambiente al quale sono estranei i valori. Esso ha bisogno di leggi, istituzioni, regole e principi elaborati insieme ai cittadini. Un ordine economico efficace e giusto deve essere radicato anche nella morale, nei costumi e nelle attese degli esseri umani oltre che nelle istituzioni”. Nel 1963 J.F.Kennedy a Berlino con il memorabile discorso in cui affermò “ Ich bin ein Berliner” (io sono berlinese) diede un impulso formidabile al riscatto della Germania. Oggi, Signora Merkel, nell’Acropoli di Atene lei affermerebbe – Sind wir alle Europäer – ?
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