Italia e cattolici: il futuro è verde
Il futuro lo penso Verde. Non perché abbiamo le tasche sempre più vuote, ma perché il Verde è il simbolo della speranza e dell’ambiente. E l’ambiente è il creato, il dono ricevuto dall’uomo ove esercita il suo primato. La sapiente cura del territorio è cruciale per il futuro degli uomini, a partire dagli ultimi; è in questa comunione che si esprimono la giustizia sociale, la solidarietà e la pace. Le risorse della terra non sono illimitate e oggi, più che mai, vanno gestite con sapienza perché sono il bene primario da consegnare alle future generazioni.
Alcuni decenni fa Paolo Baffi, governatore della Banca d’Italia, scriveva: “ ..dopo la rivoluzione industriale, e soprattutto con l’esplosione demografica di questo secolo ai problemi resisi più gravi dei rapporti fra uomini.., si sia aggiunto –sino a farsi centrale- quello del rapporto tra la nostra specie e il creato, che essa viene distruggendo con una trascuranza, una ferocia e un ritmo che presto toglieranno senso alla vita e che in coscienze sensibili spengono la stessa fede: come può, infatti, credere di avere un rapporto privilegiato con Dio una specie che ne uccide la creazione ?”. E’ questa la nuova frontiera di un impegno morale, culturale, civile, economico e politico. Significa rifinalizzare le modalità di utilizzo delle risorse primarie, lo sviluppo tecnico-scientifico e gli stili di vita. Tutto ciò comporta una ridefinizione di senso dell’economia, della crescita e dello sviluppo. Economia ed ecologia sono due facce della stessa medaglia. L’ “eco” richiama alla stessa radice greca “oikos” ovvero alla casa con i sui abitanti. Avere come criterio guida il binomio ecologia-economia, vuol dire rideterminare il sistema dei trasporti e dei modelli urbanistici, i modelli di architettura e agricoltura, avere cura del territorio e delle fonti idriche. Vuol dire favorire, quanto più possibile, lo sviluppo delle fonti rinnovabili (biogas e biomasse), fotovoltaiche, eoliche, idrauliche e geotermiche. E tutto questo comporta scelte politiche, investimenti, ricerca e quindi nuovi modelli produttivi in tutti i settori industriali.
La grave crisi economica costringe il nostro Paese a cercare un nuovo modello di sviluppo, una nuova identità culturale ed economica. Il sociologo Magatti definisce l’attualità come una “fase di stato nascente”. Per storia, tradizioni, caratteristiche geografiche, cultura, gusto e qualità del suo tessuto produttivo, questo potrebbe essere il futuro dell’Italia. Divenire il modello di un diverso sistema di sviluppo e di relazione tra l’uomo e l’ambiente. Questo potrebbe essere il fronte di un nuovo protagonismo culturale e politico dei cattolici, perché la fede è speranza e quindi continua ricerca riformatrice della comunione fra gli uomini e ciò che ci è stato affidato per averne cura. I primati della persona -a partire dagli ultimi-, dell’etica e della cultura sono interdipendenti con il primato del creato. Credo che più che pensare a contenitori e geometrie, i cattolici siano chiamati oggi a contribuire ad elaborare più convintamente contenuti originali in un quadro di ridefinizione antropologica. I calcoli da soli non bastano senza una dimensione ideale e profetica. Alla comprensibile stagione antipolitica che viviamo, si risponde credibilmente solo con l’esempio personale e la forza delle idee. San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, con il “Cantico delle Creature” universalmente noto come inno alla vita e accesa preghiera ispirata dalla natura, ci indica i riferimenti primari per i cambiamenti personali, civili ed anche ecclesiali. Laudato si’, mi’ Signore… per lo frate sole… per sora luna e le stelle… per frate vento… per sora aqua.. per frate focu e per sora nostra madre terra. Ancora una volta il passato ci indica la via maestra del futuro.
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