Carceri: è ora di cambiare
La problematica del sovraffollamento carcerario in Italia, in questi ultimi giorni drammaticamente esposta anche da Marco Pannella, che insiste con la sua estrema forma di protesta nel chiedere l’amnistia ed il diritto di voto ai detenuti, non può non interpellare la coscienza di noi comuni cittadini, oltre che quella degli operatori giuridici e dei politici, stimolandoci a una riflessione attenta sull’angosciante problema delle condizioni di vita dei detenuti negli istituti di pena e sui dati delle tragedie che si consumano quotidianamente nelle carceri. E’ una realtà, quella che si vive negli istituti penitenziari italiani, che mortifica lo spirito dell’articolo 27 della Costituzione, troppo spesso, infatti,ci si dimentica cheil detenuto non è solo un essere da rinchiudere, ma un cittadino che ha sbagliato e a cui bisogna, per legge e non per sensibilità, offrire la possibilità di non farlo più. La punizione accompagnata dall’opportunità di riabilitarsi, è una reale possibilità. Ma oltre alla drammatica condizione di vita dei detenuti, ci sono da tenere presenti anche le condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria, dei medici e di tutti i lavoratori che gravitano nell’ambito carcerario, ci troviamo dunque davanti un’emergenza che va affrontata su più fronti, realizzando una vera riforma strutturale del sistema carcerario, affinchépossa dirsi finalmente degno di un Paese civile.
Nelle patrie galere, ogni 100 posti letto, si trovano 140 detenuti, il che vuol dire un tasso di sovraffollamento del 145 % e in alcune situazioni, come nel carcere di Messina e in quello di Brescia, si va oltre, con una percentuale rispettivamente del 269 e 255%. I reclusi sono oltre 66.000 in Italia e uno su tre è straniero, in prevalenza uomini, le donne si attestano invece intorno al 4%. Poco meno della metà dei carcerati ha un’età sotto i 35 anni e la provenienza geografica vede in testa le regioni del sud, a seguire c’è la Lombardia e il Lazio;riguardo invece le nazionalità straniere, in testa ci sono i marocchini e poi romeni, tunisini, albanesi e nigeriani. Un aumento si registra anche dei condannati all’ergastolo, che sono più di 1500.
Questi alcuni dei dati interessanti, forniti dal rapporto annuale dell’associazione Antigone per i diritti e le garanzie del sistema penale, presentato a fine novembre scorso a Roma, nel quale si evidenzia anche l’efficacia o meno dei recenti provvedimenti legislativi attuati per combattere il problema del sovraffollamento. Il riferimento è al cosiddetto decreto “Salva-carceri”, convertito lo scorso febbraio nella legge 9/2012, di cui il Ministro della Giustizia Severino ha recentemente evidenziato gli aspetti positivi.Risultano infatti usciti dal carcere,al 31 ottobre 2012, 8.363 detenuti, l’Associazione Antigone però sottolinea che si è passati dalle 64.000 unità in carcere del 2009, alle oltre 66.000 di oggi, per l’esattezza 1884 in più. Giudicati positivi, invece, i risultati avuti col ricorso agli arresti domiciliari, voluti sempre dal nostro Guardasigilli, dovuti all’effetto delle cosiddette ”porte girevoli”,ossia la permanenza per appena soli due o tre giorni in cella, di persone arrestate per reati minori. Nei primi sei mesi del 2012, infatti, gli ingressi sono stati il 18% in meno rispetto ai primi sei mesi del 2011.
Adesso che siamo a fine legislatura, la preoccupazione è che non ci sia il tempo di avviare quella riforma necessaria e urgente del sistema carcerario, già proposta dal Governo.Il Ministro Severino, che ha scritto al presidente del Senato e ai capigruppo della maggioranza per sottolineare l’approvazione avvenuta, poche settimane fa, in prima lettura, con ampio e profondo consenso bipartisan del ddl sulle misure alternative al carcere, ritiene tuttavia un’impresa difficile che prima di Natale il Senato possa licenziare il testo, poiché rimane poco tempo. Si dice però intenzionata a insistere tenacemente, data la rilevanza degli interessi in gioco, la speranza e l’augurio a questo punto è che in futuro il tema del sovraffollamento delle carceri stia a cuore a chi avrà la responsabilità di governare, perché le condizioni di vita dei detenuti reclamano provvedimenti immediati e non bisognerà dimenticare questa battaglia di civiltà.
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