Verso la terza repubblica: abbracciare il futuro, invece di temerlo

Fa bene agli italiani in questi tempi cupi e pieni di incertezza, sentir parlare di ricostruzione, fiducia, cultura, dinamismo, partecipazione, competenza, integrazione, dimensione di squadra, contrasto alla povertà, ricchezza delle diversità, fa bene perché riaccende la speranza e la voglia di credere ancora nella politica. E se tutto accade in un pomeriggio romano, in un tipico sabato italiano, dove nel buio inverno della politica, si ravviva una luce di novità, vale la pena cercare di capire cosa sta accadendo di nuovo in questo nostro Paese.
I vecchi studios cinematografici romani di Via Tiburtina, sabato 17 novembre sono stati il teatro della Convention “Verso la terza Repubblica”, che prende il nome dal Manifesto, promosso anche da Italia Futura, al quale hanno aderito cittadini, movimenti civici, associazioni liberali e movimenti cattolici. 1.600 erano le presenze previste, ma i partecipanti, giunti da ogni parte d’Italia, sono stati quasi 7000 e agli organizzatori non è bastato aggiungere altre sale per accogliere tutti. Gli studios gremiti di volti sorridenti, esprimevano voglia di partecipazione, di coinvolgimento, raccontavano di un’Italia che ha desiderio di ricominciare, a partire dai molti trentenni e quarantenni presenti in sala, delle tante donne e cittadini del sud che erano accorsi numerosi. In platea c’erano alcuni politici, appartenenti ai diversi schieramenti e anche la presenza del mondo sindacale. Sul palco, tra i protagonisti, oltre a Luca Cordero di Montezemolo, c’erano esponenti importanti della società civile: Andrea Olivero, presidente delle Acli, Stefania Giannini, rettore dell’Università per Stranieri di Perugia, l’economista Irene Tinagli. Ma c’era anche il ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi e Lorenzo Dellai, presidente della provincia di Trento. Lo scrittore Edoardo Nesi ha aperto la convention, raccontando della sua storia di imprenditore in difficoltà, costretto a vendere l’azienda di famiglia, una condizione comune a molte persone in Italia, una storia fatta di fallimenti e di angoscia per il futuro, che però Nesi ha saputo narrare, trasformandola in un libro, col quale ha vinto nel 2011 il Premio Strega. E proprio da qui ha invitato tutti a ripartire: dalla cultura, che è il modo migliore per uscire dal declino che stiamo vivendo, investendo in quel bene immenso della conoscenza, dal quale potrebbe nascere un nuovo e inesauribile ritorno economico per il Paese. Subito dopo le suggestioni di Nesi, il Presidente Montezemolo ha fatto appello al paese reale, ai cittadini e alle migliaia di eccellenze che costituiscono la struttura della nostra nazione, incitando tutti, con una metafora calcistica, ad abbandonare le tribune, per riportare l’Italia a giocare in attacco e a vincere, per non permettere mai più che l’Italia venga derisa e disonorata. Dopo le elezioni, secondo Montezemolo, occorrerà lavorare alla nascita di un governo costituente di ricostruzione nazionale, con un esecutivo di ampio respiro, credibile e competente che inizi il percorso fondativo della terza Repubblica. Ha parlato dell’opportunità di introdurre una patrimoniale sullo Stato, una misura che ha definito giusta nei confronti dei cittadini ai quali si chiedono troppe rinunce e che invece potrebbe aumentare la concorrenza e liberare energie per la crescita. E poi l’applauso e il ringraziamento a Monti, per l’equilibrio con cui ha guidato il Paese in un passaggio difficilissimo per la nostra storia repubblicana, sottolineando anche le novità positive introdotte in questo ultimo anno, soprattutto perché in discontinuità rispetto al vecchio modo di fare politica, che aveva disgustato i cittadini.

Intenso e convincente l’intervento di Andrea Olivero, che ha portato sul palco della Terza Repubblica l’attenzione ai più deboli e ai più semplici, che poi sono le tante persone per bene e oneste che incontrano ogni giorno le Acli. Di piccole vite mai riconosciute, ha parlato il Presidente, vite semplici che non fanno notizia, che non stupiscono, ma che silenziosamente e onestamente portano avanti con sacrificio il Paese e le loro stesse esistenze, a volte difficili e precarie, ma piene di valore e degne di considerazione. E ha ribadito l’importanza dei valori della famiglia, della tutela e promozione della vita, dell’educazione. Appare significativo che Olivero abbia proposto in un simile contesto i valori e la ricchezza dell’esperienza delle Acli, come testimonianza del vissuto di prossimità ai più deboli, ai più fragili, ai dimenticati dalla società, proprio perché si tratta di valori autentici che possono dunque essere portati in ogni contesto, spendibili perché cristiani e vicini all’uomo, al suo bisogno. E anche nell’indicazione della futura agenda di governo, il presidente Olivero ha auspicato un governo capace di integrare l’agenda dei tecnici con un’agenda sociale fatta di questioni precise e proposte concrete. Uno sguardo attento ha avuto per le questioni del lavoro, indicando la costruzione di un piano straordinario per l’occupazione giovanile, che possa coinvolgere tutte le forze: il governo, le istituzioni, le imprese, la scuola, le rappresentanze sociali e sindacali. Ma non solo, Olivero ha parlato della necessità di attuare una riforma fiscale che favorisca le esigenze di spesa reali delle famiglie italiane, a partire da quelle con figli e redditi bassi e di un nuovo welfare promozionale, che possa aiutare le persone responsabilizzandole, per metterle nella condizione di poter scommettere su se stesse. In questo welfare riformato non dovrebbero mancare due emergenze : Il contrasto alla povertà e la tutela della non autosufficienza. Nuovo welfare, dunque e una nuova economia, con un grande e autonomo Terzo Settore. E Infine, il Presidente delle Acli ha toccato il tema della cittadinanza, parlando di quei 900mila minori stranieri che ci sono nel nostro paese e dell’importanza di riconoscere loro la cittadinanza italiana, scommettendo proprio su chi, come loro, scommette e investe sull’Italia, sul futuro del nostro paese; su chi, come loro, lo ama e si sente italiano.

Il Ministro Andrea Riccardi, unico membro di governo in sala, riferendosi ai protagonisti di questa convention, ai partecipanti, ha sottolineato l’importanza di venire tutti da storie diverse, ma con un’esperienza comune: quella degli ultimi anni vissuti, in cui all’Italia sembrava negato il futuro e un pessimismo dilagante, faceva apparire quasi impossibile poter cambiare il Paese. Grazie però a una ribellione che è partita da tanti giovani, dalle donne, qualcosa nel paese ha cominciato a muoversi e con il contributo di un grande uomo di stato, il Presidente Napolitano e anche del senso di responsabilità dei partiti, è nato il governo Monti, che ha ridato credibilità nel mondo al nostro Paese. Riccardi ha sottolineando che in un anno si è dimostrato che è possibile governare l’Italia per uscire dall’emergenza e avviarsi alla ricostruzione e che Monti ha aperto un discorso sul futuro dell’Italia con i grandi attori della scena internazionale, dando finalmente all’Italia un posto in Europa, che adesso conta di più ed è un serio attore europeo nel mondo.

Uscendo dagli studios, tutti si salutavano come se si conoscessero, la sensazione forte che si potesse davvero ricostruire, cominciava a diventare reale e quel fiume di gente venuta da ogni parte d’Italia, riprendeva la via di casa con quell’immagine evocativa nella mente che aveva lanciato il presidente Dallai, una visione che restituiva il senso di quella giornata romana, scelta da tutti per un desiderio legittimo di speranza e di ricostruzione: “… il nostro è un lungo viaggio, zaino in spalla, si va tutti insieme, in cordata, come quando si va in montagna, si segue un capofila degno di fiducia che conduce la comitiva al rifugio anche nella nebbia”.

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